Nuove aliquote Irpef: cosa cambia dal 2024? 

Dal 1° gennaio 2024, entrano in vigore le nuove aliquote dell’Irpef, caratterizzate dall’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sotto un’unica aliquota del 23%. Questa riforma fiscale non solo modifica l’importo delle tasse, ma introduce anche importanti cambiamenti nelle detrazioni, equiparando quelle da lavoro dipendente a quelle da pensione.

Equiparazione delle detrazioni: lavoro dipendente e pensione

Una delle principali novità riguarda l’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente a quelle da pensione. A partire dal prossimo anno, le detrazioni per i lavoratori subordinati aumentano da 1.880 euro a 1.955 euro, allineandosi a quelle precedentemente riservate ai percettori di redditi pensionistici.
Ciò implica un adeguamento della no tax area per i dipendenti, che passa dagli attuali 8.174 euro a 8.500 euro, rappresentando il reddito al di sotto del quale non è dovuta alcuna imposta.

Variazioni al sistema di calcolo

La modifica delle detrazioni influisce sull’ex bonus Renzi, applicato a redditi fino a 15.000 euro. La condizione per l’ottenimento del bonus rimane la stessa, ma si introduce un piccolo cambiamento nel calcolo. Il bonus sarà erogato quando l’imposta dovuta supera le detrazioni spettanti (1.955 euro per il 2024), a cui verrà sottratto l’importo di 75 euro, rapportato ai giorni di lavoro effettivi.
Questa variazione mantiene l’importo della detrazione a 1.880 euro, assicurando che la platea dei beneficiari del bonus Renzi rimanga invariata.

Garanzia di continuità: evitare decurtazioni salariali impreviste

L’obiettivo della riforma è garantire la continuità dei benefici del bonus Renzi, nonostante le nuove aliquote Irpef e l’aumento delle detrazioni. La variazione al sistema di calcolo è stata introdotta per evitare il rischio che i lavoratori con reddito compreso tra gli 8.174 euro e gli 8.500 euro (senza capienza fiscale dal prossimo anno) vedano la propria busta paga decurtata di 100 euro.
In questo modo, la riforma fiscale mira a mantenere la stabilità finanziaria per i dipendenti in questa fascia di reddito.

Le tre aliquote del 2024

Nel corso del 2024, dunque, c’è una significativa riforma delle aliquote dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef). In particolare, si assiste alla fusione del primo e secondo scaglione di reddito e di conseguenza, l’originaria aliquota Irpef del 25% viene eliminata, mentre le altre due rimangono inalterate. Per essere più precisi, le nuove aliquote Irpef del 2024 si suddividono come segue: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per i redditi che superano la soglia dei 50.000 euro.

Quali sono le 12 professioni del futuro?

Quali sono le 12 professioni del futuro, sulla base della rivoluzione tecnologica in corso? I profili dei lavoratori di domani sono state identificate nella ricerca “Stranger Skills” condotta da PHD Media, agenzia media, comunicazione e marketing di Omnicom Media Group.
I risultati del sondaggio coinvolgono marketer, HR & Head Hunter e futuri professionisti del settore, offrendo uno sguardo sulle potenziali evoluzioni nel mondo del lavoro.

Machine Learning Creative Producer e Creator Collaborator

Tra le professioni emergenti, si evidenziano il “Machine Learning Creative Producer” e il “Creator Collaborator”. Il primo si occupa di sviluppare creatività in modo rapido e automatico attraverso innovativi software, riducendo i tempi di produzione e migliorando le performance con il tocco umano del MLCP.
Il secondo, “Creator Collaborator”, lavora con creator e influencer per promuovere il brand, utilizzando avanzate tecnologie di comunicazione ed e-commerce.

