Dichiarazione dei redditi precompilata, disponibile online

Dal 15 aprile è online la dichiarazione dei redditi precompilata, che potrà essere inviata direttamente via web dal 2 maggio fino al 23 luglio. Oltre ai dati già a disposizione l’Agenzia delle Entrate ha inserito nei modelli quelli inviati dagli enti esterni, come studi medici, farmacie, banche, assicurazioni, università, e dai datori di lavoro tramite le certificazioni uniche. Quest’anno, ricorda poi l’Agenzia delle Entrate, la dichiarazione è ancora più completa, poiché alle informazioni presenti gli scorsi anni, si aggiungono le spese su parti comuni condominiali, che danno diritto al bonus verde, e le somme versate dal 1° gennaio 2018 per le assicurazioni contro le calamità stipulate per gli immobili a uso abitativo.

Più semplice modificare le spese detraibili

Complessivamente, il paniere dei dati pre-compilati raggiunge quota 960 milioni, e supera del +3,8% il totale dei dati caricati nel 2018, mentre la funzionalità di compilazione assistita, disponibile dal prossimo 10 maggio, si estende a tutto il quadro E. Inoltre, sarà più semplice modificare le spese detraibili. La novità 2019 infatti dà la possibilità di scegliere la modalità di compilazione semplificata, in alternativa alla modalità tradizionale, per modificare in maniera guidata tutto il quadro E della dichiarazione, come aggiungere un onere detraibile o deducibile che non compare tra quelli già inseriti dall’Agenzia, o modificare gli importi delle spese sostenute.

Potrà essere trasmessa dal 10 maggio al 30 settembre 2019

A partire dal 10 maggio diventa quindi possibile intervenire in modalità guidata su tutti i dati del quadro, aggiungendo, eliminando o modificando, anche gli importi relativi alle spese che danno diritto agli sconti fiscali per le ristrutturazioni, per il risparmio energetico, per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, e al bonus verde. Una volta fatte le modifiche, sarà il sistema a ricalcolare in automatico gli oneri detraibili e deducibili, sulla base dei nuovi dati e di eventuali limiti previsti dalla legge, e a inserire il totale nei campi del quadro E. Quanto al calendario della dichiarazione precompilata l’Agenzia spiega come dal pomeriggio del 15 aprile la precompilata sarà disponibile sia per chi presenta il 730 sia per chi presenta Redditi, che può essere modificato dal 2 maggio, ma potrà essere trasmesso dal 10 maggio al 30 settembre 2019.

In crescita il numero di dati che ha viaggiato nei server dell’Agenzia

In crescita il numero di dati, circa 960 milioni, che ha viaggiato nei server dell’Agenzia. Di questi, il 78% (754 milioni) sono relativi alle spese sanitarie sostenute dai cittadini, comunicati all’Agenzia da farmacie, studi medici, cliniche, ospedali, il 4,7% in più rispetto a quelli trasmessi nel 2018. Al secondo posto, i premi assicurativi, poco più di 92milioni, e le Cu, oltre 61 milioni.

I dati relativi a bonifici per ristrutturazioni, riporta Adnkronos, arrivano a quota 16 milioni, cui si aggiungono quasi 6 milioni di occorrenze relative a ristrutturazioni condominiali. Circa 4,4 milioni di dati, poi, riguardano rimborsi di spese sanitarie e 3,4, alle spese universitarie. E 3,2 milioni sono le informazioni relative a contributi per lavoratori domestici.

Un computer quantistico inverte la freccia del tempo

Un esperimento contraddice la seconda legge della termodinamica: il tempo può invertire la sua direzione. I ricercatori del Moscow Institute of Physics, coadiuvati da colleghi svizzeri e statunitensi, hanno infatti annunciato di essere riusciti a invertire la direzione del tempo con un computer quantistico. Il rivoluzionario esperimento, descritto in un articolo della rivista Scientific Reports, sembra quindi contraddire le leggi cardine della fisica, e potrebbe alterare la nostra percezione dei processi che guidano l’universo. Il secondo principio della termodinamica enuncia infatti l’irreversibilità della maggior parte dei fenomeni fisici. Nota anche come enunciato di Clausius, questa legge afferma che il calore non può spontaneamente fluire da un corpo freddo a uno più caldo. In pratica l’universo segue una sola direzione: dall’ordine al disordine.

