Si o no? Italiano lo studio scientifico che svela il meccanismo delle decisioni

Siamo indecisi fra una decisione e l’altra? Non sappiamo quale strada prendere? Non riusciamo a districarci fra il rispondere si o no? Sono tutte situazioni pressoché quotidiane che ognuno di noi si trova ad affrontare nella propria vita personale e professionale. La volontà di eseguire un’azione è un’esperienza che tutti noi sperimentiamo usualmente anche senza particolare attenzione a livello consapevole. Eppure le decisioni potrebbero essere guidate da precisi meccanismi mentali, anche se non se siamo consapevoli.

La ricerca che svela i meccanismi mentali

Il gruppo di ricerca guidato dal professor Eraldo Paulesu, professore di Psicologia fisiologica all’Università di Milano-Bicocca, ha fatto proprio di questi meccanismi di “scelta” uno studio sperimentale. Per approfondire come funziona il nostro cervello, il team di scienziati ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI, functional Magnetic Resonance Imaging) per studiare i correlati neurali che accompagnano le componenti intenzionali dell’agire. La dottoressa Laura Zapparoli, ricercatrice presso l’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, con i suoi collaboratori si è ispirata a uno specifico modello cognitivo chiamato “The What, When and Whether model of intentional action”  e “ha analizzato la possibilità di suddividere la nostra volontà di muoverci in tre distinte “componenti”, assimilabili a tre diverse decisioni sull’azione da mettere in atto: quale azione eseguire, quando eseguirla e se metterla in atto oppure arrestarla prima che si verifichi” risporta Askanews.

Le scoperte del team italiano

In base ai test, i ricercatori hanno rilevato che le tre componenti dell’intenzionalità possono effettivamente essere dissociate l’una dall’altra a livello neurale, essendo sostenute da circuiti neurofunzionali di aree corticali e sottocorticali che appaiono in parte distinti. “Con questo studio viene quindi dimostrato come la nostra volontà di effettuare un movimento sia in realtà un fenomeno complesso, composito, sebbene nella percezione della nostra quotidianità possa restare sullo sfondo rispetto al normale fluire del nostro comportamento”. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), permetterà di capire meglio alcune patologie del sistema nervoso centrale che compromettono la volontà di agire, consentendo così anche migliori prospettive di diagnosi e di cura in futuro.

“Esistono specifiche patologie neurologiche o psichiatriche, per esempio la malattia di Gilles de la Tourette e il disturbo ossessivo-compulsivo, in cui diversi aspetti dell’intenzionalità possono essere compromessi – spiegano all’agenzia di stampa Eraldo Paulesu e Laura Zapparoli,- e la definizione della fisiologia di questi processi in soggetti normali getta le basi per una migliore comprensione di tali disturbi”.

Questo lavoro – pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) – apre quindi nuove strade allo studio di quelle patologie del sistema nervoso centrale che compromettono la volontà di agire, suggerendo la necessità di prestare particolare attenzione agli aspetti specifici che possono risultare compromessi o invece risparmiati dalla malattia.