In Italia il mercato della Smart Home vale 770 milioni di euro

Gli italiani sono fan della Smart Home, tanto che oggi il tasso di crescita di questo settore posiziona il Belpaese al primo posto fra gli stati europei. E’ uno dei dati contenuti nella ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

I numeri Smart in Italia

Nel 2022 questo comparto, nel nostro paese, segna una crescita del +18% rispetto al 2021, raggiungendo quota 770 milioni di euro. Un tasso di crescita più alto di quella degli altri Paesi europei, superiore a quello registrato in Spagna (+10%, 530 milioni di euro), Regno Unito (4 miliardi di euro, +4,1%) e Francia (1,3 miliardi, +2%), mentre è in calo la Germania (-5%, 3,7 miliardi). Se la crescita percentuale pone l’Italia in cima alla classifica dei Paesi europei, lo stesso non si può dire guardando alla spesa pro capite, pari a “soli” 13 €/abitante. L’Italia rimane ben distante da USA (59,6 €/abitante), Regno Unito (61,6 €/abitante) e Germania (44,5 €/abitante), mentre si avvicina alla Francia (19,5€/abitante).

Il “peso” della mancanza di materie prime  

L’espansione del mercato avrebbe potuto essere ancora più elevata (+33%) senza la carenza di semiconduttori e di materie prime dovuta all’instabilità economica e politica internazionale. Il mercato italiano è guidato da caldaie, termostati e condizionatori connessi per riscaldamento e climatizzazione (155 milioni di euro), seguito da soluzioni per la sicurezza (150 milioni di euro), elettrodomestici connessi (140 milioni) e da smart speaker (137 milioni), oltre a lampadine, casse audio, smart plug, serie civili e dispositivi per gestire tende e tapparelle da remoto.

L’attenzione al risparmio energetico

Il rincaro del costo dell’energia ha spinto gli italiani a porre maggiore attenzione al risparmio energetico: il 91% è attento a risparmiare all’interno della propria abitazione. E l’utilizzo dei dispositivi di Smart Home potrebbe contribuire a ridurre i consumi energetici annuali di ben il 23% per il riscaldamento, del 20% per la componente elettrica. Un risparmio che vale circa 330 euro l’anno per un bilocale di 70 mq, fino a 460 euro per un trilocale di 110 mq. Tuttavia, tra i consumatori, il nesso tra “risparmio energetico” e “tecnologia smart” non è ancora ampiamente noto: gran parte degli italiani, per risparmiare energia, adotta comportamenti virtuosi (81%) o acquista dispositivi ed elettrodomestici che consumano meno (42%), mentre sono ancora pochi quelli che sfruttano gli oggetti smart per il monitoraggio dei consumi in tempo reale (17%), che gestiscono tramite scenari riscaldamento e raffrescamento (11%), ancora meno quelli che gestiscono sistemi di accumulo e autoproduzione da fonti rinnovabili (4%) o attivano servizi per ottimizzare i consumi (2%).

I cinque Life trend del 2023? Dalla permacrisis all’intelligenza artificiale

Lo ha rivelato Accenture nel suo rapporto “Life Trends 2023”: la tecnologia, sempre più accessibile, entrerà a pieno titolo nelle nostre vite. E per le aziende e la loro leadership è necessario prepararsi a modificare i modelli di business, per mantenere il passo con il cambiamento dei comportamenti dei clienti, che trovano sempre più valore nelle nuove tecnologie emergenti. Costruito sull’eredità di 15 anni di Fjord Trend, questo rapporto – ora intitolato Accenture Life Trends 2023 – identifica cinque macro-movimenti globali del comportamento umano che plasmeranno il business, la cultura e la società nel prossimo anno.

