Turismo: Europa più cara, ma continua ad attrarre i viaggiatori

Quest’estate oltre il 40% dei viaggiatori per una settimana di vacanza spenderà più di 1.500 euro. E le tariffe giornaliere per camera in media sono passate da 156 euro nel 2022 a 212 euro nel 2023.
Secondo l’analisi sulle vacanze estive 2023 di Allianz Trad l’inflazione alta, che trascina al rialzo i prezzi di aerei, alloggi e cibo, non sembra scoraggiare i viaggiatori. Nonostante l’Europa sia più cara è ancora attrattiva per i vacanzieri. I paesi del Sud, come l’Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo e la Croazia, nonostante l’aumento dei prezzi in questa torrida estate 2023, sono ancora invitanti rispetto ad altre mete in giro per il mondo.

Aumentano le tariffe alberghiere, ma anche le camere occupate

Oltre ai rincari degli alimentari, l’alloggio è diventato più costoso, condizionato da una domanda ‘alle stelle’ e dal deciso aumento delle tariffe degli hotel per far fronte a bollette energetiche più elevate.
La tariffa giornaliera per una camera d’albergo in media è balzata a 212 euro nel primo trimestre dell’anno, in rialzo rispetto ai 156 euro nel 2022 e i 129 del 2021. Ma ciò non ha scoraggiato viaggiatori: anche il tasso medio di occupazione negli alberghi continua ad aumentare, passando dal 48% del 2021 al 62% di oggi. Il tasso ‘normale’ pre-pandemia era del 71%.
Si prevede quindi che quest’anno i viaggi all’interno dell’Europa cresceranno del 20%, per circa 515 milioni di arrivi, pari all’89% del 2019 e al 14% nel 2024.E il 41% dei viaggiatori, rispetto al 33% del 2022, spenderà più di 1.500 euro per la vacanza estiva.

Bermuda? Non grazie, meglio il Mediterraneo

Del resto, il confronto con il resto del mondo induce a preferire le mete più vicine, dove il costo del trasferimento risulta più accettabile se paragonato a destinazioni come i Caraibi, gli Stati Uniti e alcune mete premium come il Belize, le Maldive, le Mauritius, le Seychelles e lo Sri Lanka.
Le Bermuda, ad esempio, rimangono la vacanza più costosa tra le destinazioni globali, tre volte più cara dell’Europa meridionale. Confrontando i dati di questa estate con quella del 2019, il parametro che si riferisce ai ricavi per passeggero-chilometro (RPK) all’interno dell’Europa ha raggiunto il 92% nel primo trimestre dell’anno, mentre i volumi di vendita dei biglietti aerei da maggio a settembre hanno già toccato il 91% dell’ultimo anno pre-Covid.

Come evitare la dipendenza dal turismo straniero? 

Il turismo rappresenta la quota maggiore del valore aggiunto lordo totale in Croazia (11,3%), in Portogallo (8,1%), in Grecia (7,7%), in Spagna (6,9%) e in Italia (6,2%).
Ciò rischia di provocare una dipendenza strutturale dai turisti stranieri e una crescente vulnerabilità agli shock esogeni (come insegna la pandemia). Si corre anche il rischio di perpetuare i problemi del mercato del lavoro, come la prevalenza di posti poco qualificati e una altrettanto bassa produttività.
Nel frattempo, l’Europa meridionale dovrebbe investire nel turismo sostenibile per garantire la conservazione degli ambienti naturali e del patrimonio culturale per le prossime generazioni, ragionando su un miglioramento delle infrastrutture. 

“Milano Produttiva” guida l’economia nel 2022 

Nonostante il clima di incertezza geopolitica ed economica legata alle conseguenze della pandemia, lo scoppio del conflitto russo-ucraino e la recente crisi energetica, la macro area di Milano, Monza Brianza e Lodi continua a registrare risultati positivi. Secondo il Rapporto annuale ‘Milano Produttiva’, realizzato dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, nel 2022 l’economia delle tre province lombarde cresce del 4,7%, guidata da Milano (+5%), seguita da Lodi (+3,8%) e Monza Brianza (+2,9%). Decisiva è la spinta data dai comparti delle costruzioni (+9,1%) e dei servizi (+5,4%), che hanno contribuito a far registrare al territorio un surplus di 11 miliardi di euro rispetto alla situazione pre-pandemica.

