Professionisti InfoSEc: in Europa servono da 3 a 6 mesi per assumerli

In Europa il 31% delle aziende dispone di team di cybersecurity carenti a livello di personale. E per trovare un professionista qualificato nel campo della cybersecurity servono da 3 a 6 mesi.
A fronte di un mercato del lavoro alla continua ricerca di professionisti InfoSec, la mancanza di esperienza qualificata è una delle sfide maggiori per le aziende, insieme agli alti costi di assunzione e alla concorrenza globale nell’acquisizione di talenti.

Lo ha scoperto l’ultima ricerca di Kaspersky, ‘The portrait of the moderne Information Security Professional’, che valuta lo stato attuale del mercato del lavoro e analizza le ragioni della carenza di esperti di cybersecurity. 

L’assenza di figure di cybersecurity è un’opportunità per i criminali informatici

Se in Europa in media sono necessari anche sei mesi per occupare una posizione nel settore della sicurezza informatica, la ricerca di personale per le posizioni di livello superiore richiede più tempo. Il 45% delle aziende dichiara infatti di aver bisogno di quasi un anno o più, mentre le figure junior richiedono tempi più brevi, da uno a tre mesi, secondo il 36% degli intervistati.

Questi dati sono preoccupanti, poiché le aziende che operano per lunghi periodi senza il personale necessario corrono un rischio molto elevato, in quanto l’assenza di figure di cybersecurity offre ai criminali informatici l’opportunità di accedere alle infrastrutture e danneggiare i processi aziendali.

Le criticità a ricercare e assumere personale specializzato

Alla domanda su quali siano le maggiori difficoltà nel ricercare e assumere il professionista InfoSec ‘giusto’, la maggioranza degli intervistati ha indicato la discrepanza tra certificazioni e reali competenze pratiche (57%) e la mancanza di esperienza (42%), sottolineando come le competenze professionali comprovate siano una delle caratteristiche più importanti che le aziende cercano in un professionista di cybersecurity.

Inoltre, gli elevati costi di assunzione sono un ostacolo per il 52% dei dirigenti europei, e la concorrenza globale, espressa attraverso pratiche di assunzioni attente e competitive da parte di più organizzazioni, preoccupa più del 30% degli intervistati.

Selezione e formazione per difendersi dalla competizione tra imprese

Questi dati dimostrano che anche se un’azienda dovesse trovare candidati che soddisfino tutti i requisiti ciò non significa che poi lavoreranno per quell’azienda. Poiché in un ambiente così competitivo altre organizzazioni potrebbero cercarli, e il processo di assunzione potrebbe proseguire all’infinito.

“Le aziende spesso dedicano molto tempo non solo al processo di selezione, ma anche alla formazione, nel tentativo di sviluppare un team diversificato all’interno dell’azienda – commenta Ivan Vassunov, VP, Corporate Products, Kaspersky -. Questa strategia è efficace per le grandi aziende e le organizzazioni che devono rispettare molti standard e normative locali. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, di solito si consiglia di esternalizzare le attività di cybersecurity, affidandole a Managed Security Service Provider (MSSP), colmando le lacune di personale in breve tempo e con perdite minime”.

L’impatto della tecnologia 5G nel 2024

Negli ultimi anni, la tecnologia 5G ha trasformato radicalmente il panorama tecnologico, offrendo connettività più veloce e affidabile rispetto alle generazioni precedenti. Nel 2024, l’implementazione su larga scala della rete 5G sta rivoluzionando settori cruciali, dall’Internet delle cose (IoT) alla salute e all’industria.

Dalle smart city alla salute

Uno degli aspetti più significativi è la trasformazione dell’IoT. La connettività 5G offre una latenza ridotta e una maggiore larghezza di banda, consentendo la comunicazione istantanea tra dispositivi. Questo ha reso possibile lo sviluppo di smart cities, in cui dispositivi come semafori, sensori ambientali e veicoli comunicano in tempo reale per ottimizzare il traffico e migliorare l’efficienza energetica.

Nel settore della salute, la tecnologia 5G ha aperto nuove opportunità per la telemedicina. La trasmissione di dati ad alta velocità consente consulenze mediche virtuali più fluide e interventi chirurgici remoti più precisi. Questa innovazione è particolarmente cruciale in situazioni di emergenza, dove la connessione veloce può fare la differenza tra la vita e la morte.