Dalla crisi permanente alla necessità di appartenere a un gruppo 

Le tecnologie emergenti – tra cui l’intelligenza artificiale, il web3 e la tokenizzazione – stanno dando il via ad una nuova era per la creatività, la società e la privacy. E in questa direzione si inseriscono i trend identificati da Accenture per il 2023. La prima tendenza è la crisi permanente. Ci stiamo cioè abituando a vivere in una permacrisis, con il mondo che va da una catastrofe all’altra. Però, come l’umanità fa da millenni, le persone si adattano all’instabilità, oscillando tra quattro possibili risposte: lotta, fuga, concentrazione e immobilità, scelte che influenzeranno gli acquisti e il modo in cui considerano i brand e i loro dipendenti – e le aziende devono essere pronte. Il secondo trend è legato a doppio filo al primo. In un mondo instabile, le persone cercano infatti luoghi/gruppi, a cui sentono di appartenere. Di conseguenza, i brand moderni saranno costruiti prima di tutto come comunità, ridisegnando la fedeltà e il coinvolgimento con il marchio, sfruttando proprio le nuove tecnologie.

I benefici intangibili del lavoro e la creatività dell’intelligenza artificiale

Mentre continua il dibattito sul ritorno in ufficio, tutti hanno sentito la perdita dei benefici intangibili dell’ufficio, come gli incontri casuali con i colleghi e il rapporto con i giovani talenti. Ora le conseguenze di questa perdita diventano chiare. Senza il coinvolgimento personale, le aziende rischiano di perdere mentorship, innovazione, cultura e capacità di inclusione. È ora che i leader ricomincino a pensare a un piano che offra benefici a dipendenti e aziende. Quarto trend, l’intelligenza artificiale: ormai le reti neurali sono disponibili per creare linguaggi, immagini e musica con pochissimo sforzo e senza il bisogno di competenze tecniche. Anche gli sviluppi nell’ambito dell’IA stanno arrivando sul mercato a una velocità sorprendente. In scala, si tratta di una svolta incredibile per la creatività. Le aziende devono considerare come distinguersi nel marasma di contenuti generati dall’IA e come utilizzare l’IA per migliorare la velocità e l’originalità dell’innovazione.

Dati personali protetti con i portafogli digitali 

La tecnologia aiuterà anche a risolvere a delicata questione dei dati personali. La trasparenza e la fiducia nelle esperienze dei brand online stanno di pari passo rapidamente diminuendo. Ma il controllo dei propri dati potrebbe presto tornare agli utenti. I portafogli digitali contenenti token (che rappresentano metodi di pagamento, documenti d’identità, carte fedeltà e altro ancora) consentiranno alle persone di decidere quanti dati condividere con aziende e perfino di venderli a queste ultime. Questa è un’ottima notizia per i brand: i dati che le persone forniranno direttamente saranno ancora più preziosi delle informazioni di terze parti, che non saranno più raccolte in un mondo senza cookie.

Maternità obbligatoria: nel 2023 anche in smart working

L’ultima la legge di bilancio ha previsto alcune novità in materia di congedo di maternità per le lavoratrici italiane, tra le quali la possibilità di fruire del congedo di maternità anche in modalità di smart working, a condizione però che sia possibile svolgere la propria attività lavorativa in modalità agile. La maternità obbligatoria è un periodo di astensione dal lavoro al quale le donne lavoratrici hanno diritto durante la gravidanza e il puerperio, il periodo successivo al parto. Nel nostro paese la legge garantisce il congedo di maternità obbligatorio di 5 mesi per le lavoratrici dipendenti, a cui si possono aggiungere appunto altri 3 mesi di congedo opzionale.

Anche i padri hanno diritto a 5 giorni di congedo retribuito

Il congedo di maternità obbligatorio ha una durata di 5 mesi, e può essere fruito dalla lavoratrice a partire dal giorno precedente al parto fino al compimento dei tre mesi di vita del bambino. La lavoratrice ha inoltre la possibilità di scegliere di fruire di un congedo opzionale di ulteriori 3 mesi, sempre a condizione che il periodo complessivo di assenza non superi gli 8 mesi. Le novità introdotte dalla legge di bilancio prevedono, oltre alla possibilità per le lavoratrici dipendenti di fruire del congedo di maternità anche in modalità di smart working, quella di estendere ai padri lavoratori dipendenti la possibilità di fruire di 5 giorni di congedo retribuito in caso di parto o adozione.

