Professionisti InfoSEc: in Europa servono da 3 a 6 mesi per assumerli

In Europa il 31% delle aziende dispone di team di cybersecurity carenti a livello di personale. E per trovare un professionista qualificato nel campo della cybersecurity servono da 3 a 6 mesi.
A fronte di un mercato del lavoro alla continua ricerca di professionisti InfoSec, la mancanza di esperienza qualificata è una delle sfide maggiori per le aziende, insieme agli alti costi di assunzione e alla concorrenza globale nell’acquisizione di talenti.

Lo ha scoperto l’ultima ricerca di Kaspersky, ‘The portrait of the moderne Information Security Professional’, che valuta lo stato attuale del mercato del lavoro e analizza le ragioni della carenza di esperti di cybersecurity. 

L’assenza di figure di cybersecurity è un’opportunità per i criminali informatici

Se in Europa in media sono necessari anche sei mesi per occupare una posizione nel settore della sicurezza informatica, la ricerca di personale per le posizioni di livello superiore richiede più tempo. Il 45% delle aziende dichiara infatti di aver bisogno di quasi un anno o più, mentre le figure junior richiedono tempi più brevi, da uno a tre mesi, secondo il 36% degli intervistati.

Questi dati sono preoccupanti, poiché le aziende che operano per lunghi periodi senza il personale necessario corrono un rischio molto elevato, in quanto l’assenza di figure di cybersecurity offre ai criminali informatici l’opportunità di accedere alle infrastrutture e danneggiare i processi aziendali.

Le criticità a ricercare e assumere personale specializzato

Alla domanda su quali siano le maggiori difficoltà nel ricercare e assumere il professionista InfoSec ‘giusto’, la maggioranza degli intervistati ha indicato la discrepanza tra certificazioni e reali competenze pratiche (57%) e la mancanza di esperienza (42%), sottolineando come le competenze professionali comprovate siano una delle caratteristiche più importanti che le aziende cercano in un professionista di cybersecurity.

Inoltre, gli elevati costi di assunzione sono un ostacolo per il 52% dei dirigenti europei, e la concorrenza globale, espressa attraverso pratiche di assunzioni attente e competitive da parte di più organizzazioni, preoccupa più del 30% degli intervistati.

Selezione e formazione per difendersi dalla competizione tra imprese

Questi dati dimostrano che anche se un’azienda dovesse trovare candidati che soddisfino tutti i requisiti ciò non significa che poi lavoreranno per quell’azienda. Poiché in un ambiente così competitivo altre organizzazioni potrebbero cercarli, e il processo di assunzione potrebbe proseguire all’infinito.

“Le aziende spesso dedicano molto tempo non solo al processo di selezione, ma anche alla formazione, nel tentativo di sviluppare un team diversificato all’interno dell’azienda – commenta Ivan Vassunov, VP, Corporate Products, Kaspersky -. Questa strategia è efficace per le grandi aziende e le organizzazioni che devono rispettare molti standard e normative locali. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, di solito si consiglia di esternalizzare le attività di cybersecurity, affidandole a Managed Security Service Provider (MSSP), colmando le lacune di personale in breve tempo e con perdite minime”.

Turismo 2023: in Italia crescita media di quasi il 16% in un anno

Nel mese di dicembre 2023 il settore turistico in Italia segna un aumento complessivo di 10 punti percentuali (+15,9%) rispetto al 2022. Più in dettaglio, il comparto Flight rispetto cresce del +9% (+14,3%) su base annua, il Rail del +12%i (+23,1%), il Car Rental del +10% (+12,5%), e gli Hotel del +9% (+12,3%).

Si tratta dei dati emersi dal Business Travel Trend (BTT), l’Indice mensile sui dati del Business Travel in Italia realizzato dal Gruppo Uvet e condotto insieme al Centro Studi Promotor (CSP) attraverso un campione rappresentativo di aziende che operano nei più svariati settori dell’economia italiana. In sintesi, fanno parte dell’analisi un mix di aziende grandi, medie e piccole costantemente avvalse dei servizi Uvet-GBT negli anni 2019-2023.