I vantaggi nel settore industriale

L’industria manifatturiera sta anch’essa beneficiando della rete 5G. La comunicazione ultraveloce supporta l’implementazione di tecnologie avanzate come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) nell’ambito della formazione e della manutenzione industriale.

Questa implementazione consente un apprendimento più efficace e una manutenzione predittiva, riducendo i tempi di fermo e aumentando l’efficienza produttiva.

La questione della privacy

Nonostante i numerosi vantaggi, la diffusione della tecnologia 5G solleva anche preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla privacy. La crescente interconnessione dei dispositivi e la vasta quantità di dati trasferiti richiedono un attento monitoraggio e protocolli di sicurezza avanzati per proteggere le informazioni sensibili.

In conclusione, la tecnologia 5G ha già dimostrato di essere un catalizzatore per l’innovazione in vari settori nel 2024. Con il suo impatto trasformativo sulla connettività e sulla comunicazione, questa tecnologia continua a modellare il futuro, aprendo la strada a nuove possibilità e sfide che richiedono una gestione attenta e responsabile.

Aumentano gli animali domestici nelle case (e nelle vite) degli italiani

“La felicità è un cucciolo caldo”, dice Charlie Brown, il celebre personaggio dei fumetti. E gli italiani non potrebbero essere più d’accordo, visto che nelle loro case vivono milioni di pet. In occasione della Giornata Nazionale del Gatto, celebrata il 17 febbraio, Assalco Zoomark ha diffuso il suo rapporto 2023. Una fotografia che evidenzia che la cura degli animali domestici rimane una priorità per i nostri connazionali.

In meno di 10 anni è raddoppiato il numero di famiglie con almeno un animale

In particolare, il rapporto rivela che al 2015 al 2022 il numero di famiglie che accolgono più di un animale da compagnia è quasi raddoppiato, passando dal 9,9% al 17,2%. Nel 2023, oltre 65 milioni di animali, di cui 9 milioni di cani e 10 milioni di gatti, fanno parte delle famiglie italiane.

Nonostante le difficoltà economiche del 2022, i padroni continuano a prendersi cura dei loro cuccioli.

Il valore della relazione con gli animali d’affezione

Attualmente, oltre il 40% delle famiglie italiane ospita almeno un animale domestico, sottolineando il valore della relazione con gli animali d’affezione. Questi compagni pelosi contribuiscono a uno stile di vita attivo, alleviano lo stress e sono un prezioso antidoto contro la solitudine. In occasione della Giornata Nazionale del Gatto, Trovaprezzi.it ha esaminato il settore dei prodotti per animali domestici, evidenziando il loro crescente interesse online.

Boom delle ricerche online per far felici Micio e Fido 

Nel 2023, le ricerche su Trovaprezzi.it nel settore dei prodotti per animali domestici hanno raggiunto la cifra di quasi 6 milioni e 240 mila, registrando un aumento del 6% rispetto al 2022. Le ricerche si concentrano principalmente sugli alimenti (oltre 2 milioni e 900 mila) e sugli articoli veterinari (oltre 2 milioni e 450 mila), rappresentando l’86% del totale.

Le donne sono le più attive in fatto di navigazione e acquisti on line, e “firmano” il 56,5% delle ricerche totali, con una presenza predominante nella categoria alimenti (55,4%) e nell’abbigliamento (57,9%).

Chi sono i pet lovers?

La ricerca fornisce anche l’occasione per saperne di più sui proprietari di cani e gatti. Si scopre così che il 31,5% delle ricerche proviene dagli utenti tra i 25 e i 34 anni, seguiti dal 29,2% nella fascia 35-44 anni. Altre fasce d’età includono il 14,3% tra i 45-54 anni, l’11,1% tra gli 18-24 anni, il 9,7% tra i 55-64 anni e il 4,2% sopra i 65 anni.