Ci sono anche il Conversational AI Developer e il Game Commerce Expert

Altri ruoli chiave includono il “Conversational AI Developer”, che crea comunicazioni interattive utilizzando diverse tecnologie, consentendo agli utenti di interagire direttamente con personaggi pubblicitari.
Nel settore del commercio elettronico, spiccano le figure del “Game Commerce Expert” e del “Video Commerce Specialist”, che si occupano rispettivamente di sviluppare nuove forme di e-commerce nelle piattaforme di gioco online e di integrare strategie di acquisto all’interno di ambienti video.

La rivoluzione nelle HR…

La tecnologia avrà un impatto significativo anche nella gestione delle risorse umane e dell’interoperabilità delle tecnologie. Saranno richieste figure come il “Diversity, Equity & Inclusion Manager”, responsabile della promozione della diversità e dell’inclusione all’interno delle organizzazioni, e il “Technology Orchestration Professional”, con competenze tecniche per collegare attività diverse e facilitare la collaborazione tra team.

… e nella sostenibilità

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza delle professioni legate alla sostenibilità, come il “Sustainability Manager”, incaricato di monitorare gli impatti ambientali e sociali delle aziende, sviluppando strategie sostenibili per ridurre gli effetti negativi e promuovere l’etica aziendale. Infine, il “Decision Science Algorithm Trainer” sarà coinvolto nell’addestramento di algoritmi per prendere decisioni di marketing, assegnando punteggi dinamici agli utenti in base alla loro propensione all’acquisto.

Lo studio sottolinea la necessità di adattarsi a nuove competenze e abitudini, affrontando i cambiamenti epocali nel mercato del lavoro attraverso un approccio che integri creatività, tecnologia e umanesimo. In questo scenario così dinamico, la formazione continua è vista come un pilastro fondamentale per mantenere la rilevanza e la competitività.

Nel 2023 diffusi quasi 125 milioni di file malevoli. Aumentano gli attacchi tramite Microsoft Office

È stato rilasciato il Kaspersky Security Bulletin: Statistics of the Year Report, che descrive l’evoluzione del panorama delle minacce informatiche. Nel 2023 sono stati rilevati quasi 125 milioni di file malevoli, per una media di 411.000 al giorno, +3% circa rispetto al 2022.

Ma i cybercriminali nel corso dell’anno hanno adottato anche tattiche più pericolose, come l’utilizzo di backdoor per infiltrarsi nei sistemi senza essere scoperti.
Gli esperti hanno poi osservato come siano sono risultati in aumento anche alcuni tipi di minacce. Gli attacchi che utilizzano file Microsoft Office malevoli e altri tipi di documenti, ad esempio, sono in crescita di oltre il 50%.

Attenzione ai PDF di phishing

Windows è rimasto il bersaglio primario per gli attacchi informatici nel 2023, costituendo l’88% di tutti i dati con malware rilevati quotidianamente.
I gruppi di file maligni diffusi attraverso vari script e diversi formati di documenti si sono classificati tra le prime tre minacce, rappresentando il 10% di tutti i file malevoli rilevati quotidianamente.

I sistemi di rilevamento di Kaspersky hanno scoperto un incremento giornaliero piuttosto significativo dei file dannosi in vari formati di documenti, come ad esempio, Microsoft Office, PDF, per un aumento del 53% e quasi 24.000 file dannosi.
La crescita potrebbe essere connessa a un aumento degli attacchi che usano file PDF di phishing, progettati per sottrarre dati alle potenziali vittime.

Impennata backdoor, i trojan più pericolosi

I tipi di malware più diffusi continuano a essere i trojan. Quest’anno si è registrata un’impennata nell’uso delle backdoor, con una crescita da 15.000 file rilevati al giorno nel 2022 a 40.000 nel 2023.
Le backdoor si rivelano uno dei tipi di trojan più pericolosi, in quanto forniscono agli aggressori il controllo remoto del sistema delle vittime per eseguire operazioni quali invio, ricezione, esecuzione ed eliminazione di file, nonché la raccolta di dati riservati e l’attività di logging del computer.