Come richiedere l’indennità di maternità?

Durante il congedo di maternità obbligatorio, la lavoratrice ha diritto a un’indennità di maternità erogata dall’Inps. L’importo di tale indennità è pari al 100% della retribuzione lorda da lavoro dipendente, e viene corrisposta per un massimo di 5 mesi per il congedo obbligatorio e per altri 3 mesi per il congedo opzionale. Per richiedere il congedo di maternità la lavoratrice deve presentare all’Inps la relativa domanda utilizzando il modello SR163 entro il 180° giorno precedente la data prevista del parto. La domanda va presentata anche in caso di adozione o affidamento preadottivo, e deve essere accompagnata da una certificazione medica che attesti la gravidanza, o l’imminente adozione.


Quali agevolazioni sono previste durante, e al rientro dal congedo

Durante il congedo di maternità, la lavoratrice ha diritto a conservare il posto di lavoro e a ricevere l’indennità di maternità come previsto dalla legge. Tuttavia, è tenuta a comunicare tempestivamente al datore di lavoro eventuali variazioni della data del parto o del rientro al lavoro. Le lavoratrici madri hanno diritto ad alcune agevolazioni durante e al rientro dal congedo di maternità. Ad esempio, hanno diritto a usufruire di un orario di lavoro part-time fino al compimento dell’anno di vita del bambino, anche se non hanno mai lavorato part-time in precedenza. Inoltre, possono richiedere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in un rapporto di lavoro a tempo parziale, sempre fino al compimento dell’anno di vita del bambino.

Ebook: la lettura digitale in Italia cresce del 62%

Anche nel 2022 la lettura, soprattutto quella digitale, ha ricoperto un ruolo da protagonista nella quotidianità degli italiani. Dopo un significativo incremento di lettori a partire dalla pandemia, anche quest’anno il trend si conferma in forte crescita. Il 2022, infatti, è stato un anno importante per libri e audiolibri, e il tempo totale dedicato alla lettura da parte degli italiani ha raggiunto l’equivalente di 1800 anni, registrando un incremento medio del 62% rispetto all’anno precedente. E se dovessimo combinare lettura e ascolto digitale, si arriverebbe a ben 982 milioni di minuti totali.  Ma le ultime tendenze del mondo editoriale arrivano anche dai social. È quanto rivela il Book report annuale di Rakuten Kobo, rifpiattaforma di ebook e lettori di libri digitali.

Con la pandemia sono aumentati i lettori di libri

“Gli ultimi due anni sono stati una corsa sfrenata sia per i lettori sia per le librerie – ha dichiarato Michael Tamblyn, ceo di Rakuten Kobo -. Nel 2022 le restrizioni Covid si sono allentate, i lettori hanno ricominciato a uscire di casa e Kobo, in qualità di libreria digitale, ha assistito ad alcuni interessanti cambiamenti e nuovi trend nei comportamenti di lettura a livello globale”. 

Il ruolo centrale dei social

Se si analizzano i momenti della giornata in cui si legge di più, la situazione varia a seconda della zona d’Italia in cui si vive. A Padova e a Torino, ad esempio, si legge di più durante l’ora del tè, ovvero vero le 16-17, a Roma e Firenze invece si preferisce l’orario dell’aperitivo (19-20), e a Milano, Genova e Treviso il momento preferito per la lettura è quello post cena, prima di andare a dormire (22-23).
Secondo il Kobo Book Report 2022, anche i social, e in particolare TikTok, hanno giocato un ruolo centrale nello sviluppo dei trend e nella crescita delle vendite Kobo. La piattaforma più usata dalla Gen Z continua infatti a conquistare l’industria editoriale, e sono i consigli degli influencer presenti sulla piattaforma a guidare le tendenze di lettura in Italia.