Il tessuto imprenditoriale resiste alle incertezze

Grazie al contributo determinante di Milano (+8.126), il saldo tra nuove iscrizioni (30.630) e cancellazioni (21.618) nel 2022 è di 9.012 imprese in più, +1,9%. Un trend migliore di quello nazionale (+0,8%) e lombardo (+1,2%) che si traduce in quasi 390mila imprese operanti sui tre territori.
“L’economia dei nostri territori è in buona salute nonostante le tensioni dovute all’aumento dell’inflazione, al rialzo dei tassi e alla guerra in Ucraina – dichiara Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi -. In particolare sono in aumento le start up innovative, che si stanno dimostrando molto resistenti alle crisi e alle tensioni degli ultimi anni”.

Cresce l’occupazione nella città metropolitana

Nel 2022 nella città metropolitana di Milano il tasso di occupazione si attesta al 70,1%, grazie ai circa 34mila posti di lavoro in più, e la disoccupazione diminuisce al 5,4%.
Complessivamente, nel territorio meneghino, gli occupati sono 1milione e 486mila, in crescita del +2,3%. Ma nonostante la crescita registrata nell’ultimo anno, nella provincia di Milano non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemici. E se sono aumentate le donne occupate permane un divario di genere, poiché il tasso di occupazione femminile è inferiore dell’11,6% rispetto a quello maschile.
Resta inoltre elevato il tasso di disoccupazione giovanile (15-34 anni), che raggiunge quota 9,2%, valore, comunque, inferiore al dato nazionale (14,4%).

L’attrattività di Milano per il capitale umano qualificato

Milano continua a risultare attrattiva per il capitale umano qualificato, come dimostra la crescita del numero di giovani laureati provenienti dall’estero che si è mantenuta costante negli ultimi cinque anni.
Ciò si riflette sul sistema produttivo, grazie all’aumento delle start up innovative a guida giovanile e straniera, e delle start up internazionali che hanno stabilito a Milano una seconda sede.
In termini di attrattività turistica, dalla diffusione della pandemia la città si è riscoperta hub di un turismo di prossimità e domestico, a favore dell’intera area metropolitana. Questo, grazie alle nuove tendenze, come l’holiday working e il turismo sostenibile outdoor. Il volto turistico di Milano che porta alla città 6,7 milioni di persone, solo il 10% in meno dei numeri registrati prima della pandemia nel 2019.

Spesa digitale dei professionisti: tocca i 1,765 miliardi di euro nel 2022

Nel 2022, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro italiani hanno investito complessivamente 1,765 miliardi di euro in tecnologie digitali, una cifra in linea con il 2021 (+0,4%). Tuttavia, la crisi energetica e quella delle supply chain degli ultimi anni hanno avuto impatti finanziari sull’ecosistema professionale, stabilizzando gli investimenti. Ma per il 2023, le previsioni sono più ottimistiche: la spesa digitale dovrebbe crescere del 7%, raggiungendo un valore stimato di poco meno di 1,9 miliardi di euro.

Gli studi multidsciplinari investono più delle altre categorie

Le spese in tecnologia variano notevolmente nel mondo degli studi professionali. Le organizzazioni multidisciplinari continuano a investire mediamente più delle altre categorie, con una spesa media di 25.060 euro, mentre i consulenti del lavoro spendono in media 11.950 euro, i commercialisti 11.390 euro e gli avvocati 8.890 euro. Il 41% degli studi multidisciplinari investe più di 10.000 euro, mentre solo l’11% degli avvocati raggiunge questa cifra. Quasi il 70% degli studi legali investe al massimo 3.000 euro all’anno in tecnologie. Inoltre, la categoria legale risulta essere la più colpita in termini di redditività, con solo il 57% degli studi in positivo nel biennio 2021-2022, a differenza delle altre discipline che superano il 70%.
Questo contesto genera pessimismo per il futuro della professione: negli studi monodisciplinari, gli ottimisti sono una minoranza (38% degli avvocati, 41% dei commercialisti e 45% dei consulenti del lavoro), mentre negli studi multidisciplinari il 59% è ottimista. 

Il digitale può essere un pericolo?