Le regioni più attive nelle ricerche sono la Lombardia (28,7%), il Lazio (14,5%), l’Emilia-Romagna (8%), il Piemonte (7,2%), la Toscana e la Campania (6,5%). In conclusione, il report rivela un crescente coinvolgimento degli italiani nella cura e nell’affetto verso gli animali domestici, con un’attenzione particolare alle ricerche online, guidate principalmente dalle donne.

L’educazione finanziaria è una sfida generazionale. Che genera ansia

Dall’aggiornamento del 4° Rapporto Assogestioni-Censis emerge che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione. E a soffrirne maggiormente sono giovani e over 65.
In particolare, il 50,7% dei rispondenti tra 18 e 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni).

A scuotere i risparmiatori è stata principalmente la necessità, imposta dai cambiamenti dello scenario geoeconomico, di apportare modifiche alle proprie scelte finanziarie e ripensare i ‘porti sicuri’ del passato, come, ad esempio, la predilezione per la liquidità, che ora rischia di essere erosa dall’inflazione.
Di fatto, i continui shock socioeconomici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi hanno avuto un impatto ansiogeno sulle famiglie. Anche in relazione alla gestione delle finanze personali.

Un quadro in continua evoluzione ma poche competenze per gestirlo

Un segnale del cambiamento intervenuto nel mercato del risparmio è arrivato dalla risalita dei tassi di interesse. Il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani afferma di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno.

Il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale. Il quadro in piena evoluzione richiede quindi competenze per gestire il cambiamento repentino. Competenze che spesso sono inadeguate e non consentono ai risparmiatori di prendere decisioni informate sulla gestione del denaro e sulla pianificazione del proprio futuro.

Conoscenze finanziarie di base alla prova

Lo studio ha indagato il livello di conoscenza dei risparmiatori riguardo l’effetto concreto dell’inflazione sui redditi. Alla domanda sulla variazione del potere di acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, ha risposto in modo errato il 27,0% dei giovani, il 23,0% degli adulti e ben il 53,2% degli anziani.

Un’altra verifica delle conoscenze di base ha riguardato la differenza tra azioni e obbligazioni. In questo caso, la risposta sbagliata è stata data dal 13,0% dei 18-34enni, dal 10,2% dei 35-64enni e dal 12,2% degli over 65.
Ma il dato sintomatico arriva sommando a questi numeri quelli di coloro che non hanno saputo indicare una risposta. Ovvero, il 36,6%, il 24,7% e il 35,1%.

L’età influenza competenze e percezioni

Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori, sottolineando la necessità urgente di promuovere una maggiore educazione finanziaria su larga scala, e allo stesso tempo, adottare approcci specifici per le diverse generazioni.
La diffusione di una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale strutturale e permanente, che si è solo intensificata alla luce dei cambiamenti repentini del nostro tempo.

Gli over 65 sono la categoria meno propensa a riadattare l’utilizzo dei propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Hanno infatti ‘cambiato idea’ solo il 28,7% degli anziani, contro il 48,4% dei giovani e il 40,4% degli adulti. 

Privacy: anche Meta decide di “scollegare” le informazioni tra le piattaforme

A dare notizia è la società di Zuckerberg sul suo blog: anche Meta dopo Google apporta modifiche relative alla privacy dei dati degli utenti per conformarsi all’imminente entrata in vigore del Digital Market Acts della UE. Insomma, un altro big della tecnologia intende conformarsi al Dma.

Il nuovo regolamento europeo sui mercati digitali entrerà in vigore a marzo 2024, e punta a combattere le pratiche di mercato sleali e le distorsioni della concorrenza da parte delle Big Tech,
Di fatto, agli utenti di Instagram e Facebook europei verrà offerta la possibilità di scegliere se condividere o meno le proprie informazioni tra i due servizi.

“Promuovere l’equità nei mercati digitali”

“Il Dma cerca di promuovere la contendibilità e l’equità nei mercati digitali, un’ambizione supportata da Meta. Ci impegniamo a continuare a lavorare per garantire che i prodotti Meta nella UE siano conformi al Dma e offrano valore alle persone – scrive Tim Lamb, direttore della concorrenza e della regolamentazione di Meta -: abbiamo riunito un ampio team interfunzionale composto da dipendenti senior provenienti da tutto il mondo e da tutta la nostra famiglia di app”.