La Top ten degli ebook più venduti in Italia nel 2022

Ma quali sono gli ebook più venduti nel 2022? La classifica dei dieci ebook più venduti in Italia su Kobo,  riferisce Adnkronos, quest’anno vede in testa ‘Il caso Alaska Sanders’, di Joël Dicker, seguito da ‘I bambini silenziosi’, di Patricia Gibney, e da ‘Non è un paese per single’, di Felicia Kingsley al terzo posto. La classifica continua con, al quarto posto, ‘Violeta’, di Isabel Allende, al quinto ‘Le ossa parlano’, di Antonio Manzini, al sesto ‘Rancore’, di Gianrico Carofiglio, al settimo ‘Incidente Franciacorta’, di Rebecca Quasi, all’ottavo ‘Il codice dell’illusionista’, di Camilla Läckberg, e al nono ‘La carrozza della Santa’, di Cristina Cassar Scaliai. Chiude la Top ten degli ebook più venduti ‘L’inverno dei Leoni’, di Stefania Auci.

Addio allo smartworking, ma più attenzione all’igiene sul luogo di lavoro

Nel post-Covid lavorare in strutture quali bar-ristoranti, hotel e alberghi, Rsa, palestre e spa, uffici e punti vendita, richiede necessariamente la presenza in loco. Per l’85% dei manager che lavorano in queste strutture lo smartworking è infatti un lontano ricordo. Si tratta dei risultati di un sondaggio commissionato da Initial a BVA-Doxa per esplorare i temi del wellbeing, dell’igiene, della sicurezza e della sostenibilità negli ambienti di lavoro Per l’80% degli intervistati l’elemento più importante per migliorare igiene, sicurezza e wellbeing sul posto del lavoro riguarda una maggiore igiene delle superfici, spazi e bagni dotati di comfort, dispenser di saponi e carta. Al secondo posto (47%), i purificatori d’aria, particolarmente importanti per Rsa (60%) e palestre/spa (59%), e al terzo l’ammodernamento degli spazi comuni (42%) e la profumazione degli ambienti (40%). In questo caso si rilevano valori più elevati per Rsa (55%) e palestre/spa (47%).

Aumenta l’attenzione al workplace wellbeing

Il tema del workplace wellbeing è molto importante per il 71% degli intervistati, in particolare, presso hotel (83%), Rsa (82%) e palestre/spa (80%). Sembra inoltre che l’attenzione al wellbeing sia decisamente aumentata (60% molto e 31% abbastanza) in seguito alla pandemia, in particolar modo presso hotel/alberghi (81%). Per migliorare il benessere sul luogo di lavoro gli interventi principali sono stati la purificazione dell’aria (54%), l’ampliamento e la ridefinizione degli spazi (37%), l’ergonomicità delle postazioni (30%), l’introduzione di piante e di nuovi elementi d’arredo (27%), e la creazione di zone relax (22%).

L’inquinamento indoor non è più un tabù

La maggior parte degli intervistati ha sentito parlare di inquinamento indoor, e solo il 5% dichiara di non essere attento al tema. Tra gli intervistati, infatti, è ben radicata la consapevolezza che l’inquinamento interno sia superiore (46%) o uguale (18%) a quello esterno, ma solo il 22% degli intervistati è informato sui misuratori di qualità dell’aria interna, dati ovviamente molto diversi per Rsa e hotel. Se il tema inquinamento indoor è un tabù che sta cadendo, quali sono gli elementi ritenuti più importanti per migliorare la gradevolezza degli ambienti? Al primo posto l’igiene di sanitari (96%) e superfici (95%), ma anche aria pulita (91%), igiene delle apparecchiature (86%), dei cestini (79%), e una maggior frequenza delle disinfezioni (80%). Seguono, le cassette di primo soccorso (63%) e la presenza di verde (35%).