Il principale pericolo per il futuro, secondo i professionisti, è rappresentato dalle diverse piattaforme digitali, alcune delle quali ricorrono anche all’intelligenza artificiale, e potrebbero erogare servizi sostituendo le attività più standardizzate. Il secondo futuro pericolo per i professionisti è non riuscire ad assumere personale per supportare il percorso di crescita dello studio, mentre il terzo è non riuscire a realizzare il passaggio generazionale. Tutte le professioni rivelano difficoltà nel reclutare e trattenere giovani talenti, principalmente a causa della bassa retribuzione, della mancanza di percorsi di carriera strutturati e dello scarso bilanciamento tra lavoro e vita privata. Questi risultati emergono dalla ricerca dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno “Studi professionali, una nuova visione digitale per attrarre i giovani e far evolvere i clienti”.

Serve una nuova visione nei confronti del digitale

Gli esperti sottolineano che è necessaria una nuova visione nei confronti del digitale, affinché gli studi professionali possano introdurre nuovi paradigmi gestionali e supportare i processi decisionali con strumenti e informazioni per generare nuove visioni. Il digitale può essere una leva importante, ma è fondamentale anche lavorare internamente su questi temi per attirare nuovi talenti e svilupparsi ulteriormente.
Per quanto riguarda il patrimonio informatico, la fatturazione elettronica e le videochiamate sono utilizzate da oltre l’80% di tutti gli studi. Altri strumenti come le reti VPN e le piattaforme di eLearning hanno adesione più alta tra i consulenti del lavoro e gli studi multidisciplinari. Tuttavia, in generale, l’aggiornamento tecnologico avviene ancora a tassi contenuti, e le tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale e la blockchain sono adottate solo da poche realtà lungimiranti.

Italiani al volante: i milanesi sono i più multati 

Milano, con 151 milioni di euro di multe, Roma (133 milioni) e Firenze (46 milioni) sono i comuni che nel 2022 hanno incassato i maggiori proventi derivanti da sanzioni legate all’accertamento delle violazioni al Codice della Strada. Emerge dall’analisi congiunta Facile.it-Assicurazione.it, realizzata esaminando i rendiconti dei proventi delle violazioni del Codice della Strada pubblicati dalle città capoluogo di provincia italiane.
Nel 2022, considerando solo le 102 città capoluogo di provincia che hanno pubblicato i dati relativi ai proventi legati alle contravvenzioni stradali, l’importo complessivo supera 793 milioni di euro.

Anche a Bologna e Firenze fioccano le contravvenzioni

Di fatto, i guidatori più multati d’Italia sono i milanesi. Considerando che dai dati ufficiali Aci fanno capo a Milano oltre 870.000 veicoli tra auto e moto, nel 2022 la spesa pro capite per multe legate alle violazioni è stata di 174 euro. Seguono i conducenti fiorentini, che in media nel 2022 hanno pagato contravvenzioni di importo pari a 170 euro, i bolognesi (163 euro), i pavesi (129 euro), e gli abitanti di Siena (128 euro). Le città capoluogo di provincia che incassano meno proventi dalle multe stradali, sono Carbonia, che lo scorso anno ha incassato appena 120 mila euro, Enna (131 mila euro) e Agrigento (135 mila euro).

I più virtuosi? Risiedono a Latina, Agrigento e Aosta

Rapportando le somme incassate con il numero di autovetture e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione, emerge che i conducenti meno multati nel 2022 sono stati quelli di Latina, che in media hanno speso a testa 2,2 euro. Seguono i guidatori di Agrigento, con una spesa pro capite pari a 2,5 euro, e quelli di Aosta, dove la ‘multa media’ è stata di 4,1 euro.
Quanto ai proventi derivanti da violazioni dei limiti massimi di velocità, tra le città capoluogo di provincia quella con i maggiori incassi è Firenze (23 milioni di euro nel 2022). Milano slitta al secondo posto (13 milioni), mentre al terzo si classifica Genova (poco meno di 11 milioni), e Roma è quarta, con poco più di 6 milioni di euro.

Violazioni dei limiti di velocità: sanzioni per 117 milioni di euro

Complessivamente, le 102 città capoluogo di provincia analizzate nel 2022 hanno incassato 117 milioni di euro provenienti da violazioni dei limiti massimi di velocità. Rapportando i proventi con il numero di automobili e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione emerge che i guidatori più multati per eccesso di velocità in Italia sono i fiorentini, che nel 2022 hanno speso, in media, quasi 85 euro per questo tipo di sanzione. Al secondo posto si posizionano i conducenti grossetani, con una spesa pro capite di 78 euro, mentre in terza posizione si classificano i guidatori di Rieti (54 euro).

L’e-commerce in Italia nel 2022 raggiunge 48 miliardi. Ma lo shopping online è sicuro?