Nelle prossime settimane, gli utenti riceveranno notifiche che li informeranno del cambiamento.
Questi cambiamenti verranno applicati nell’Unione Europea, allo Spazio Economico Europeo e alla Svizzera.

Utilizzare Messenger senza richiedere un account Facebook.

Gli utenti di queste aree potranno utilizzare vari servizi Meta senza che le loro informazioni siano interconnesse. Ad esempio, le persone possono utilizzare Facebook Messenger in modo indipendente senza richiedere un account Facebook.

Meta ha aggiunto che gli utenti di Instagram e Facebook che hanno collegato entrambi gli account possono scegliere di gestirli separatamente e non condividere più le informazioni tra i due account.
Gli utenti possono anche scegliere se condividere le informazioni tra i propri account Facebook e i servizi di Gaming e Marketplace della piattaforma, riporta Ansa.

“Offrire alle persone la possibilità di scegliere quali informazioni condividere”

Ci sarà anche la possibilità di utilizzare Instagram e Facebook gratuitamente con annunci pubblicitari, o di iscriversi per non vedere più annunci pubblicitari.

“Se le persone si iscrivono per non vedere più gli annunci, le loro informazioni non verranno utilizzate per gli annunci. Questa scelta è stata lanciata nel novembre 2023 – aggiunge Lamb -. Al di là di queste nuove scelte, tutti coloro che utilizzano i servizi Facebook e Instagram continueranno a beneficiare dell’ampia gamma di strumenti esistenti che abbiamo creato per offrire alle persone la possibilità di scegliere quali informazioni condividere e come trattiamo i loro dati”.

Turismo 2023: in Italia crescita media di quasi il 16% in un anno

Nel mese di dicembre 2023 il settore turistico in Italia segna un aumento complessivo di 10 punti percentuali (+15,9%) rispetto al 2022. Più in dettaglio, il comparto Flight rispetto cresce del +9% (+14,3%) su base annua, il Rail del +12%i (+23,1%), il Car Rental del +10% (+12,5%), e gli Hotel del +9% (+12,3%).

Si tratta dei dati emersi dal Business Travel Trend (BTT), l’Indice mensile sui dati del Business Travel in Italia realizzato dal Gruppo Uvet e condotto insieme al Centro Studi Promotor (CSP) attraverso un campione rappresentativo di aziende che operano nei più svariati settori dell’economia italiana. In sintesi, fanno parte dell’analisi un mix di aziende grandi, medie e piccole costantemente avvalse dei servizi Uvet-GBT negli anni 2019-2023.

Spesa in aumento per hotel e aerei, in lieve calo Car Rental e Rail

Secondo il BTT, nel 2023 il comparto hotel chiude l’anno con un progressivo in valore pari a 102 (84 nel 2022), il segmento Rail 63 (54 nel 2022), la parte dei voli aerei 76 (64 nel 2022) e il Car Rental 116, un punto superiore rispetto all’anno precedente.
La spesa media progressiva registra un aumento sia nel settore hotel sia nella parte aerea. Un lieve calo si registra invece per quanto riguarda il Car Rental e il Rail.

Infine, la spesa media di dicembre segna un aumento significativo (140) rispetto al mese precedente. A dicembre, in termini di valore, restano elevati il BTT del Car Rental (120) e quello relativo all’Hotellerie (118). Treni e voli mostrano rispettivamente un indice 57 e 69.

In tre anni crescono i prezzi medi

Il Business Travel Trend dell’ultimo triennio mostra chiaramente la dimensione dell’impatto dovuto alla crisi pandemica.
Le transazioni nel 2021 e 2022 hanno generato un indice 31 e 33, ulteriormente aggravato nel 2020 nell’indice del valore globale di spesa.

I prezzi medi sono quindi cresciuti sensibilmente nel 2022 (valore 127) per il triplice effetto dell’incremento della domanda nella seconda metà dell’anno, dell’inflazione e dei costi energetici, nonché della congestione dell’offerta specialmente nel comparto aereo.