La macchina del tempo è un computer quantistico

In pratica, l’esperimento condotto dai ricercatori del Moscow Institute of Physics si può paragonare al rimettere nella posizione iniziale un set di palle da biliardo sparso sul tavolo. Come? Attraverso un colpo calcolato alla precisione per riportarle alla loro posizione di origine. La “macchina del tempo” utilizzata per condurre l’esperimento è un computer quantistico Ibm, in cui gli elementi base dell’informazione, al posto dei bit dei normali pc, sono i cosiddetti qbit, i bit quantistici, che oltre ai valori zero e uno, possono assumere un valore che “sovrappone” entrambi gli stati.

Dall’ordine al caos e ritorno

“Abbiamo creato artificialmente uno stato che evolve in una direzione opposta alla freccia del tempo”, ha spiegato il capo del gruppo di ricerca, Gordey Lesovik. In pratica, durante l’esperimento è stato lanciato un “programma di evoluzione” che ha portato i qubit a disegnare sequenze di zero e uno mutevoli, e sempre più complesse, partendo “dall’ordine al caos”. In seguito, un altro programma ha modificato la sequenza di qubit riportandola dal caos all’ordine originario.

Sviluppare il programma per raggiungere risultati sempre più accurati

Proseguendo il paragone con il tavolo da biliardo, riporta Agi, il risultato dell’esperimento è l’equivalente di vedere le palle tornare nel triangolo con un movimento contrario rispetto a quello che le aveva sparse sulla superficie, un qualcosa di inconcepibile secondo le regole della fisica classica. Gli scienziati sono sicuri di poter sviluppare il programma in modo tale da raggiungere risultati sempre più accurati. Al momento, con due qubit il margine di successo è dell’85%, laddove con tre qubit è del 50%. Le applicazioni pratiche dell’esperimento, oltre a spiegare come si sviluppa la freccia del tempo nei sistemi quantistici, riguardano l’abbattimento degli errori nel collaudo dei programmi di informatica quantistica.

Sistema Sanitario Nazionale ahi ahi… Quattro italiani su dieci “bloccati” dalle liste di attesa

Gli italiani hanno un rapporto sempre più “a distanza” son il Servizio Sanitario Nazionale, e non per loro volontà. E tra le maggiori criticità ci sono i tempi lunghi delle liste di attesa, sperimentate purtroppo da 4 persone su 10. Per questa e altre ragioni la spesa privata per curarsi è in aumento.

La fotografia della salute tricolore

La fotografia, purtroppo poco lusinghiera, del Sistema Sanitario Nazionale viene da un rapporto di European House-Ambrosetti. Nel 2018 quasi il 40% degli adulti in Italia, circa 20 milioni di persone, ha avuto una o più esperienze di liste di attesa di più di un mese, si legge nel rapporto. Il 48,5% di chi ha sperimentato le liste di attesa per le prestazioni Asl ha avuto anche una o più esperienze di Pronto Soccorso. Le situazioni più critiche si hanno per le visite specialistiche, che ha dovuto attendere circa il 60% di chi ha sperimentato una lista, e gli accertamenti diagnostici (42,7%), con delle punte nelle attese che hanno superato anche i 120 giorni.

In Italia si investe meno che in Europa

Un altro aspetto infelice dello studio è quello che rapporta l’Italia agli altri paesi dell’Ue. A casa nostra l’incidenza della spesa sanitaria pubblica italiana sul Pil (pari a 6,6%) è minore della media europea (7,4%). Non solo: nei prossimi anni sembra sia destinata a diminuire, aumentando il gap nei confronti degli altri paesi europei. Germania, Svezia e Paesi Bassi, ad esempio, spendono più di 4.000 euro l’anno per ogni cittadino, quasi il doppio di quanto spende l’Italia. Questo si sta traducendo, avvertono gli esperti, in una maggiore spesa da parte dei cittadini. “La tendenza all’aumento della spesa sanitaria privata e soprattutto di quella out of pocket (ben il 24% in più negli ultimi anni) – scrivono gli esperti – evidenzia uno stato di sofferenza del nostro sistema sanitario nazionale in considerazione di uno sbilanciamento demografico verso la fascia più anziana delle popolazione che genera conseguentemente una maggiore domanda di salute”.