Nel 2022 in Italia il 59% dei nostri connazionali ha fatto acquisti online, e il settore dell’e-commerce ha raggiunto in totale 48 miliardi di euro, con una crescita del 21% rispetto al 2021. Se nel nostro Paese la corsa dello shopping online è in accelerazione, le ragioni secondo molti analisti sono molteplici, e vanno dalla comodità e velocità delle transazioni a un maggiore engagement rispetto allo shopping nei negozi fisici.
Ma lo shopping online è anche sicuro? Una serie di suggerimenti che possono aiutare a identificare un sito sospetto arrivano da Extraconomy, il marketplace per privati ed e-commerce che consente di pagare attraverso la moneta tradizionale, e allo stesso tempo di usufruire di un sistema di cashback al 50%. L’idea di Extraconomy però è anche quella di affiancare nel prossimo futuro una terza modalità di pagamento attraverso una propria cripto-moneta EXC, già in fase di crowfunding.

Controllare la reputazione del sito e verificare l’esistenza di indirizzo e numero di telefono 

 “Controllare la reputazione del sito cercando reclami o commenti da parte di altri utenti e verificare l’esistenza di un indirizzo fisico e un numero di telefono, sono le prime informazioni da considerare – ha spiegato Anderson Cavalcanti, project manager di Extraconomy -. È importante poi la presenza di un certificato SSL, perché un sito di e-commerce sicuro e serio deve averlo come garanzia. Inoltre gli e-commerce fraudolenti sono riconoscibili spesso da immagini di bassa qualità o errori grammaticali”.

L’Intelligenza artificiale sfida i cybercriminali e previene le frodi sul web

L’evoluzione della tecnologia di prevenzione delle frodi e-commerce è a un punto di svolta, e gli esperti ricordano che per fronteggiare la sempre maggiore abilità dei cybercriminali ora vengono utilizzati strumenti di Intelligenza artificiale attraverso tecnologie di machine learning.
Questi modelli analitici possono infatti rilevare anomalie e indicatori di frode in tempo reale, contribuendo così a bloccare le transazioni sospette.

Dall’autenticazione a più fattori alla tecnologia biometrica

“Anche la tecnologia biometrica basata sulle impronte digitali, il riconoscimento facciale o l’analisi vocale sono sempre più utilizzati, perché difficili da contraffare”, ha precisato Anderson Cavalcanti. A questo si aggiunge, riporta Adnkronos, l’autenticazione a più fattori (MFA), che sta diventando una pratica sempre più comune per implementare un ulteriore livello di protezione, poiché include passaggi come i codici di verifica inviati tramite SMS, le impronte digitali, il riconoscimento facciale o i token di sicurezza.

Connected Car & Mobility, in Italia il comparto vale 2,5 miliardi di euro

In Italia il settore delle auto connesse e della mobilità smart continua a crescere. Nel 2022, il mercato della Connected Car & Mobility ha raggiunto un valore di 2,5 miliardi di euro, registrando un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. E tutto ciò nonostante le problematiche legate alla carenza di semiconduttori, alle materie prime e all’instabilità economica e politica mondiale. Simili performance si devono principalmente alle soluzioni per l’auto connessa, del valore di 1,4 miliardi di euro (+10% in un anno), dai sistemi ADAS integrati nei nuovi modelli per un valore di 740 milioni di euro (+16%), e dalle soluzioni Smart Mobility per la gestione dei parcheggi e la sharing mobility, del valore di 340 milioni di euro (+48%). La diffusione delle auto connesse ha raggiunto quota 19,7 milioni a fine 2022, corrispondenti a circa il 50% del parco circolante e a 1 ogni 3 abitanti.

Prove di smart road

Le prime sperimentazioni di smart road stanno iniziando ad emergere, con 190 progetti identificati a livello mondiale a partire dal 2015. Nel solo anno 2022, sono stati attivati ben 63 progetti, registrando un aumento del 43% rispetto al 2021. In Italia, sono state avviate 15 iniziative nel biennio 2021-2022. Questi progetti mirano a migliorare la sicurezza stradale, il comfort di guida, l’ottimizzazione dei flussi di traffico, la riduzione dell’inquinamento e la manutenzione delle infrastrutture stradali.