Un’analisi in volume e valore di trasporto aere, ferroviario, pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture 

Gli indici elaborati da UVET-GBT scaturiscono dall’analisi in volume e valore, nazionale e internazionale, del trasporto aereo e ferroviario, dei pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture.
Il campione esclude le variabili aziendali, come, ad esempio, di crescita dovuta all’acquisizione di nuovi clienti o business. Per tale ragione il Business Travel Trend non mostra l’andamento di Uvet-GBT ma quello del Business Travel in generale.

L’indicazione periodica di questo indice, nel tempo, si prefissa di delineare un trend strettamente correlato all’andamento dell’economia.
Il BTT è quindi l’espressione di sintesi di un comportamento rispetto a una scala che per convenzione è stata costruita sui dati del periodo pre-Pandemia e all’interno di un cluster omogeneo e altamente rappresentativo.

Nuove aliquote Irpef: cosa cambia dal 2024? 

Dal 1° gennaio 2024, entrano in vigore le nuove aliquote dell’Irpef, caratterizzate dall’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sotto un’unica aliquota del 23%. Questa riforma fiscale non solo modifica l’importo delle tasse, ma introduce anche importanti cambiamenti nelle detrazioni, equiparando quelle da lavoro dipendente a quelle da pensione.

Equiparazione delle detrazioni: lavoro dipendente e pensione

Una delle principali novità riguarda l’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente a quelle da pensione. A partire dal prossimo anno, le detrazioni per i lavoratori subordinati aumentano da 1.880 euro a 1.955 euro, allineandosi a quelle precedentemente riservate ai percettori di redditi pensionistici.
Ciò implica un adeguamento della no tax area per i dipendenti, che passa dagli attuali 8.174 euro a 8.500 euro, rappresentando il reddito al di sotto del quale non è dovuta alcuna imposta.

Variazioni al sistema di calcolo

La modifica delle detrazioni influisce sull’ex bonus Renzi, applicato a redditi fino a 15.000 euro. La condizione per l’ottenimento del bonus rimane la stessa, ma si introduce un piccolo cambiamento nel calcolo. Il bonus sarà erogato quando l’imposta dovuta supera le detrazioni spettanti (1.955 euro per il 2024), a cui verrà sottratto l’importo di 75 euro, rapportato ai giorni di lavoro effettivi.
Questa variazione mantiene l’importo della detrazione a 1.880 euro, assicurando che la platea dei beneficiari del bonus Renzi rimanga invariata.

Garanzia di continuità: evitare decurtazioni salariali impreviste

L’obiettivo della riforma è garantire la continuità dei benefici del bonus Renzi, nonostante le nuove aliquote Irpef e l’aumento delle detrazioni. La variazione al sistema di calcolo è stata introdotta per evitare il rischio che i lavoratori con reddito compreso tra gli 8.174 euro e gli 8.500 euro (senza capienza fiscale dal prossimo anno) vedano la propria busta paga decurtata di 100 euro.
In questo modo, la riforma fiscale mira a mantenere la stabilità finanziaria per i dipendenti in questa fascia di reddito.

Le tre aliquote del 2024

Nel corso del 2024, dunque, c’è una significativa riforma delle aliquote dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef). In particolare, si assiste alla fusione del primo e secondo scaglione di reddito e di conseguenza, l’originaria aliquota Irpef del 25% viene eliminata, mentre le altre due rimangono inalterate. Per essere più precisi, le nuove aliquote Irpef del 2024 si suddividono come segue: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per i redditi che superano la soglia dei 50.000 euro.

Quali sono le 12 professioni del futuro?

Quali sono le 12 professioni del futuro, sulla base della rivoluzione tecnologica in corso? I profili dei lavoratori di domani sono state identificate nella ricerca “Stranger Skills” condotta da PHD Media, agenzia media, comunicazione e marketing di Omnicom Media Group.
I risultati del sondaggio coinvolgono marketer, HR & Head Hunter e futuri professionisti del settore, offrendo uno sguardo sulle potenziali evoluzioni nel mondo del lavoro.

Machine Learning Creative Producer e Creator Collaborator

Tra le professioni emergenti, si evidenziano il “Machine Learning Creative Producer” e il “Creator Collaborator”. Il primo si occupa di sviluppare creatività in modo rapido e automatico attraverso innovativi software, riducendo i tempi di produzione e migliorando le performance con il tocco umano del MLCP.
Il secondo, “Creator Collaborator”, lavora con creator e influencer per promuovere il brand, utilizzando avanzate tecnologie di comunicazione ed e-commerce.