La sostenibilità al lavoro è soprattutto “differenziata”

In seguito alla pandemia, riporta Adnkronos, si evidenzia un aumento anche dell’attenzione alla sostenibilità negli ambienti di lavoro, che si declina in una grande importanza attribuita alla raccolta differenziata (81%), e seppur in misura inferiore, alla scelta di prodotti ecologici e certificati (53%), una maggiore sensibilizzazione sui temi della sostenibilità (50%), oltre alla scelta di fornitori certificati (52%) e partner/fornitori con approccio green e sostenibile (42%). Aspetti che in alcune aziende tra quelle intervistate risultano già in essere o in programma per il prossimo futuro.

Podcast: il 36% dei giovani li ascolta 

I podcast sono molto amati dai giovani, e prediletti dal 36% degli appartenenti alla Generazione Z. Lo smartphone è lo strumento preferito per ascoltare i podcast (63% vs ascolti da PC 36%), così come gli audiolibri (66% smartphone e 30% PC). Quanto a musica e playlist, dopo lo smartphone, si conferma un ascolto maggiore su PC, TV o soundbar. In particolare, il PC viene utilizzato dal 35% degli uomini e dal 28% delle donne, mentre la TV principalmente dagli uomini (30% vs donne 22%), come la soundbar (18% vs 12%). È quanto emerge dall’ultimo Trend Radar di Samsung, condotto per monitorare il mercato locale e scoprire di più sulle abitudini degli italiani.

A casa e sullo smartphone

Per quanto riguarda luoghi e occasioni di ascolto, la casa è il luogo maggiormente apprezzato per ascoltare i contenuti preferiti. Tra le mura domestiche, il 78% ascolta musica e playlist, il 73% audiolibri e il 68% podcast.
“Quando si ascolta un podcast si è molto più attenti rispetto a quando si guarda uno show in TV – spiega Francesco Cordani, Head of MarCom Samsung Electronics Italia -. Intanto perché la maggior parte delle persone li ascolta da casa, moltissimi su smartphone, quindi è un’esperienza molto personale – continua Cordani -. Tuttavia, sta crescendo l’uso di altri dispositivi per la fruizione di podcast, come gli smart speaker o le TV”.

Una fonte di informazione

I podcast sono una valida modalità per approfondire diversi temi per l’89% degli italiani, e la principale fonte di informazione su notizie di attualità (26%), soprattutto dalla fascia 55-64 anni (34%) e dagli under 24 (33%).
L’ascolto della radio aumenta invece all’aumentare dell’età: i principali fruitori di contenuti radiofonici hanno un’età compresa tra 45-54 anni (oltre l’89%).
“La tecnologia ha aiutato e stimolato la fruizione della radio da parte delle nuove generazioni: la creazione di app è adatta a loro perché sono nativi digitali – aggiunge Cordani -. In passato molti accendevano la radio e la lasciavano in background, mentre oggi c’è più interesse in particolare alle trasmissioni, siamo noi a creare il nostro palinsesto, grazie all’on demand”.

Raccontare microstorie che rendono il prodotto utile nella realtà

Il 3 ottobre ha debuttato la terza serie di podcast prodotta da Samsung, Generazione Wi-Fi . che ha l’obiettivo di esplorare il punto di vista della GenZ su argomenti come musica, fashion, innovazione e intrattenimento. Cinque episodi condotti dallo speaker radiofonico Jody Cecchetto con una tematica diversa ogni settimana, riferisce Adnkronos. Questo terzo esperimento si rivolge ai Millennials e alla GenZ affrontando argomenti come fashion, k-pop e tecnologia, e nel futuro di Samsung ci saranno altri contenuti italiani. “Il nostro obiettivo è partire da un concetto strategico di mercato e calarlo in una realtà che dia effetti visibili in Italia – puntualizza Cordani -. Così riusciamo a essere più rilevanti nel mercato locale: raccontando le microstorie che rendono il prodotto utile nella realtà”.

Pensiero critico: la tecnologia può aiutare a “recuperarlo”?