Spesa in aumento per hotel e aerei, in lieve calo Car Rental e Rail

Secondo il BTT, nel 2023 il comparto hotel chiude l’anno con un progressivo in valore pari a 102 (84 nel 2022), il segmento Rail 63 (54 nel 2022), la parte dei voli aerei 76 (64 nel 2022) e il Car Rental 116, un punto superiore rispetto all’anno precedente.
La spesa media progressiva registra un aumento sia nel settore hotel sia nella parte aerea. Un lieve calo si registra invece per quanto riguarda il Car Rental e il Rail.

Infine, la spesa media di dicembre segna un aumento significativo (140) rispetto al mese precedente. A dicembre, in termini di valore, restano elevati il BTT del Car Rental (120) e quello relativo all’Hotellerie (118). Treni e voli mostrano rispettivamente un indice 57 e 69.

In tre anni crescono i prezzi medi

Il Business Travel Trend dell’ultimo triennio mostra chiaramente la dimensione dell’impatto dovuto alla crisi pandemica.
Le transazioni nel 2021 e 2022 hanno generato un indice 31 e 33, ulteriormente aggravato nel 2020 nell’indice del valore globale di spesa.

I prezzi medi sono quindi cresciuti sensibilmente nel 2022 (valore 127) per il triplice effetto dell’incremento della domanda nella seconda metà dell’anno, dell’inflazione e dei costi energetici, nonché della congestione dell’offerta specialmente nel comparto aereo.

Un’analisi in volume e valore di trasporto aere, ferroviario, pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture 

Gli indici elaborati da UVET-GBT scaturiscono dall’analisi in volume e valore, nazionale e internazionale, del trasporto aereo e ferroviario, dei pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture.
Il campione esclude le variabili aziendali, come, ad esempio, di crescita dovuta all’acquisizione di nuovi clienti o business. Per tale ragione il Business Travel Trend non mostra l’andamento di Uvet-GBT ma quello del Business Travel in generale.

L’indicazione periodica di questo indice, nel tempo, si prefissa di delineare un trend strettamente correlato all’andamento dell’economia.
Il BTT è quindi l’espressione di sintesi di un comportamento rispetto a una scala che per convenzione è stata costruita sui dati del periodo pre-Pandemia e all’interno di un cluster omogeneo e altamente rappresentativo.

Lavoro: per più di un giovane su due è fonte di stress e ansia 

Circa sei under 35 italiani su dieci lamentano stress, burn out, e ripercussioni fisiche come effetti del lavoro. Inoltre, a causa del proprio impiego, più di uno su due ha sofferto di problemi emotivi, e il 13%i, fisici. Sono alcune evidenze tratte dall’Osservatorio WellFare, promosso dal Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng), e svolto su un campione di circa 300 lavoratori dai 15 ai 35 anni con diversi livelli di scolarizzazione e diverse professionalità. L’Osservatorio è stato discusso all’interno del primo incontro dal titolo I Giorni del Benessere, un progetto del Cng volto a favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione per il benessere delle giovani generazioni. Si tratta di una piattaforma di ascolto diretto creata dal Cng per offrire alle istituzioni una riflessione sulle criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa degli under 35 italiani.

Una pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri

I giovani occupati lamentano quindi esaurimento emotivo, ansia e molta pressione per il carico di richieste di lavoro che arriva sui dispositivi mobili personali, evidenziando quindi anche problematiche legate al diritto alla disconnessione.
Sono varie le motivazioni dietro questo forte disagio. Sostanzialmente riconducibili, spiega Maria Cristina Pisani, presidente Cng, alla “pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri”, ambito su cui i social media hanno avuto un “impatto estremo e una grande responsabilità”, e alle caratteristiche della “società dei record straordinari, raccontati come ordinari, che crea una pericolosa distopia tra il reale e il percepito, che può portare a una serie di problematicità di salute mentale”.

Paura del giudizio e senso di inadeguatezza 

Infatti, “la paura del giudizio, le aspettative e il senso di inadeguatezza sono tra i principali motivi riportati come cause legate al senso di ansia, così come le incertezze per il proprio futuro e le scadenze impellenti nello studio e nel lavoro”, specifica la presidente Cng.
“Purtroppo – sottolinea Pisani – i recenti casi di cronaca ne sono una drammatica testimonianza. Dalla nostra indagine risulta che negli ultimi anni ben quattro giovani su dieci si sono rivolti a uno psicologo e altri due stanno pensando di contattarlo. Un segnale positivo che ci spinge ancora di più a non lasciare sole le nuove generazioni e costruire insieme a loro delle strategie di supporto integrato”.