Nuovi malware, nuove tecniche e nuovi metodi

“Il panorama delle minacce informatiche continua a evolversi, diventando ogni anno più pericoloso – commenta Vladimir Kuskov, Head of Anti-Malware Research di Kaspersky -. I cybercriminali sviluppano nuovi malware, nuove tecniche e nuovi metodi per attaccare organizzazioni e individui. Anche il numero di punti deboli riportato cresce annualmente e i criminali informatici, tra cui i gruppi specializzati in ransomware, li sfruttano senza esitare. Inoltre, la facilità di accesso al crimine informatico sta aumentando grazie alla proliferazione dell’Intelligenza artificiale – aggiunge Kuskov -. che gli aggressori utilizzano, ad esempio, per creare messaggi di phishing con testi più convincenti. In questo momento, è essenziale sia per le grandi organizzazioni sia per ogni utente adottare soluzioni di sicurezza affidabili”.

Clienti italiani disposti a cambiare brand pur di risparmiare

In tempi di difficoltà economica come quello attuale, in Italia sta emergendo una netta separazione tra i consumatori quando si tratta di fedeltà ai brand.

Quasi la metà degli italiani (48%) cerca alternative ai propri prodotti abituali per risparmiare, e il 42% rimane fedele ai propri brand, ma acquisterebbe di meno. Il 23% invece cerca di risparmiare sui prodotti alimentari, su abbonamenti e iscrizioni per poter continuare ad acquistare i propri brand preferiti.
È quanto emerge dalla ricerca ‘Redefining retail: What’s Next for Shoppers and Retailers?’, condotta da Manhattan Associates.

La sostenibilità ha un ruolo subordinato

Per il 18% degli intervistati, la sostenibilità ha la massima priorità, e per il 50% è comunque importante. Il 20% invece lo descrive come ‘bello, ma non indispensabile’, e il 7% non considera affatto questo aspetto. E quando si parla di consegna dei prodotti l’impatto ambientale gioca un ruolo importante solo per il 12%. La questione più rilevante è quella dei costi di consegna (50%), seguita dai tempi di delivery (28%) e il metodo di consegna (12%).

Tuttavia, i retailer rivelano un maggiore impegno verso la sostenibilità. Il 55% ritiene fondamentale una gestione efficiente dello stock, mentre il 51% sta adattando la propria rete di punti vendita, e per il 45% l’ottimizzazione dei resi svolge un ruolo importante per ottenere operazioni più sostenibili in futuro.

Il ruolo dei social per i retailer

Molti consumatori eseguono ricerche online prima di acquistare in store. Il 60% cerca l’offerta più vantaggiosa, mentre il 52% legge le recensioni dei prodotti che intende acquistare. Per il 50% poi è importante saperne di più sul prodotto desiderato, il 35% si accerta che il prodotto desiderato sia in stock, e il 14% prenota l’articolo per il click and collect.

In Italia quasi la metà dei consumatori predilige WhatsApp come canale di comunicazione, con un picco del 55% nella fascia di età compresa tra 25-34 anni. Opzione già proposta da più della metà dei retailer (57%), mentre un altro 27% prevede di introdurla nei prossimi 1-2 anni.

Esperienza di acquisto più ibride

Si delinea la tendenza a unificare il retail online e quello fisico. Se il prodotto non è disponibile in uno store il 49% dei retailer può verificare la sua disponibilità nei punti vendita vicini e avvisare il cliente, e per il 70%, nel caso il prodotto non sia disponibile in store, rende possibile ordinarlo online e consigliare le migliori opzioni di fulfilment.
Insomma, una shopping experience agevolata tra mondo fisico e digitale è diventata uno standard. Solo per il 4% dei retailer i processi in store e online sono ancora indipendenti.

Negli ultimi 12 mesi ci sono state, poi, nuove introduzioni nell’ambito delle opzioni di consegna: in giornata (60%), click-and-collect (59%), a domicilio (53%), delivery lockers (53%) o l’accorpamento di più prodotti per utente in un’unica delivery (42%). A dimostrazione che i retailer sono consapevoli delle elevate aspettative dei consumatori.