Secondo il Think Report, realizzato da Lenovo su oltre 5.700 persone provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone, solo il 34% dichiara di dedicare ‘tutto’ o ‘la maggior parte’ del tempo a pensare in modo chiaro e produttivo. Il 75% dei decision maker IT afferma che i colleghi hanno difficoltà a pensare in modo chiaro e produttivo, il 64% ritiene di dipendere dal pensiero pratico o di ‘sopravvivenza’, e che la capacità di pensare rapidamente e in multitasking comporti una mancanza di pensiero innovativo e concreto. Di fatto, i cambiamenti sociali degli ultimi due anni hanno comportato in molti lavoratori una perdita di produttività di circa due ore al giorno. La ‘colpa’ è principalmente del burnout, dello stress e dell’affaticamento mentale.

Pensare in modo profondo e produttivo aiuta a prendere decisioni migliori

“È stato illuminante constatare che a livello globale le persone ritengano che il progresso della società sia a rischio a causa della difficoltà di sviluppare un pensiero critico”, commenta Emily Ketchen, VP e CMO di Intelligent Devices Group, Lenovo.
Nonostante molti intervistati abbiano dichiarato di fare fatica a sviluppare un processo di pensiero critico, si comprendono i benefici che provengono dalla capacità di portare a un livello superiore la propria capacità di ragionamento. Il 65% ritiene che pensare in modo chiaro, profondo e produttivo aiuta a prendere decisioni migliori.

Qual è l’orario giusto per pensare “meglio”?

Gli orari in cui si sviluppa il pensiero produttivo variano notevolmente a seconda della provenienza degli intervistati, e non sempre coincidono con la tradizionale giornata lavorativa. Il 37% degli intervistati negli Stati Uniti e il 24% nel Regno Unito preferisce la sera tardi o la mattina presto, il 25% dei giapponesi la metà mattina, mentre il 35% dei tedeschi sceglie la sera. In generale, il primo requisito indispensabile per pensare meglio è un ambiente tranquillo, e gli intervistati dichiarano che le tecnologie di cancellazione del rumore sono le più apprezzate per aiutare a riflettere in modo approfondito.

Tecnologia, un’alleata per dipendenti e organizzazioni

Imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, stabilendo limiti, circoscrivendo le distrazioni e riducendo il disordine delle informazioni, può aiutare ad avere abitudini di pensiero migliori, riporta Adnkronos. Inoltre, molti ritengono che la semplificazione dei compiti potrebbe aiutare a pensare meglio, e se il 40% degli intervistati in Germania vorrebbe imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, il 39% negli Stati Uniti vorrebbe porre limiti all’uso della tecnologia.
Ma la maggioranza dei decisori IT è ottimista riguardo alla tecnologia e al modo in cui consente a dipendenti e organizzazioni di pensare in modo chiaro.
Che si tratti di rispettare le scadenze, della necessità di far collaborare le persone all’interno dell’azienda o dell’opportunità di inventare, oltre il 60% degli intervistati crede che la tecnologia aiuti a impegnarsi in un pensiero critico, riflessivo, e collaborativo.

Smartphone, spedizioni globali a -12,9% 

Nel primo trimestre del 2022, la diffusione del Covid-19 in Cina ha avuto un impatto negativo sulla domanda di smartphone. Questo perché il governo cinese ha bloccato le principali città, e ciò ha comportato una forte diminuzione delle spedizioni da parte delle aziende cinesi, che dipendono fortemente dalla domanda interna. Secondo il rapporto di Omdia 1Q22, nel primo trimestre del 2022 le spedizioni di smartphone sono diminuite globalmente del 12,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il rapporto ha anche rivelato che nei primi tre mesi del 2021, le spedizioni di smartphone hanno registrato 308,0 milioni di unità, e che il trend di crescita negativo è seguito anche negli ultimi tre trimestri consecutivi.