Spesa privata a carico dei cittadini
Ben il 91% della spesa privata (36 miliardi di euro) è stata out of pocket, ovvero sostenuta interamente di tasca propria dai cittadini, mentre solo per il rimanente 9% si è trattato di spesa intermediata. Un dato significativo, hanno sottolineato gli esperti all’evento, che conferma lo spostamento del finanziamento sempre più a carico dei cittadini e fa notare come la sottoscrizione di forme di sanità integrativa rimanga un fenomeno ancora limitato rispetto ad altri paesi europei: in Irlanda, Francia e Paesi Bassi la componente intermediata raggiunge un’incidenza superiore al 40%.

Il pesce a tavola è amato dagli italiani, anche surgelato

Fresco, decongelato, ma anche surgelato. Il pesce compare spesso sulle tavole degli italiani, tanto che nel 2017 ne abbiamo consumato complessivamente 28,4 kg a testa, il 2% in più rispetto all’anno precedente. Questo ci pone al di sopra della media nelle classifiche europee e mondiali del consumo di prodotti ittici: in Europa infatti la media è di circa 22,7 chili pro capite. In generale anche nel mondo il consumo di pesce è in aumento. E secondo Ismea per il 2017 si stimano oltre 20 kg di consumo a testa, più del doppio dei 9 kg registrati nel 1991

Il 17% dei consumi è sotto zero

Se lo preferiamo fresco o decongelato, 1 volta su 5 lo scegliamo surgelato. Un trend in crescita rilevato dall’Iias, l’Istituto italiano alimenti surgelati, secondo il quale nel 2017 sono state consumate 113.400 tonnellate di pesce surgelato, +5% rispetto all’anno precedente. L’ittico surgelato copre il 17% dei consumi italiani di pesce. Nel solo canale retail il pesce naturale ha registrato un incremento del 7% negli acquisti, seguito da mollane e crostacei (+ 6,7%), e dalle versioni panate e pastellate (+3%).

I consumatori italiani premiano la qualità, ma soprattutto il fatto che questi prodotti siano già puliti e pronti al consumo. Inoltre, mostrano di essere consapevoli delle tecniche di lavorazione messe in atto dalle aziende produttrici, apprezzando la sostenibilità della produzione garantita dalla certificazione MSC (Marine Stewardship Council), di cui molte aziende del settore si sono dotate.

Una fonte naturale di macronutrienti

Le ricerche dimostrano come un consumo abituale di pesce aiuti i bambini a dormire meglio e a migliorare le capacità cognitive e verbali. Questo perché il pesce è una fonte naturale di macronutrienti, tra cui proteine nobili e acidi grassi omega-3, ma è anche ricco di micronutrienti come vitamine, in particolare A e D, e sali minerali, come iodio e selenio.

Ma è meglio fresco o surgelato? “Il pesce surgelato ha le stesse proprietà nutrizionali di quello fresco – spiega Vittorio Gagliardi, presidente Iias –. Le sue proprietà restano intatte anche se surgelato, perché viene scrupolosamente rispettata la catena del freddo, mantenendo sempre il prodotto a una temperatura di -18 °C durante tutto il suo iter, dal confezionamento alla tavola”.

I bambini lo preferiscono a bastoncini

I consumatori sembrano apprezzare questo alimento già da bambini, soprattutto se sotto forma di bastoncini di pesce, un prodotto che ha conquistato generazioni di italiani. Il merluzzo presente nei bastoncini, riporta askanews, viene sfilettato ancora fresco e surgelato a bordo delle navi in cui viene pescato. Il processo di surgelazione, poi, porta l’alimento in pochi minuti a bassissime temperature, che consente di mantenere intatte le caratteristiche nutrizionali e organolettiche del pesce fresco. Qualità alla base del loro successo tra le 10 milioni di famiglie italiane che li consumano abitualmente

Senior italiani, sempre più dinamici e hi-tech

Molto distanti dallo stereotipo di anziani deboli e bisognosi di cure, oggi i 60-80enni italiani sono dinamici, curiosi, e sempre più digitali. Tanto che aprono un account social anche a 70 anni, e acquistano il primo laptop ben oltre la pensione. A scattare una fotografia dei 13,7 milioni di senior italiani è Doxa, che in qualità di partner tecnico del SingularityU Italy Summit 2018, ha dato il proprio contributo esaminando usi e costumi della terza età. Ma cosa rende i senior così attivi e moderni? Un insieme di fattori oggettivi, ma anche diverse attitudini mentali.