La rivoluzione nel mondo dell’auto e della connettività

Secondo l’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, ci sono profondi cambiamenti in corso nel settore dell’auto e della mobilità. Le sfide e le opportunità derivanti da questi cambiamenti richiedono un’evoluzione tecnologica che consenta alle aziende di rimanere competitive e di sfruttare nuove opportunità di crescita. Tuttavia, ci sono ancora ostacoli da superare per sfruttare appieno il potenziale dei dati raccolti da veicoli e infrastrutture, come la standardizzazione dei dati e la gestione della privacy e della cybersecurity.

I box GPS/GPRS  le soluzioni più diffuse

Le soluzioni più diffuse nel settore sono i box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, seguiti dalle auto nativamente connesse tramite SIM. Le soluzioni per l’auto smart stanno maturando sempre di più, con un aumento del 20% dei servizi offerti rispetto al 2021. Le nuove normative, come l’obbligo di integrare specifici ADAS in tutte le nuove vetture immatricolate a partire dal 2024 e l’immatricolazione di veicoli a emissioni zero dal 2035, stimoleranno ulteriormente la crescita del settore delle auto connesse e della mobilità smart. La connettività svolgerà un ruolo importante nella gestione dei veicoli elettrici e nello scambio di informazioni tra auto e infrastruttura.

Intrattenimento: tornare a leggere a discapito dello streaming

Secondo un’indagine a cura della società di ricerche di mercato Hubits Lab, l’88% dei nostri connazionali ama guardare la tv in streaming, l’86 % sceglie i libri, cartacei o nelle forme elettroniche, il 78% ascolta musica in streaming, il 75% si dedica al gaming e il 75% sceglie cinema, teatro o concerti. Sono queste le preferenze relative all’intrattenimento nel tempo libero degli italiani, che appunto guardano la tv in streaming, giocano sulle piattaforme online o con lo smartphone, ascoltano musica online, e leggono. Infatti, tra le forme di intrattenimento emergenti, nell’ultimo anno sono infatti i libri a crescere di più.

Le spese più performanti sono dedicate ai libri

“Le spese più performanti nel campo dell’intrattenimento sono ora dedicate ai libri”, spiega Pamela Saiu, responsabile Mondadori Media-Hubits.
In particolare, “il 74% degli italiani nel 2022 ha comprato almeno un libro. Il 62% ha scelto il cartaceo, il 18% l’e-book, il 15% fumetti/manga o graphic novel, il 10% un audiolibro e il 7% i podcast”, continua Saiu. Inoltre, il 45% degli intervistati ha comprato da 1 a 3 libri, il 32% da 4 a 11 libri e l’1% ne ha scelto uno.
“Il libro cartaceo è sicuramente la categoria preferita da regalare, seguita quasi a pari merito dagli strumenti fisici per musica e video come CD, vinili, Dvd e Blu Ray”, sottolinea Saiu. Ma sono i fumetti tra i fenomeni emergenti più importanti.

Le piattaforme sono troppe e calano gli abbonati

Quanto ai video, “il 60% degli italiani ha visto film o serie tv tramite abbonamenti, oppure on demand in streaming o comprando un DVD o Blue-Ray – precisa Saiu. – Hanno comprato abbonamenti a piattaforme musicali, come ad esempio Spotify, un vinile, un CD o una musicassetta, il 46% dei soggetti intervistati. Mentre hanno aperto il portafoglio per il gaming il 38% del campione: il 21% ha comprato videogiochi per console, il 15% delle App per giocare al telefonino, l’11% per giochi online per PC”. 
Sul fronte degli abbonamenti in streaming, si evidenzia una sorta di stanchezza da parte del pubblico. Ora le piattaforme sono perfino troppe, e i clienti non hanno ben chiaro per quanto tempo le pellicole resteranno nelle sale per poi entrare nei circuiti in streaming. Con l’aumentare dell’offerta in streaming si assiste perciò a un calo complessivo degli abbonati.

Musica, gaming o cinema e teatro?

Per evitare di pagare cifre elevate nel segmento piattaforme tv si assiste anche all’incremento di abbonamenti in condivisione tra famiglie e amici, e nuove forme di abbonamenti ibridi ‘calmierati’ con presenza di spot pubblicitari, quindi a costi inferiori. In ogni caso,  riporta Ansa, l’ascolto della musica e l’abitudine al gaming crescono entrambe del 25% nell’ultimo anno, così come andare a cinema/concerti/teatro.
“Andiamo di meno al cinema rispetto al periodo pre-Covid anche a causa del calo delle grosse produzioni che necessitano organizzazioni imponenti e che hanno fermato a lungo le riprese – sottolinea Marco Cino, managing director dell’agenzia Echo -. Ci aspettiamo però un recupero del segmento cinema, vista l’uscita recente di film importanti”. 