Web3 e Internet of Value: la rivoluzione del business

Grazie a tecnologie come la blockchain il web3 è il nuovo paradigma che promette di rivoluzionare il business globale creando un ecosistema più distribuito e decentralizzato.
Nonostante le tempeste del mondo delle crypto, il settore legato al web3 sta dimostrando una notevole resilienza. La capitalizzazione di mercato di criptovalute e altri asset digitali ha raggiunto 1.300 miliardi di dollari (+32% in un anno). Circa 3 milioni di utenti mensili usano attivamente applicazioni decentralizzate (+32% in un anno), con 15.000 DApp sul mercato. 

L’ecosistema DeFi, composto dalle DApp del settore finanziario, è stabile a 40 miliardi di dollari. È quanto è emerso durante il convegno Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value, organizzato al Parlamento Europeo dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano.

I progetti nel settore bancario

Nel 2022 sono stati identificati 278 progetti web3 (+13% rispetto al 2021). Nel settore bancario, 63 delle 100 principali banche al mondo hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, Central Bank Digital Currencies (CBDC) o servizi di custodia e investimento in criptovalute.
A oggi 94 banche centrali (60% del totale) stanno studiando o sperimentando nel campo delle CBDC.

Sono 129 le iniziative locali avviate e ci sono già 5 progetti attivi, mentre il 46% delle iniziative è in fase di sperimentazione (+8% sul 2022).
Contestualmente, anche l’Unione Europea sta mostrando un crescente impegno nello sviluppo del settore web3, evidenziato dal lancio del progetto Digital Euro e dalla pubblicazione del regolamento MiCA.

Una ridefinizione dei modelli

I principi fondamentali del web3 incentivano catene di valore collaborative, consentendo ai partecipanti di utilizzare e combinare smart contract preesistenti per innovare senza richiedere autorizzazioni.
Le imprese sperimentano tempi e costi di transazione ridotti attraverso processi fidati basati su blockchain. Gli strumenti web3 non solo offrono accesso a flussi di ricavi innovativi, ma consentono anche il riposizionamento del marchio per raggiungere nuovi segmenti di clientela.

In sintesi, il web3 sta ridefinendo la natura stessa dei modelli di business, promuovendo un coinvolgimento più forte degli utenti, una maggiore efficienza operativa e una nuova era di fiducia decentralizzata, in primis nel mondo digitale, ma anche con ripercussioni nel mondo fisico.
Una delle caratteristiche che potrebbe portare grandi novità nel campo del business è quella della programmabilità dei pagamenti nativi nell’ambito del web3.

La programmabilità dei pagamenti

Con gli smart contract basati su blockchain il concetto di ‘delivery versus payment’ assume una nuova dimensione. In un contesto di trade finance basato su web3, il pagamento potrebbe essere programmato automaticamente solo al momento in cui il compratore conferma la ricezione fisica del prodotto, garantendo la sicurezza della transazione.

La ‘time-bound automation’ sulla blockchain potrebbe essere utilizzata per gestire pagamenti programmabili legati a condizioni specifiche, garantendo il pagamento regolare senza richiedere azioni manuali.
Incorporando queste funzionalità nel contesto del web3, i pagamenti programmabili diventano strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie, sfruttando la sicurezza e la trasparenza intrinseche della tecnologia blockchain.

I lavoratori italiani over 40? Sognano una carriera digitale

Più della metà dei cittadini italiani (55%) desidera intraprendere la carriera di freelance ed entrare a far parte del mondo dei nomadi digitali. Ancora più sorprendente è il fatto che oltre il 60% di coloro che aspirano a diventare smart worker è costituito da professionisti over40 e longennials che sognano di abbandonare il lavoro dipendente per avviare una nuova attività nel campo digitale.
Questi dati emergono da una recente indagine condotta da BeDigital Academy, realtà di formazione digitale specializzata nell’addestramento di professionisti del marketing digitale attraverso corsi e master in aula e online.