Cosa chiedono i giovani al lavoro?

Dall’Osservatorio emergono quindi anche alcune indicazioni che potranno essere tradotte in proposte. Il 20% degli intervistati, riporta Adnkronos, chiede infatti una maggiore flessibilità sugli orari lavorativi e una gestione del lavoro orientata agli obiettivi piuttosto che al numero di ore. Inoltre, il 19% vorrebbe attività di supporto alla gestione delle pressioni quotidiane, il 14,1% misure di prevenzione per il benessere psicofisico e il 13,9% suggerisce il supporto alla maternità.

Le statistiche sui furti in appartamento in Italia e i possibili rimedi

I furti in appartamento rappresentano una preoccupazione costante tantissime famiglie in Italia, sia per quel che riguarda l’incolumità dei familiari che per i propri averi.

Secondo le statistiche più recenti infatti, i furti in abitazione rappresentano circa il 30% di tutti i furti commessi in Italia, un numero certamente importante che offre diverse opportunità di riflessione circa la necessità di mettere la propria casa in sicurezza.

In questo articolo esamineremo per questo motivo alcune delle misure più efficaci per proteggere la nostra casa e prevenire i furti.

Sistemi di allarme e videosorveglianza

Uno dei modi più efficaci per proteggere un appartamento o villa è certamente l’installazione di un sistema di allarme e uno di videosorveglianza.

Un sistema di allarme può essere attivato o disattivato, anche a distanza tramite smartphone, a seconda delle nostre esigenze. Esso può essere collegato alla centrale di sicurezza o alle forze dell’ordine, in modo da essere avvertiti in caso di tentativo di effrazione.

La videosorveglianza, invece, ci permette di monitorare la nostra casa in tempo reale e di registrare eventuali movimenti sospetti. Il tutto comodamente tramite smartphone.

Tra l’altro, i moderni sistemi di videosorveglianza inviano automaticamente una notifica, sempre sul nostro smartphone, nel momento in cui rilevano un movimento.

In questa maniera ci consentono di collegarci in tempo reale e vedere cosa sta accadendo.

Serrature di nuova generazione per porte blindate

Un altro modo affidabile per proteggere la nostra casa è quello di sostituire le vecchie serrature della porta con modelli di nuova generazione, il cosiddetto “cilindro europeo”.

Tali serrature sono progettate per resistere a tentativi di effrazione e sono spesso dotate di chiavi a doppia mappa o di sistemi di sblocco con codici segreti.

Chiaramente, parliamo di serrature che vanno abbinate a moderne porte blindate ad esempio in acciaio trafilato presso piegato, difficile da attaccare.

Grate di sicurezza

Le grate di sicurezza rappresentano un’altra soluzione efficace per proteggere la nostra abitazione.

essere installate alle finestre o alle porte (in quel caso si parla di inferriate apribili) e sono progettate per resistere ad ogni tentativo di effrazione.

Le grate di sicurezza possono essere realizzate in diversi materiali, come l’acciaio o l’alluminio, e possono essere verniciate per adattarsi all’estetica della nostra casa o edificio.

Soluzioni per il giardino e spazi esterni alla casa in genere

Se si dispone di un giardino o area esterna, le luci con sensori di movimento possono essere effettivamente utili per tenere alla larga eventuali malintenzionati, soprattutto quando non si è in casa.

Questo tipo di luci si accendono automaticamente in caso di movimenti o suoni sospetti, illuminando l’area interessata e rendendo più difficile per gli intrusi passare inosservati.

In questa maniera, le luci di sicurezza possono essere utilizzate per segnalare la presenza di eventuali intrusi, spaventandoli o attirando l’attenzione di vicini o passanti.

Tuttavia, è importante considerare che le luci di sicurezza con sensori di movimento non sono una soluzione perfetta e che è sempre consigliabile adottare misure di sicurezza aggiuntive, come ad esempio installare un sistema di allarme o grate di sicurezza.