Packaging e raccolta differenziata: aumentano le informazioni sulle etichette

Nel 2022 in Italia sono aumentati i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging. Di fatto, su oltre 59.000 referenze compaiono già le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata, il 44,8% di tutti i prodotti grocery a scaffale monitorati nel 2022 (+3,2% rispetto al 2021) e il 66,7% di quelli effettivamente venduti (+2,4%). Sono dati incoraggianti, soprattutto a proposito delle informazioni ambientali, rese obbligatorie da gennaio 2023. È quanto rileva il terzo report IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging, frutto della collaborazione fra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy. 

Imballaggi a scaffale e codifica identificativa del materiale

Su 34.031 imballaggi a scaffale è già presente la codifica identificativa del materiale di cui sono fatti, ai sensi della decisione 129/97/CE. Questi corrispondono al 25,6% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+4,2 %) e al 43,7% del totale dei prodotti venduti (+4,1 %). Oggi sono già 4.691 i prodotti a scaffale la cui etichetta permette di visionare digitalmente le informazioni ambientali sul packaging del prodotto. Un paniere che include il 3,5% delle referenze a scaffale e il 3,3% di quelle vendute complessivamente. Un numero cresciuto dello 0,2% se confrontato con quello del 2021.

Freddo e Home Care i settori che “comunicano” di più

Fra i settori merceologici analizzati, quello del Freddo si posiziona al primo posto per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging.
Gelati e surgelati si aggiudicano la leadership per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. Ma brillano anche per la presenza di certificazioni relative alla compostabilità del packaging e suggerimenti per migliorare la raccolta differenziata a casa.
Anche l’Home Care ricorre alla comunicazione ambientale sul packaging con numeri superiori alla media, e si aggiudica la palma per l’uso di canali digitali che forniscono informazioni aggiuntive. Un reparto pionieristico, questo, nel mettere a disposizione del consumatore QR code e link digitali, diffusi sugli imballaggi home care molto più che nel resto del grocery.

Le corrette indicazioni aiutano l’industria del riciclo

“Queste cifre e questi risultati sono anche il frutto di un percorso che CONAI ha portato avanti dalla fine del 2020 con il Ministero dell’ambiente e con le aziende italiane, creando Linee guida dedicate proprio all’etichettatura – commenta Luca Ruini, presidente CONAI -. I numeri di IdentiPack, infatti, sono anche una conferma di quanto le corrette indicazioni per la raccolta differenziata siano importanti: permettono all’industria del riciclo di dare nuova vita a quantitativi sempre maggiori di materiali da imballaggio, risorse prodotte dalle nostre città che sono ormai autentiche miniere metropolitane”.

Quali sono le 10 città italiane dove ci si sposa di più nel 2023?

Il 2023 sarà un anno molto positivo per i matrimoni, in cui è previsto un aumento del 5% rispetto al 2019, l’ultimo anno di ‘normale attività’ del settore prima della pandemia. Ogni città italiana, quindi, si sta preparando a ospitare un elevato numero di celebrazioni. La stagione nuziale è infatti alle porte, e le coppie italiane sono alle prese con l’organizzazione e la definizione degli ultimi dettagli per rendere indimenticabile il loro grande Sì. Per questa occasione, Matrimonio.com, portale del settore nuziale in Italia e parte del gruppo The Knot Worldwide, ha stilato la classifica delle città italiane che si preparano a celebrare più nozze nel 2023. Quali sono dunque le città italiane in cui si respirerà più aria di fiori d’arancio? 

Sul podio Napoli, Roma e Milano

Secondo la Top 10 basata sulle coppie iscritte a Matrimonio.com la vetta spetta a Napoli, con il 7,9% di matrimoni previsti nel 2023, seguita sul podio da Roma (7,3%) e Milano (4,4%).
Al 4° posto si posiziona Palermo (3,4%), a cui seguono Bari (3,3%), Torino (3,1%) e Catania (2,6%). All’8° un’altra città del Sud, questa volta campana, Salerno (2,3%), così come la città al 9° posto, Caserta (1,9%). Chiude la classifica la lombarda Brescia (1,8%). Seguono altre importanti città come Bergamo (1,7%), Lecce (1,6%), Firenze (1,5%) e Verona (1,4%).