La domanda di esperti digitali è in costante crescita

Il mondo del lavoro sta subendo profonde trasformazioni negli ultimi anni, e le competenze digitali sono diventate essenziali per garantire la competitività delle aziende. In effetti, la domanda di professionisti digitali è in costante crescita, e i lavoratori sono ben consapevoli di questa tendenza. Secondo l’indagine di BeDigital Academy, oltre il 43,2% dei lavoratori desidera operare nel campo digitale, principalmente perché ci sono numerose opportunità di lavoro e un’elevata domanda da parte delle aziende.
Il 42,7% vede nel lavoro digitale la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, e il 36,7% sogna di poter viaggiare mentre lavora. Per il 24,5%, la motivazione è di natura economica, con l’opportunità di guadagnare bene, mentre il 24,5% desidera la flessibilità che il lavoro digitale offre, evitando spostamenti e lunghe ore nell’ufficio tradizionale.

Oltre il 55% dei professionisti desidera una vita da freelance

Molti professionisti (oltre il 40%) sognano di avviare un’impresa digitale, ma spesso sono frenati dalla mancanza di competenze digitali. Più del 55% di loro aspira a lavorare come freelance, mentre solo il 28,6% punta a diventare dipendente di una grande azienda e il 16,6% desidera lavorare come consulente per una startup. Tuttavia, un ostacolo comune è la percezione di non avere le competenze digitali e tecnologiche necessarie per realizzare questi sogni imprenditoriali.
Angelo Laudati, fondatore di BeDigital Academy, sottolinea l’importanza di acquisire competenze digitali in un’epoca in cui il mondo del lavoro è in rapida evoluzione. L’acquisizione di competenze digitali non solo migliora l’occupabilità, ma permette anche di partecipare attivamente alla società del sapere e dell’innovazione in cui viviamo.

Chi ha superato i 50 anni è pronto a nuove sfide lavorative

La ricerca di BeDigital Academy ha anche rivelato che una nuova categoria di lavoratori, gli over 50, una volta considerati vicini alla pensione, sono ora entusiasti di intraprendere nuove sfide professionali. Oltre il 50% dei lavoratori over 40 e gli over 50, noti come longennials, sognano di intraprendere una carriera nel campo digitale.
In passato, trovare un nuovo impiego dopo i 50 anni era estremamente difficile, ma ora i longennials sono preferiti ai giovani in quanto sono ritenuti più affidabili ed esperti. Tuttavia, il mercato del lavoro continua a mostrare una preferenza per i giovani che sono più naturalmente competenti nell’uso di strumenti digitali e tecnologici.

Infine, l’indagine identifica alcune delle professioni digitali più adatte ai longennials e le competenze essenziali per gli over 40 che desiderano entrare con successo nel settore del marketing digitale, tra cui la capacità di analizzare dati, sviluppare strategie di contenuti, competenze SEO, gestione dei social media e competenze pubblicitarie.

Commercio: nel 2023 aperte solo 20mila nuove attività commerciali

Una crisi che ha falcidiato il tessuto commerciale italiano, e che senza un’inversione di tendenza è destinata a continuare.
Carovita, rallentamento dei consumi, concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le ‘nuove nascite’.
Oggi aprire un negozio è una missione sempre più impossibile.

Per il 2023 l’Osservatorio Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, stima che abbiano tirato su la saracinesca per la prima volta poco più di 20mila attività, l’8% in meno del 2022. È il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila, più del doppio. E nel 2030 saranno circa 11mila.

Un crollo generalizzato

Il ‘crollo delle nascite’ riguarda quasi tutte le tipologie di commercio in sede fissa, con cali particolarmente rilevanti per i negozi di articoli da regalo e per fumatori (-91%, -1.293 nuove aperture vs 2013), gestori carburanti (-80%, -441), edicole e punti vendita di giornali, riviste e periodici (-79%, -625), ma anche negozi di tessile, abbigliamento e calzature, che nel 2023 dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività (-3.349).