Inoltre, è importante assicurarsi che le luci siano ben posizionate e funzionino correttamente, in modo da ottenere il massimo beneficio dal loro utilizzo.

Conclusione

In sintesi, proteggere la nostra casa dai furti è fondamentale per garantire la nostra sicurezza e quella della nostra famiglia.

Esistono diverse soluzioni efficaci per prevenire i furti in appartamento, come l’installazione di sistemi di allarme e videosorveglianza, la sostituzione delle serrature con modelli di nuova generazione e l’installazione di grate di sicurezza alle finestre.

È importante valutare quali di queste soluzioni siano più adatte alle nostre esigenze e agire di conseguenza, per garantire la serenità a tutti in famiglia.

Ricordiamo infine che anche buone pratiche come chiudere a chiave porte e finestre quando usciamo di casa e non lasciare in vista oggetti di valore, possono contribuire a prevenire i furti.

Abbattimento delle barriere architettoniche in casa

Per barriere architettoniche si intendono tutti quegli impedimenti o ostacoli presenti in casa che rendono più complicato lo spostarsi da un ambiente all’altro, soprattutto quando si è in carrozzina.

Il riferimento va a gradini, porte troppo strette, scale, mobili sporgenti in luoghi stretti come i corridoi, oggetti posizionati troppo in alto.

Proprio per quel che riguarda la carrozzina consideriamo che, se questa è larga mediamente 70 cm, è chiaro che risulta essere particolarmente difficile riuscire ad accedere normalmente a tutti gli ambienti di casa.

Chiaramente, con riferimento alle scale, la soluzione migliore è quella di scegliere un edificio in cui ci sia l’ascensore o quantomeno optare per un appartamento che si trova al piano terra.

Nel caso invece in cui non sia abiti al piano terra, la soluzione migliore è quella di prevedere l’installazione di un sollevatore per disabili o le classiche rampe mobili che risolvono in maniera efficace questo problema.

Altre soluzioni per eliminare le barriere architettoniche in casa

Le porte rappresentano certamente un impedimento, in quanto con il loro movimento di apertura vanno ad occupare degli spazi che possono limitare la possibilità di accedere e muoversi in quel determinato ambiente.

Per questo motivo il consiglio è quello di passare alle cosiddette porte a scomparsa le quali, a differenza delle porte tradizionali, non occupano spazio nel momento in cui le si apre e possono per questo agevolare l’accesso e l’uscita.

Altra tipica difficoltà delle persone con mobilità ridotta è quella legata all’igiene personale nel momento in cui è necessario fare il bagno. In questo caso il consiglio è quello di provvedere all’installazione di un box doccia a filo pavimento e dunque senza dislivello.

Inoltre è bene posizionare al suo interno gli appositi maniglioni di sostegno, che sono pensati proprio per rappresentare un appiglio sicuro così da evitare di perdere l’equilibrio o poter far leva sulle braccia in ogni momento.

In tutti quei casi in cui è presente un dislivello in casa, se questo non è eccessivo, è possibile risolvere utilizzando una piccola rampa, anche mobile, eventualmente facendo in modo che questa non occupi l’intera porzione del passaggio ma soltanto una parte.

Tutto chiaramente dipende dall’intensità della pendenza, considerando che la persona che la desidera superare debba poterlo fare senza particolari sforzi.

Ricordiamo inoltre che è molto importante posizionare dei corrimano o apposite maniglie nei punti più importanti come scale, pedane e sanitari in cui è necessario fare leva sulle braccia per potersi sollevare o sostenere.

Un’altra delle cose alle quali in genere non si pensa, ma che rappresentano certamente un problema, ad esempio per le persone in carrozzina, sono accessori ed interruttori posizionati ad altezza non adeguata.

Pensiamo ad esempio ad un citofono, che potrebbe essere troppo alto da raggiungere per una persona in carrozzina, o alla presa di corrente che potrebbe essere troppo bassa per essere utilizzata facilmente.

Anche i mobili dovrebbero avere una altezza adeguata, così da consentire una agevole apertura e chiusura dei cassetti.