I tre fattori chiave: benessere, autonomia e socializzazione

Al primo posto c’è il benessere psico-fisico: il 75% degli intervistati da Doxa dichiara infatti di godere di uno stato di salute soddisfacente, e il 19% che arriva a definirlo addirittura ottimo. Il 64% fa attività fisica regolare, percentuale che si attesta al 55% tra i 76-80enni. L’88% degli over 60 inoltre si dichiara autonomo nello svolgere visite mediche ed esami, l’86% si occupa direttamente della spesa, e l’84% esegue in autonomia i lavori domestici di uso quotidiano, riporta Ansa. I senior poi “vogliono approfittare dell’opportunità offerta da una disponibilità di tempo maggiore per coltivare le proprie relazioni”, afferma Vilma Scarpino, AD di Doxa. E famiglia e amici hanno un’importanza strategica: il 71% vive con il proprio partner, l’85% ha figli e il 65% nipoti.

La terza età è digitale

La quasi totalità degli over 60 italiani ha un cellulare, e il 48% uno smartphone. Il 39% possiede e usa abitualmente un pc, e un ulteriore 10% opta per il tablet. Il ricorso a email e social network come Facebook è all’ordine del giorno, rispettivamente, per il 39% e il 24% degli intervistati. Non solo. Chi è collegato a Internet nel 40% dei casi è solito leggere le notizie d’attualità online, nel 29% guarda i video su YouTube, e nel 20% consulta le app e/o i siti dedicati ai propri hobby. In generale, gli uomini sono sensibilmente più attivi online rispetto alle donne. Anche l’età è un fattore discriminante: se l’80% dei 60-65enni svolge almeno un’attività online la quota scende al 52% tra i 71-75enni, e al 37% tra i 76-80enni.

Salute e sicurezza? Meglio se hi-tech

“Per il 43% degli intervistati la tecnologia e le sue molteplici applicazioni migliorano e miglioreranno sempre più la qualità della vita di tutti noi”, commenta Scarpino. E se due senior su tre conoscono Google, Amazon e la tecnologia WiFi per gli over 60 digitali salute e sicurezza sono le aree di maggiore interesse in ambito tecnologico. Il 57% infatti troverebbe molto utile poter parlare con i medici da casa, visualizzando i loro volti e gli esami fatti, e il 48% indosserebbe volentieri braccialetti in grado di rilevare le principali funzioni vitali. Ancora, il 50% vorrebbe avere sensori in casa per la gestione delle utenze e la sicurezza.

Si o no? Italiano lo studio scientifico che svela il meccanismo delle decisioni

Siamo indecisi fra una decisione e l’altra? Non sappiamo quale strada prendere? Non riusciamo a districarci fra il rispondere si o no? Sono tutte situazioni pressoché quotidiane che ognuno di noi si trova ad affrontare nella propria vita personale e professionale. La volontà di eseguire un’azione è un’esperienza che tutti noi sperimentiamo usualmente anche senza particolare attenzione a livello consapevole. Eppure le decisioni potrebbero essere guidate da precisi meccanismi mentali, anche se non se siamo consapevoli.

La ricerca che svela i meccanismi mentali

Il gruppo di ricerca guidato dal professor Eraldo Paulesu, professore di Psicologia fisiologica all’Università di Milano-Bicocca, ha fatto proprio di questi meccanismi di “scelta” uno studio sperimentale. Per approfondire come funziona il nostro cervello, il team di scienziati ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI, functional Magnetic Resonance Imaging) per studiare i correlati neurali che accompagnano le componenti intenzionali dell’agire. La dottoressa Laura Zapparoli, ricercatrice presso l’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, con i suoi collaboratori si è ispirata a uno specifico modello cognitivo chiamato “The What, When and Whether model of intentional action”  e “ha analizzato la possibilità di suddividere la nostra volontà di muoverci in tre distinte “componenti”, assimilabili a tre diverse decisioni sull’azione da mettere in atto: quale azione eseguire, quando eseguirla e se metterla in atto oppure arrestarla prima che si verifichi” risporta Askanews.

Le scoperte del team italiano

In base ai test, i ricercatori hanno rilevato che le tre componenti dell’intenzionalità possono effettivamente essere dissociate l’una dall’altra a livello neurale, essendo sostenute da circuiti neurofunzionali di aree corticali e sottocorticali che appaiono in parte distinti. “Con questo studio viene quindi dimostrato come la nostra volontà di effettuare un movimento sia in realtà un fenomeno complesso, composito, sebbene nella percezione della nostra quotidianità possa restare sullo sfondo rispetto al normale fluire del nostro comportamento”. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), permetterà di capire meglio alcune patologie del sistema nervoso centrale che compromettono la volontà di agire, consentendo così anche migliori prospettive di diagnosi e di cura in futuro.