Con la progressiva riduzione della rete di negozi, anche gli intermediari del commercio perdono pezzi. Per il 2023 si prevedono solo 9.306 nuove iscrizioni, quasi la metà delle 18.149 del 2013.
Tra le attività del commercio, le nuove imprese aumentano solo nel commercio via internet, che vede esplodere le iscrizioni rispetto a dieci anni fa (6.427 quest’anno, +188%), comunque insufficienti a compensare il calo di natalità complessiva del settore (-23.320). 

Il caso commercio ambulante

Aperture in caduta libera anche per il commercio su aree pubbliche, che quest’anno dovrebbe registrare solo 3.626 nuove imprese, -9.377 rispetto al 2013.
Quello del commercio ambulante è un caso particolare. Se la situazione dei mercati appare compromessa da dieci anni di incertezza, ora il comparto ha frenato gli investimenti, causando la chiusura di migliaia di imprese e il depotenziamento dell’offerta.

Il crollo di aperture del 2023 è il culmine di una tendenza discendente: nel 2022 le nuove imprese erano solo 4.008 e 6.009 nel 2021, numeri lontanissimi dai livelli del 2013 (13.003) e dei primi anni del decennio passato. Se il trend degli ultimi due anni si mantenesse inalterato, nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni.

Denatalità e territori

Nessuna regione sfugge alla riduzione di nuove imprese del commercio, con livelli di aperture ovunque inferiori rispetto al 2022, soprattutto nel Lazio e Sardegna (-11%), Campania e Sicilia (-10%).
Nel confronto decennale la denatalità peggiore è registrata dal Piemonte (-70% vs 2013, -3.201 aperture), seguito da Sardegna (-67%, -852), Lazio (-62%, -2.784), Sicilia (-61%, -2.360).

Considerando il numero assoluto delle nuove aperture, sempre rispetto al 2013, è la Campania a registrare il calo più consistente (-4.421), seguita da Piemonte (-3.201), Lazio (-2.784), Sicilia (-2.360), Lombardia e Veneto (rispettivamente -2.325 e -2.088).

Cambiamenti climatici in Italia, che effetto hanno sui nostri elettrodomestici?

L’Italia, con le sue innumerevoli bellezze, è uno dei Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Secondo un’indagine condotta da ANIA, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, il 75% delle abitazioni nel nostro paese è esposto a un rischio significativo legato alle calamità naturali.

Il 2023: anno di eventi climatici estremi

Il 2023 sarà ricordato per la frequenza e l’intensità straordinaria degli eventi meteorologici. Un rapporto di Legambiente ha rivelato che, solo nei primi cinque mesi del 2023, si è riscontrato un aumento del 135% negli eventi climatici estremi in Italia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Impatto del caldo sulla rete elettrica

Il caldo eccessivo, sempre più frequente e generalizzato, può causare anche dei danni collaterali. Il sovraccarico della rete elettrica può generare blackout e sbalzi di tensione, che danneggiano spesso le apparecchiature elettriche.

Richieste di risarcimento per danni elettrici

Ma qual è l’effetto di questi eventi estremi sulla richiesta di risarcimento? Secondo i dati di GfK Claim Manager, nel periodo da gennaio a giugno 2023, le richieste di risarcimento per danni elettrici a elettrodomestici sono cresciute del 15,6% rispetto allo stesso periodo nel 2022.
Questa crescita è stata particolarmente evidente nei mesi di maggio e giugno, con un aumento del 28% e del 44% rispetto all’anno precedente.

Gli elettrodomestici più “sensibili”

Tra le tipologie di elettrodomestici più colpite dalle richieste di risarcimento nella prima metà del 2023, spiccano i televisori (+38%), le lavatrici (+4%) e i frigoriferi (+7%). Le richieste relative alle caldaie a gas sono rimaste stabili (-0,8%), mentre le lavastoviglie hanno visto una diminuzione del 7% rispetto all’anno precedente.