Le variazioni per Samsung, Apple e Xiaomi

In pratica, le spedizioni da parte dei produttori cinesi sono diminuite drasticamente a causa del rallentamento del mercato interno cinese. Ulteriori approfondimenti dal rapporto hanno mostrato che Samsung ha spedito un totale di 73,8 milioni di smartphone. Si tratta di una diminuzione del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma di un aumento del 6,8% rispetto al trimestre precedente. Apple invece ha spedito un totale di 56,4 milioni di unità, e il volume delle spedizioni è aumentato del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Solo per Honor e Realme aumentano i volumi spediti

Quanto agli altri maggiori produttori di smartphone, Xiaomi ha spedito 42,4 milioni di unità nel primo trimestre 2022, 7,1 milioni in meno rispetto ai 49,5 milioni di unità dello scorso anno. Oppo e Vivo, che dipendono fortemente dal mercato interno cinese, hanno spedito rispettivamente 25,3 milioni e 24,1 milioni di smartphone, un calo del 33,1% e del 36,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, Honor ha spedito 15,2 milioni di unità nel primo trimestre, con un aumento del 322,2% e dell’1,3% rispetto all’anno precedente e al trimestre precedente, e Realme ha spedito 14,6 milioni di unità, con un aumento del 17,7% su base annua.

Prosegue il blocco delle principali città cinesi. Ma c’è anche la crisi Ucraina

Il blocco delle principali città cinesi, riporta Italpress, sta continuando anche nel secondo trimestre del 2022, e l’invasione russa dell’Ucraina dovrebbe avere un impatto negativo sulla domanda di smartphone, in quanto colpisce direttamente o indirettamente non solo questi due paesi, ma anche altre regioni. Si teme quindi che questi fattori nel prossimo futuro influenzeranno negativamente la domanda complessiva, che avrebbe dovuto riprendersi con l’attenuarsi delle misure per il contenimento del Covid-19.

Sonno e idratazione: bere acqua fa dormire meglio

L’idratazione permette di ridurre i livelli di ansia e stress, e mitiga i disturbi del sonno perché contribuisce a garantire un riposo ristoratore. Assumere la giusta quantità di liquidi è infatti uno degli elementi fondamentali per dormire bene. Una dormita prolungata, serena e rilassante, aiuta ad affrontare meglio la giornata, e migliora la qualità della vita. Il sonno infatti è indispensabile per la sopravvivenza dell’organismo e per l’equilibrio psico-fisico. Al contrario, notti insonni possono portare alla disidratazione, come dimostra lo studio Short sleep duration is associated with inadequate hydration, condotto su circa 20.000 giovani adulti in buona salute e pubblicato sulla rivista Sleep. 
Di fatto, le persone che durante il test dormivano solo sei ore per notte hanno presentato un tasso più alto di disidratazione rispetto a coloro che ne dormivano otto.

La vasopressina interferisce nel ritmo circadiano

Dall’analisi delle loro urine, è emerso che i valori elevati di densità urinaria (maggiori di 1.020 g/ml) e di contenuto salino (maggiore di 831mOsm/kg) provano una scarsa idratazione, e portano a una conseguente riduzione della durata del sonno di circa due ore. La causa di questa reazione è la modifica nel rilascio dell’ormone antidiuretico, cioè la vasopressina, che interferisce nel ritmo circadiano (cioè il nostro orologio biologico nell’arco di 24 ore) e nel risveglio. Quando siamo disidratati, il nostro organismo cerca di difendersi producendo vasopressina per non perdere liquidi, influendo però sul risveglio anticipato. Ne consegue che chi beve troppo poco ha una scarsa qualità del sonno.

Il sonno è salute

“Quando dormiamo il corpo attraversa molteplici e complessi processi per ristorare la salute generale dell’organismo – spiega il professor Umberto Solimene, Presidente FEMTEC, Direttore Centro Referenza Medicina Integrata dell’Organizzazione Mondiale della Sanità presso l’Università di Milano ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino -. Dormendo la quantità raccomandata di ore, che varia da persona a persona e in base all’età, permettiamo a questi processi di svolgersi al meglio e al ritmo circadiano di gestire la quantità di liquidi presenti nel corpo”.