I mesi e i giorni più gettonati per dire sì

L’estate rimane, senza dubbio, la stagione preferita dalle coppie italiane per sposarsi. Ecco che infatti nella Top 5 dei mesi preferiti per le nozze di quest’anno le coppie eleggono giugno (24,8%), poi settembre (24,5%), luglio (14,9%), maggio (13,4%) e agosto (7,7%). Quanto ai giorni più gettonati dagli sposi di Matrimonio.com, sono in particolare il 9 settembre (3,7%), il 24 giugno (3,7%), il 2 settembre (3.5%) il 10 giugno (3,4%) e il 3 giugno (3,2%). Tutte date che cadono il sabato.

Un riferimento del settore nuziale

Matrimonio.com è un portale parte del gruppo di riferimento del settore nuziale, The Knot Worldwide, pensato per aiutare gli sposi a organizzare il giorno più felice della loro vita. Grazie alla sua presenza internazionale ha creato la community nuziale e il mercato virtuale di nozze su Internet più grandi a livello mondiale. Dispone di un database con oltre 700.000 professionisti del settore nuziale, e offre alle coppie strumenti per preparare la lista di invitati, gestire il budget, trovare fornitori, e tanto altro ancora.

Estate 2023: gli italiani scelgono la destinazione in base al prezzo

Come altri settori anche quello dei viaggi in questo periodo sta subendo rincari significativi. Ed è proprio questo che guida le scelte relative alle prossime vacanze degli italiani, che per quanto riguarda la destinazione prendono in considerazione soprattutto i costi. Lo rivela Revolut, l’app finanziaria globale, tramite i risultati della ricerca condotta con Dynata sulle tendenze di viaggio per l’estate 2023. Di fatto, i costi sono i driver di scelta per il 76% degli intervistati, seguiti da salute/sicurezza e distanza della destinazione (43%), e ritenuti più importanti dalle donne (46%) rispetto agli uomini (40%). Cibo e tradizioni, invece, vengono tenuti in considerazione dal 41% del campione, mentre il tipo di sistemazione è determinante solo per il 38% degli intervistati.

Le donne spenderanno meno degli uomini

In media, per gli italiani, il budget per un viaggio di una settimana sarà meno di 250 euro per il 7%, tra 250 e 500 per il 24%, tra 500 e 1.000 per il 36% e tra 1.000 e 2.000 per il 17%. Solo il 5% pensa di spendere oltre i 2.000 euro per sette giorni di vacanza. Per i rincari delle vacanze però sono più preoccupate le donne (76%) rispetto agli uomini (72%), e il 24% del campione femminile afferma di vedere il proprio budget per le ferie seriamente a rischio. Le donne, infatti, spenderanno meno: per una settimana di viaggio il 61% stima una spesa tra 250 e 1.000 euro, mentre il 59% degli uomini spenderà tra 500 e 2.000 euro.

La Spagna è la destinazione estera migliore per rapporto qualità-prezzo

Ma come risparmiare per poter andare in vacanza? Il 15% del campione utilizza un salvadanaio digitale, o altri strumenti digitali, per accantonare più facilmente il denaro per i viaggi, mentre un altro 15% usa una combinazione di strumenti tradizionali e digitali. Il vecchio porcellino in ceramica viene ormai utilizzato solo dal 17% degli italiani. Il sondaggio di Revolut ha poi rivelato che secondo i vacanzieri italiani è la Spagna la migliore destinazione estera per rapporto qualità-prezzo (8%), seguita da Grecia (7%) e Croazia (5%).

Workation: si lavora anche in vacanza

Se le ferie sono fatte per rilassarsi e rigenerarsi, il 28% lavorerà durante la vacanza, o potrebbe doverlo fare. Il 61%, invece, è categorico e afferma che non lavorerà né si dovrebbe farlo. C’è poi un 2% che evidenzia una tendenza, quella della workation, il mix di lavoro e tempo libero da attuare in vacanza. Quanto alle attività favorite, le esperienze gastronomiche riscuotono il 68% delle preferenze, seguite dalla visita dei luoghi tipici di una destinazione (57%), natura e animali (49%), arte e musei (48%), e shopping (36%). Gli aspetti che invece stressano di più i vacanzieri sono la folla (56%), le truffe (37%) e gli scioperi, aeroportuali e dei trasporti (29%).