Ci sono anche il Conversational AI Developer e il Game Commerce Expert

Altri ruoli chiave includono il “Conversational AI Developer”, che crea comunicazioni interattive utilizzando diverse tecnologie, consentendo agli utenti di interagire direttamente con personaggi pubblicitari.
Nel settore del commercio elettronico, spiccano le figure del “Game Commerce Expert” e del “Video Commerce Specialist”, che si occupano rispettivamente di sviluppare nuove forme di e-commerce nelle piattaforme di gioco online e di integrare strategie di acquisto all’interno di ambienti video.

La rivoluzione nelle HR…

La tecnologia avrà un impatto significativo anche nella gestione delle risorse umane e dell’interoperabilità delle tecnologie. Saranno richieste figure come il “Diversity, Equity & Inclusion Manager”, responsabile della promozione della diversità e dell’inclusione all’interno delle organizzazioni, e il “Technology Orchestration Professional”, con competenze tecniche per collegare attività diverse e facilitare la collaborazione tra team.

… e nella sostenibilità

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza delle professioni legate alla sostenibilità, come il “Sustainability Manager”, incaricato di monitorare gli impatti ambientali e sociali delle aziende, sviluppando strategie sostenibili per ridurre gli effetti negativi e promuovere l’etica aziendale. Infine, il “Decision Science Algorithm Trainer” sarà coinvolto nell’addestramento di algoritmi per prendere decisioni di marketing, assegnando punteggi dinamici agli utenti in base alla loro propensione all’acquisto.

Lo studio sottolinea la necessità di adattarsi a nuove competenze e abitudini, affrontando i cambiamenti epocali nel mercato del lavoro attraverso un approccio che integri creatività, tecnologia e umanesimo. In questo scenario così dinamico, la formazione continua è vista come un pilastro fondamentale per mantenere la rilevanza e la competitività.

Nel 2023 diffusi quasi 125 milioni di file malevoli. Aumentano gli attacchi tramite Microsoft Office

È stato rilasciato il Kaspersky Security Bulletin: Statistics of the Year Report, che descrive l’evoluzione del panorama delle minacce informatiche. Nel 2023 sono stati rilevati quasi 125 milioni di file malevoli, per una media di 411.000 al giorno, +3% circa rispetto al 2022.

Ma i cybercriminali nel corso dell’anno hanno adottato anche tattiche più pericolose, come l’utilizzo di backdoor per infiltrarsi nei sistemi senza essere scoperti.
Gli esperti hanno poi osservato come siano sono risultati in aumento anche alcuni tipi di minacce. Gli attacchi che utilizzano file Microsoft Office malevoli e altri tipi di documenti, ad esempio, sono in crescita di oltre il 50%.

Attenzione ai PDF di phishing

Windows è rimasto il bersaglio primario per gli attacchi informatici nel 2023, costituendo l’88% di tutti i dati con malware rilevati quotidianamente.
I gruppi di file maligni diffusi attraverso vari script e diversi formati di documenti si sono classificati tra le prime tre minacce, rappresentando il 10% di tutti i file malevoli rilevati quotidianamente.

I sistemi di rilevamento di Kaspersky hanno scoperto un incremento giornaliero piuttosto significativo dei file dannosi in vari formati di documenti, come ad esempio, Microsoft Office, PDF, per un aumento del 53% e quasi 24.000 file dannosi.
La crescita potrebbe essere connessa a un aumento degli attacchi che usano file PDF di phishing, progettati per sottrarre dati alle potenziali vittime.

Impennata backdoor, i trojan più pericolosi

I tipi di malware più diffusi continuano a essere i trojan. Quest’anno si è registrata un’impennata nell’uso delle backdoor, con una crescita da 15.000 file rilevati al giorno nel 2022 a 40.000 nel 2023.
Le backdoor si rivelano uno dei tipi di trojan più pericolosi, in quanto forniscono agli aggressori il controllo remoto del sistema delle vittime per eseguire operazioni quali invio, ricezione, esecuzione ed eliminazione di file, nonché la raccolta di dati riservati e l’attività di logging del computer.