Variazioni nei prezzi

GfK Claim Manager monitora anche le variazioni nei prezzi medi dei beni soggetti a richiesta di risarcimento. Questi dati sono fondamentali per valutare con precisione il valore attuale del bene da risarcire e migliorare l’efficienza del processo di liquidazione. Nei primi sei mesi del 2023, i prezzi medi delle lavatrici sono aumentati del 14%, quelli dei televisori del 11%, mentre le caldaie a gas hanno visto un aumento del 10%. In controtendenza, i frigoriferi hanno registrato una diminuzione del prezzo medio del 12%.

In un contesto caratterizzato da un’alta inflazione, questi dati forniscono un quadro completo degli impatti dei cambiamenti climatici sugli elettrodomestici e sulle richieste di risarcimento in Italia. La situazione richiede un’attenzione crescente all’assicurazione e alla gestione dei rischi legati al clima.

Passione podcast, quasi 12 milioni gli ascoltatori in Italia

I podcast piacciono sempre di più. Tanto che il loro ascolto registra una crescita costante, con un aumento dell’audience che raggiunge il 39% tra le persone dai 16 ai 60 anni, corrispondente a circa 11,9 milioni di ascoltatori. Questo dato segna un incremento rispetto al 36% dell’anno precedente, confermando che i podcast sono un formato in continua espansione e soprattutto un punto fermo del panorama mediatico. Anche perché i fan dei podcast dimostrano un elevato grado di fedeltà e coinvolgimento. È fondamentale promuovere presso tutti gli attori dell’industria dei media i tratti distintivi e di valore di questo formato al fine di massimizzarne il potenziale sia dal punto di vista editoriale che commerciale. 

Uno studio rivela l’identikit dell’ascoltatore

In questo contesto, sono illuminanti i risultati del 2023 dell’Ipsos Digital Audio Survey, un’indagine che analizza l’ascolto e le modalità di fruizione di tutte le forme di contenuti audio digitali, con particolare attenzione al mondo dei podcast. Giunto alla sua quinta edizione, questo studio si propone come punto di riferimento e guida per produttori, distributori e investitori interessati ai podcast e alla loro integrazione all’interno di una strategia audio. E’ importante che disporre di un solido patrimonio informativo per valorizzare al meglio i podcast. Chi sono gli ascoltatori dei podcast? Il profilo degli ascoltatori conferma alcune tendenze che si sono delineate fin dall’inizio del monitoraggio. Questi ascoltatori tendono a essere più giovani, istruiti e con un livello professionale elevato. Presentano anche alcune caratteristiche in termini di comportamenti di consumo, come una responsabilità nell’acquisto, una propensione all’esplorazione tecnologica, l’interesse per prodotti e servizi di alta qualità e una sensibilità alle raccomandazioni degli artisti seguiti. Inoltre, spesso fungono da influencer all’interno del loro gruppo di pari, specialmente quando si tratta di intrattenimento.

Dove si ascoltano i podcast? 

Il podcast è un formato che si adatta all’ascolto in qualsiasi luogo e momento, principalmente attraverso lo smartphone (75%). Tuttavia, una parte degli ascoltatori preferisce utilizzare altri dispositivi, come il computer (33%), il tablet (23%) e soprattutto gli smart speaker (13%). Questo formato è ampiamente ascoltato a casa (74%), ma registra anche un aumento nell’ascolto in auto (33%) e rimane stabile l’ascolto nei mezzi di trasporto (20%) e durante passeggiate (21%). L’ascolto dei podcast nel 2023 conferma la loro stabilità e popolarità, poiché il 40% degli ascoltatori dichiara di ascoltarne più rispetto all’anno precedente. Questo incremento dell’ascolto si traduce in un miglioramento dell’opinione complessiva riguardo ai podcast, evidenziando una crescente adesione a questo formato che offre contenuti di alta qualità.