Le agevolazioni fiscali

Molto importante infine è ricordare che le spese che una persona va a sostenere per abbattere le barriere architettoniche in casa prevedono delle particolari agevolazioni fiscali.

In particolar modo la legge 104/92 consente l’acquisto con IVA agevolata di tutti quegli strumenti e accessori il cui fine è quello di migliorare l’accessibilità in casa, così come la ristrutturazione volta all’eliminazione delle barriere architettoniche.

Si tratta dunque di una esigenza irrinunciabile e allo stesso tempo parliamo di un qualcosa che è conveniente anche dal punto di vista economico, motivo per il quale è bene a sfruttare questa opportunità in tempo.

Mentoring, così le donne entrano a pieno titolo nelle aziende hi-tech

Cos’è il mentoring e perchè è tanto importante per le aziende? Il mentoring è una risorsa preziosa quando si vuole “sostenere” e insegnare alle nuove leve attraverso l’esperienza dei maestri più accreditati. L’esperienza è particolarmente utile in quelle aziende nelle quali è percepito come valore la presenza di una forza lavoro diversificata, dove le donne rappresentano una quota importante. E proprio le donne sono la “scoperta” delle aziende hi-tech, tanto che secondo un recente studio di Deloitte a fine 2022 le ragazze saranno nel settore tecnico ben il 33%, un autentico record per il settore. Però, per far sì che questo cambiamento avvenga, occorre scardinare le ultime difficoltà e soprattutto fornire il giusto supporto. Esperienza che ha portato avanti, con successo, Acronis, azienda leader nella e pioniera nell’ispirare e formare le donne in ambito tecnologico. Acronis ha infatti lanciato ufficialmente il programma di mentorship che ha coinvolto oltre 50 mentee in tutto il mondo. I risultati sono stati più che positivi, e l’impatto della mentorship sulla soddisfazione professionale è imponente: il 40% delle donne cita la mancanza di mentoring come uno dei principali problemi del settore tecnologico, insieme alla carenza di modelli femminili e di opportunità di carriera.

Un’evidente richiesta di mentoring
“C’è un’evidente richiesta di mentoring” commenta Aliona Geckler, Chief of Staff e SVP of Business Operations di Acronis. “Quando Acronis ha annunciato il programma per la prima volta, la mia casella postale è stata inondata di messaggi di donne intenzionate ad aderire all’iniziativa. I leader che vogliono offrire opportunità di mentorship alle donne dovrebbero iniziare a cercare all’interno della propria organizzazione le potenziali guide. Non si tratta di spostare le responsabilità di un progetto come questo sui singoli dipendenti, ma avere supervisori e dirigenti donne disponibili a fornire orientamento e ad aiutare a districarsi nel mondo aziendale può essere molto utile. I rapporti uno a uno che si creano sono fondamentali per aiutare le nuove professioniste a tessere reti adeguate e competenze interpersonali, incluse la cura e l’attenzione al sé e un’aumentata fiducia nel luogo di lavoro”.

Tempo e risorse
Affinché queste iniziative abbiano successo, ogni azienda deve assicurarsi che i dipendenti abbiano il tempo e le risorse necessarie per connettersi ai potenziali mentori regolarmente e in privato. Le dipendenti inserite nei programmi di mentorship potranno in seguito diventare esse stesse mentori, contribuendo a rafforzare il legame e il senso di comunità sul posto di lavoro tra donne e persone di diversa provenienza. Alcuni studi hanno dimostrato che i dipendenti seguiti da mentori vengono promossi fino a cinque volte di più rispetto ai loro colleghi senza, e che i mentori stessi ottengono sei volte più promozioni rispetto ai loro colleghi.

Applicazioni cloud, crescono quelle personali nel business: quali i rischi?

In tutto il mondo cresce l’utilizzo di applicazioni personali nel business, e questo fenomeno potrebbe creare dei rischi per le organizzazioni proprio per l’enorme quantità di dati. A dirlo è Netskope che ha diffuso una ricerca che che analizza in dettaglio la proliferazione delle applicazioni cloud utilizzate nelle aziende di tutto il mondo. “Netskope Cloud and Threat Report: Cloud Data Sprawl” ha rilevato che l’uso di applicazioni cloud all’interno delle organizzazioni continua a crescere: dall’inizio del 2022 è già aumentato del 35%. Un’azienda media tra i 500 e i 2.000 utenti carica, crea, condivide o archivia dati in 138 applicazioni diverse e utilizza una media di 1.558 applicazioni cloud distinte ogni mese.