Nuovi malware, nuove tecniche e nuovi metodi

“Il panorama delle minacce informatiche continua a evolversi, diventando ogni anno più pericoloso – commenta Vladimir Kuskov, Head of Anti-Malware Research di Kaspersky -. I cybercriminali sviluppano nuovi malware, nuove tecniche e nuovi metodi per attaccare organizzazioni e individui. Anche il numero di punti deboli riportato cresce annualmente e i criminali informatici, tra cui i gruppi specializzati in ransomware, li sfruttano senza esitare. Inoltre, la facilità di accesso al crimine informatico sta aumentando grazie alla proliferazione dell’Intelligenza artificiale – aggiunge Kuskov -. che gli aggressori utilizzano, ad esempio, per creare messaggi di phishing con testi più convincenti. In questo momento, è essenziale sia per le grandi organizzazioni sia per ogni utente adottare soluzioni di sicurezza affidabili”.

Clienti italiani disposti a cambiare brand pur di risparmiare

In tempi di difficoltà economica come quello attuale, in Italia sta emergendo una netta separazione tra i consumatori quando si tratta di fedeltà ai brand.

Quasi la metà degli italiani (48%) cerca alternative ai propri prodotti abituali per risparmiare, e il 42% rimane fedele ai propri brand, ma acquisterebbe di meno. Il 23% invece cerca di risparmiare sui prodotti alimentari, su abbonamenti e iscrizioni per poter continuare ad acquistare i propri brand preferiti.
È quanto emerge dalla ricerca ‘Redefining retail: What’s Next for Shoppers and Retailers?’, condotta da Manhattan Associates.

La sostenibilità ha un ruolo subordinato

Per il 18% degli intervistati, la sostenibilità ha la massima priorità, e per il 50% è comunque importante. Il 20% invece lo descrive come ‘bello, ma non indispensabile’, e il 7% non considera affatto questo aspetto. E quando si parla di consegna dei prodotti l’impatto ambientale gioca un ruolo importante solo per il 12%. La questione più rilevante è quella dei costi di consegna (50%), seguita dai tempi di delivery (28%) e il metodo di consegna (12%).

Tuttavia, i retailer rivelano un maggiore impegno verso la sostenibilità. Il 55% ritiene fondamentale una gestione efficiente dello stock, mentre il 51% sta adattando la propria rete di punti vendita, e per il 45% l’ottimizzazione dei resi svolge un ruolo importante per ottenere operazioni più sostenibili in futuro.

Il ruolo dei social per i retailer

Molti consumatori eseguono ricerche online prima di acquistare in store. Il 60% cerca l’offerta più vantaggiosa, mentre il 52% legge le recensioni dei prodotti che intende acquistare. Per il 50% poi è importante saperne di più sul prodotto desiderato, il 35% si accerta che il prodotto desiderato sia in stock, e il 14% prenota l’articolo per il click and collect.

In Italia quasi la metà dei consumatori predilige WhatsApp come canale di comunicazione, con un picco del 55% nella fascia di età compresa tra 25-34 anni. Opzione già proposta da più della metà dei retailer (57%), mentre un altro 27% prevede di introdurla nei prossimi 1-2 anni.

Esperienza di acquisto più ibride

Si delinea la tendenza a unificare il retail online e quello fisico. Se il prodotto non è disponibile in uno store il 49% dei retailer può verificare la sua disponibilità nei punti vendita vicini e avvisare il cliente, e per il 70%, nel caso il prodotto non sia disponibile in store, rende possibile ordinarlo online e consigliare le migliori opzioni di fulfilment.
Insomma, una shopping experience agevolata tra mondo fisico e digitale è diventata uno standard. Solo per il 4% dei retailer i processi in store e online sono ancora indipendenti.

Negli ultimi 12 mesi ci sono state, poi, nuove introduzioni nell’ambito delle opzioni di consegna: in giornata (60%), click-and-collect (59%), a domicilio (53%), delivery lockers (53%) o l’accorpamento di più prodotti per utente in un’unica delivery (42%). A dimostrazione che i retailer sono consapevoli delle elevate aspettative dei consumatori.