I temi e gli argomenti trattati sono il motivo della scelta

L’interesse per argomenti specifici rimane il principale motivo alla base della scelta di ascoltare un podcast (32%). Tuttavia, è interessante notare che il peso di questo fattore tende a diminuire nel tempo, mentre cresce l’importanza di altri stimoli, come siti di notizie, post sui social media, passaparola online e offline, suggerimenti dalle piattaforme podcast e contenuti ascoltati in TV o alla radio. La capacità dei podcast di trattenere l’attenzione rimane un elemento distintivo, con il 57% degli utenti che dichiara di ascoltarli per l’intera durata. Questo livello di coinvolgimento rappresenta un valore significativo e riflette l’efficacia di questo formato nell’economia dell’attenzione. Un altro dato incoraggiante è la conferma della tendenza alla “serializzazione” dell’ascolto, con il 78% degli ascoltatori che segue intere serie di podcast. Questa serializzazione favorisce la fidelizzazione, la creazione di rituali e stimola conversazioni, condivisioni e passaparola.

L’87% degli italiani ritiene di dedicare troppo tempo al lavoro

L’87% degli occupati in Italia ritiene di dedicare troppo tempo al lavoro, secondo le ultime ricerche discusse nell’incontro “Il senso del lavoro oggi” organizzato da Unioncamere e la Fondazione per la Sussidiarietà. Questo dato riflette una percezione diffusa tra gli italiani di un’eccessiva dedizione al lavoro. Inoltre, il 64,4% degli intervistati ritiene che il lavoro serva solo a guadagnare le risorse economiche necessarie per vivere, e questa percentuale sale al 69,7% nel caso dei giovani. Tale opinione suggerisce che una parte significativa della popolazione attiva vede il lavoro come un mezzo per soddisfare i bisogni economici di base, ma non necessariamente come parte integrante della propria identità o realizzazione personale.

I più giovani hanno un concetto diverso del lavoro

A livello globale, il 62% dei Millennials (nati tra il 1981 e il 1996) afferma che il lavoro è centrale per la propria identità, mentre tra i più giovani della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012), solo il 49% condivide questa opinione. Ciò suggerisce che le generazioni più giovani potrebbero avere una prospettiva diversa sul significato e sull’importanza del lavoro nella loro vita.

“La persona al centro dell’impresa”

Durante l’incontro, sono stati discussi diversi argomenti relativi al mondo del lavoro in Italia. Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha sottolineato l’importanza di rimettere la persona al centro dell’impresa e dell’economia, contrastando sia il neo-liberismo che subordina il lavoro al profitto sia l’assistenzialismo che ne umilia il valore. Ha delineato quattro obiettivi principali per le politiche a sostegno del lavoro: l’incremento delle opportunità di lavoro, una maggiore accessibilità alle offerte di lavoro esistenti, il sostegno a chi è senza occupazione, e una distribuzione più equa ed efficiente del reddito.
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha sottolineato il crescente divario tra domanda e offerta di lavoro in Italia, evidenziando la difficoltà delle imprese nel trovare le figure professionali richieste nel mercato del lavoro. Questo fenomeno ha assunto dimensioni preoccupanti, con il 66% delle imprese che adotta pratiche per trattenere i talenti in azienda.

Perchè si cerca un nuovo lavoro?

Le motivazioni principali che spingono le persone a cercare un nuovo lavoro includono la ricerca di un salario più elevato, una migliore conciliazione tra vita e lavoro, maggiori opportunità di carriera e sviluppo delle competenze, e la possibilità di lavorare in modo più flessibile, inclusa l’opportunità di effettuare lo smartworking.  Inoltre, la tecnologia ha un impatto significativo sul mondo professionale, modificando l’organizzazione, ampliando le forme di lavoro tramite piattaforme digitali e influenzando le competenze richieste ai dipendenti.