1 utente su 5 carica, crea, condivide o archivia dati in applicazioni e istanze personali

Il report segnala che più di 1 utente su 5 (22%) carica, crea, condivide o archivia dati in applicazioni e istanze personali: Gmail, WhatsApp, Google Drive, Facebook, WeTransfer e LinkedIn sono classificate come le applicazioni e le istanze personali più utilizzate. Un’applicazione personale, come WhatsApp, è una app che prevede l’utilizzo esclusivamente da un account personale. A differenza di un’istanza personale che costituisce invece un account personale di un’applicazione gestita anche dall’organizzazione. Ad esempio, in un’organizzazione che utilizza Google Workspaces, l’account Gmail personale di un utente è un’istanza personale.

Il pericolo per le organizzazioni

Inoltre, nel report si evidenzia una continua tendenza al rischio che proviene dall’interno dell’azienda (insider risk): il report ha rivelato che 1 utente su 5 (20%) carica una quantità insolitamente elevata di dati nelle applicazioni personali sopra evidenziate nei 30 giorni che precedono la fuoriuscita da un’organizzazione, dato che segna un aumento del 33% per lo stesso periodo rispetto all’anno scorso.
“Le applicazioni cloud hanno contribuito ad aumentare la produttività e a consentire il lavoro ibrido, ma hanno anche causato una crescente proliferazione di dati che mette a rischio informazioni sensibili”, ha affermato Ray Canzanese, Threat Research Director, Netskope Threat Labs. “Le applicazioni e le istanze personali sono particolarmente preoccupanti, dal momento che gli utenti mantengono l’accesso ai dati archiviati in quelle istanze anche molto tempo dopo aver lasciato l’organizzazione. Le misure di sicurezza proattive, in particolare i controlli delle policy che limitano l’accesso ai dati sensibili solo agli utenti e ai dispositivi autorizzati e impediscono il caricamento di dati sensibili su applicazioni e istanze personali, possono aiutare a ridurre i rischi di perdita o esposizione di dati sensibili”.

Innovazione, ambiente e attenzione agli stakeholders: le priorità delle aziende quotate

In linea con il trend internazionale, anche le aziende italiane quotate strizzano maggiormente l’occhio alla creatività e al sociale. Come rivela l’indagine “Values Most Valued”, pubblicata da /amo, il network internazionale di Havas Group specializzato in corporate reputation, nell’ultimo periodo c’è stata una significativa evoluzione nel racconto dei valori da parte del mondo aziendale sempre più proiettato su innovazione, ambiente e attenzione agli stakeholders. L’analisi ha coinvolto le relazioni annuali e i siti web di 455 società quotate in 19 mercati, comprese 35 in Italia.  Per queste ultime in particolare l’Innovazione è in assoluto il valore più apprezzato, in crescita rispetto al secondo posto dello scorso anno, e in linea con il trend globale, altrettanto centrali risultano la sostenibilità e l’attenzione per le persone e le comunità.

I valori del 2022

Tra i principali risultati evidenziati nel rapporto globale emerge che la creatività e l’innovazione sono più apprezzate che mai. Di fronte a una serie scoraggiante di nuove sfide – tra cui le pandemie, le questioni/problematiche legate alla filiera di approvvigionamento, l’inflazione, la guerra e il cambiamento climatico – le aziende appaiono desiderose di essere percepite come pensatori creativi. L’innovazione (e le sue varianti) è stato il singolo valore più citato nel sondaggio, in crescita rispetto al secondo posto dello scorso anno, rivendicato dal 33% delle aziende (contro il 29% del 2021). Come categoria, i valori relativi alla creatività hanno ricevuto un riconoscimento particolarmente elevato negli Stati Uniti, in Cina e in numerosi Paesi europei, mentre sono stati citati abbastanza di rado in Austria, Paesi Bassi, Indonesia e Malesia. Le relazioni con gli stakeholder sono sempre più importanti. Nell’ultimo anno si è assistito a un netto spostamento verso manifestazioni di rispetto e responsabilità nei confronti dei principali stakeholder, in particolare i dipendenti (+27%) e i clienti (+32%). Più in generale, la preoccupazione per l’ambiente è aumentata notevolmente (+37%). Tuttavia, in questo schema generale si sono registrate alcune ampie e disparate variazioni geografiche. Ad esempio, il numero di aziende cinesi che citano un ampio senso di responsabilità sociale nei confronti delle persone e delle comunità è aumentato sensibilmente nel corso dell’anno. Anche nel Regno Unito si è registrato un forte aumento del numero di aziende che evocano questi ampi valori sociali. 