L’importanza di mantenersi idratati durante il giorno

La disidratazione può causare anche stanchezza e affaticamento, che si manifestano con sintomi come mal di testa e crampi muscolari, rendendo più difficile addormentarsi e impattando negativamente sulla qualità del sonno. Un riposo interrotto e frammentario dovuto alla disidratazione può avere ripercussioni anche sui livelli di attenzione e concentrazione e sull’umore durante il giorno successivo.
“Una buona abitudine, pertanto, può essere quella di mantenersi correttamente idratati durante tutto l’arco della giornata, bevendo acque minerali ad alto contenuto di oligoelementi, che aiutano il regolare ciclo veglia-sonno – prosegue il professor Solimene – per evitare di incorrere nella disidratazione notturna che impatta negativamente sulle fasi del nostro riposo”.

No Food: 10 tendenze e nuovi fenomeni di consumo

La pandemia sta cambiando anche il No Food. A cominciare dal carrello della spesa: la minor vita sociale ha tagliato infatti molte esigenze degli italiani, facendo diminuire la spesa per prodotti come rossetti, sneaker e ferri da stiro. Di contro, la maggior vita domestica ha spronato l’acquisto di altri prodotti, come tagliacapelli, macchine per il caffè e barbecue. L’home working, inoltre, ha imposto nuove esigenze, che hanno attutito il calo storico di comparti come cancelleria e tessile casa. L’Osservatorio Non Food 2021 di GS1 Italy ha stilato il decalogo delle tendenze e dei fenomeni di consumo per il settore No Food. Si tratta di trend che a volte non rimangono confinati all’interno di un singolo comparto, rappresentando tendenze di fondo comuni. Che impattano, in modalità diverse, tutto il mondo del largo consumo non alimentare.

Edutainment, commercio urbano centrale, luxury shopping

In cinque anni l’edutainment è passato dal 3,2% al 4,9% di incidenza sul totale dei consumi Non Food in Italia, e oltre la metà delle vendite è realizzata online. Ma il commercio urbano centrale resta ancora il più rilevante tra le sei tipologie di agglomerazioni commerciali classificate dall’Osservatorio. Con la pandemia ha visto infatti la riscoperta da parte degli italiani, e non solo per ragioni di comodità, ma anche perché ha saputo rispondere in modo più efficace alle nuove esigenze. Il ritorno all’essenzialità e la riduzione degli acquisti voluttuari hanno poi penalizzato i beni di lusso. Ma sul luxury shopping ha avuto un impatto negativo anche il crollo del turismo straniero.

Centri commerciali, e-commerce, distribuzione alternativa

D’altronde, le misure sanitarie hanno penalizzato anche i centri commerciali e accelerato il loro processo di cambiamento. Nel post Covid-19 sarà quindi ancora più importante riposizionarsi come luoghi di ristoro ed entertainment, e non solo di shopping. Le limitazioni agli spostamenti e i timori sanitari hanno poi spinto l’e-commerce: le vendite online hanno guadagnato quota e valore in tutti i comparti del Non Food, con performance di spicco nell’elettronica di consumo e nei piccoli elettrodomestici, dove il web è diventato il primo canale di vendita. Accelera poi la crescita delle forme di distribuzione alternativa, come le vendite a domicilio o per corrispondenza, e quelle realizzate nei distributori automatici e nelle cosiddette ‘tabelle speciali’ (tabaccherie, stazioni di carburanti e farmacie).

Negozi specializzati, piccoli centri urbani, e blogger

Negozi di ottica e computer shop, mobilifici e ferramenta, garden center e autofficine sono invece alcuni negozi specializzati che stanno dimostrando di saper resistere all’evoluzione dei consumi non alimentari. E se uffici chiusi e lavoro da casa hanno penalizzato le attività commerciali nei business district, il permanere dello smart working potrebbe portare alla rivitalizzazione stabile dei centri di minori dimensioni. Ma se 88 italiani over 14 su 100 sono internauti, e amano soprattutto i social, si tratta di un trend che i retailer del Non Food hanno ben intercettato.  Emblematici sono i casi dell’ottica e dei libri non scolastici, dove l’aumento delle vendite online è stato sostenuto da influencer e blogger.