Il ruolo dell’integrità

L’integrità rimane un singolo valore molto diffuso, menzionato (in varie forme) dal 32% delle aziende come valore aziendale, in linea con lo scorso anno. Tuttavia, la gamma di valori classificati all’interno della più ampia categoria dell’etica è leggermente slitatta: quest’anno è stata citata solo dal 43% delle aziende intervistate, in calo rispetto al 46% dell’anno precedente. Questa categoria è stata ancora una volta la più popolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Europa meridionale e in Cina. Tuttavia, in quattro mercati europei – Germania, Svizzera, Austria e Paesi Bassi – relativamente poche aziende hanno indicato l’etica come valore, forse partendo dal presupposto che l’onestà e l’integrità sono prerequisiti non negoziabili. Quest’anno i valori legati al pensiero globale e a lungo termine, nonché alla scienza e alla tecnologia, sono stati nettamente superiori. Sebbene queste categorie fossero relativamente poco diffuse tra le aziende mondiali, entrambe hanno registrato un aumento significativo del numero di menzioni. Solo il 10% delle aziende ha fatto riferimento al pensiero globale a lungo termine, ma si tratta di un numero doppio rispetto all’anno precedente. La scienza e la tecnologia sono state citate solo dal 6,4% delle aziende, anche se la categoria ha registrato il secondo aumento più consistente, con un incremento del 45%. 

Nuove assunzioni, le aziende le vogliono green

Nel 2021 sono tornati a crescere gli investimenti sostenibili delle imprese. Lo rileva, con numeri e fatti, l’ultima edizione del volume “Le competenze green” del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL, realizzata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne. In base ai dati raccolti, emerge in particolare che competenze specifiche nell’ambito della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico saranno fondamentali per emergere nel mercato del lavoro. 

I trend del 2021

Qualche dato riferito al 2021: le imprese hanno richiesto al 76,3% delle assunzioni programmate – pari a oltre 3,5 milioni di posizioni – competenze green, e nel 37,9% dei casi con un grado di importanza per la professione elevato. Il 2021, infatti, ha registrato il recupero degli investimenti delle imprese nella Green Economy: il 24,3% delle aziende dell’industria e dei servizi ha investito in tecnologie e prodotti green (+3 punti percentuali rispetto al 2019) e il 52,5% ha investito in competenze green, ripristinando la dinamica positiva che si osservava prima della pandemia. Questi risultati sottolineano l’impegno delle imprese verso la transizione green, fattore  ancor più strategico oggi, con la guerra in Ucraina, per superare le tensioni nel campo energetico dell’approvvigionamento delle materie prime.

Competenze green, i settori dove sono più richieste 

La domanda di competenze per la transizione verde pervade l’intera economia, sebbene con diversi gradi di intensità. Per l’industria, si evidenzia un’elevata richiesta di competenze green nel settore dell’estrazione minerali (sono necessarie per il 79,7% degli ingressi programmati), nel comparto del legno e del mobile (78,8%), nelle costruzioni (78,6%), nelle industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere (78,5%), per le public utilities (77,8%) e per la meccanica (76,8%). Nei servizi si rileva altrettanto strategica la green skill per la formazione (richieste all’84,6% delle entrate), commercio e riparazione autoveicoli e motocicli (84,4%), servizi avanzati e di supporto alle imprese (81,1%) e alloggio, ristorazione e turismo (80,9%).  Ma tali competenze sono essenziali per gran parte dei mestieri legati al comparto dell’edilizia, quali ad esempio i tecnici e ingegneri delle costruzioni civili (competenze richieste con elevata importanza al 78,6% e al 71,2% delle entrate) e i tecnici della gestione dei cantieri edili (55%), chiamati a operare sia per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio già esistente, sia nella progettazione e costruzione di nuovi edifici ecosostenibili. Ma sono anche fondamentali per l’obiettivo assunzione di ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (64,5%), tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (57,8%), spedizionieri e tecnici della distribuzione (56,4%), tecnici chimici (52,6%).

Caldaia pressione a zero cosa fare

Una delle cose che facciamo bene ad effettuare periodicamente per la corretta manutenzione dei dispositivi di casa è quella di fare dei controlli di base, che hanno una importanza indicativa non indifferente.

Per quel che riguarda la caldaia ad esempio, uno dei controlli che dobbiamo fare almeno una volta alla settimana è quello di verificare la pressione dell’acqua.

Essa si può facilmente leggere sull’apposito indicatore nella parte frontale della caldaia, in cui è presente un indicatore che mostra la pressione dell’acqua della caldaia in tempo reale.

Per quel che riguarda la pressione di esercizio ideale, possiamo dire che questa varia da modello a modello e che è necessario consultare il libretto di istruzioni della propria caldaia per sapere quale sia il livello corretto.

Solitamente comunque, una pressione che è all’interno di un intervallo compreso tra 1,4 e 1,6 bar è assolutamente nella norma.

Nel caso in cui si debba invece riscontrare che la propria caldaia abbia una pressione che addirittura superi i 2 bar o che al contrario sia inferiore ad un bar, in quel caso si rende necessario chiamare rapidamente un tecnico e verificare il motivo di questa anomalia.

Chiaramente lo stesso dicasi quando la pressione della caldaia è a zero.

Perchè la pressione della caldaia è a zero?

In questo caso, il fatto che la pressione dell’acqua sia a 0 sta ad indicare che nel circuito non c’è praticamente quasi più acqua. Ciò significa che dovrebbe esserci una perdita da qualche parte nel circuito.

In alcuni casi puoi essere tu stesso ad aver causato la diminuzione della pressione della caldaia effettuando l’operazione di spurgo o sfiato dei radiatori.

Questa operazione si effettua semplicemente andando ad agire con un cacciavite sulla apposita valvola di sfogo facendo uscire l’eventuale aria presente nel circuito.

Questa operazione va effettuata fin quando dal radiatore non comincia a fuoriuscire dell’acqua, la quale è più pesante dell’aria e dunque certifica che all’interno del termosifone non sia più presente dell’aria.

Tale operazione riesce a far diminuire la pressione della caldaia. Per questo motivo, se la si è effettuata da poco, potrebbe essere responsabile del crollo della pressione del nostro dispositivo.

Cosa fare quando la pressione della caldaia è a zero?

Nel caso in cui la pressione della caldaia sia scesa zero, la prima cosa da fare è farla risalire.

Tutto quello che puoi provare a fare è innanzitutto visionare il manuale rilasciato dalla casa produttrice e verificare quali siano le operazioni da effettuare per far risalire la pressione.

Di norma, quel che si fa per farla risalire è immettere dell’acqua all’interno dell’impianto. Ciò può essere fatto semplicemente azionando l’apposito rubinetto che è posto proprio nella parte inferiore della caldaia.

Esso è collegato alla rete idrica dell’appartamento ed è sufficiente aprirlo per fare in modo che entri dell’acqua all’interno del circuito. Nel momento in cui la pressione dell’acqua arriva a 1,5 bar è possibile chiudere nuovamente il rubinetto cosicché non ne entri dell’altra.

Conclusione

Nel caso in cui nei giorni a seguire dovesse presentarsi nuovamente lo stesso problema, molto probabilmente il motivo è la presenza di una perdita dell’impianto o potrebbe essere anche il boiler della caldaia a non funzionare più correttamente.

In questo caso, devi valutare se possa essere conveniente dal punto di vista economico far effettuare una riparazione o se sia più conveniente procedere direttamente con la sostituzione caldaia.

In questo caso potresti approfittarne per passare direttamente ad un modello superiore, più efficiente anche dal punto di vista dei consumi e al tempo stesso in grado di garantire prestazioni superiori.