“Esistono specifiche patologie neurologiche o psichiatriche, per esempio la malattia di Gilles de la Tourette e il disturbo ossessivo-compulsivo, in cui diversi aspetti dell’intenzionalità possono essere compromessi – spiegano all’agenzia di stampa Eraldo Paulesu e Laura Zapparoli,- e la definizione della fisiologia di questi processi in soggetti normali getta le basi per una migliore comprensione di tali disturbi”.

Questo lavoro – pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) – apre quindi nuove strade allo studio di quelle patologie del sistema nervoso centrale che compromettono la volontà di agire, suggerendo la necessità di prestare particolare attenzione agli aspetti specifici che possono risultare compromessi o invece risparmiati dalla malattia.

 

TripAdvisor influenza l’economia globale dei viaggi

La spesa turistica internazionale negli ultimi 8 anni consecutivi non arresta la sua crescita, e nel 2017 l’industria dei viaggi ha raggiunto una spesa di più di 5.29 trilioni di dollari. Grazie anche al contributo di TripAdvisor.

Questo è quanto emerge dai risultati dello studio Misurazione dell’Economia Mondiale dei Viaggi, condotto da Oxford Economics in partnership con TripAdvisor, che ha esaminato le dimensioni dell’economia globale dei viaggi, e il contributo di TripAdvisor a essa.

Un contributo pari a 546 miliardi di dollari nel 2017

Comparando i dati di crescita dell’economia mondiale con i trend di TripAdvisor, lo studio ha anche mostrato che il portale ha avuto un’enorme influenza stimata di 546 miliardi di dollari nel 2017. Globalmente, il famoso sito di viaggi ha influenzato più di 433 milioni di viaggi l’anno scorso, di cui 13.5 milioni solo in Italia.

“La categoria dei viaggi è enorme e supera la spesa dei consumatori in altri ambiti in tutto il mondo – commenta Charlie Ballard, TripAdvisor’s director of strategic insights -. TripAdvisor non solo ispira i viaggiatori, ma genera anche più viaggi, in particolare incoraggiando i viaggiatori a fare viaggi più lunghi mostrando loro quanto c’è da fare e da vedere”.

La spesa di viaggio influenzata dai TripAdvisor supera la crescita della spesa totale di viaggi e turismo

Negli ultimi 10 anni, secondo Oxford Economics, la spesa di viaggio influenzata da TripAdvisor ha superato la crescita della spesa totale di viaggi e turismo, con un tasso medio annuale del 7.4%, mentre la spesa turistica totale è cresciuta in media del 3%. L’influenza di TripAdvisor cresce poi in tutte le regioni globali, con miglioramenti sia in destinazioni turistiche in via di sviluppo sia in mercati già maturi.

Anche in Italia emerge un aumento dell’influenza di TripAdvisor: dal 2010 al 2017 la quota di arrivi influenzati dal sito è cresciuta dal 14.2% al 17.9%, supportando potenzialmente la crescita di alcune rotte chiave, specialmente da UK e US.

 

In Italia il mercato domestico vale il 77% della spesa totale

In Italia il mercato domestico conta per il 77% della spesa totale mentre Germania (21.9%) e US (10.2%) detengono la quota maggiore della spesa internazionale. Francia, Cina, Emirati Arabi Uniti e UK sono altri mercati importanti per il Bel Paese.

Il maggiore aumento della spesa di viaggio negli ultimi anni si registra però in APAC, Medio Oriente e America Latina. E con 3.9 trilioni di dollari all’anno la spesa del turismo domestico conta per circa tre quarti della spesa turistica globale, mentre la spesa internazionale ha raggiunto quota 1.4 trilioni di dollari nel 2017

Boom di allergia alimentare fra i bambini, in Italia sono più di mezzo milione

In Italia sono più di mezzo milione i casi di allergia alimentare fra i più piccoli. Un vero e proprio tsunami che dal 2010 a livello globale registra un’autentica  esplosione: se prima i casi erano attorno al 2-3% ora hanno raggiunto il 10% in Australia e l’8% in Gran Bretagna. E il fenomeno, secondo uno studio appena pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, sarebbe legato a una ”tempesta perfetta”, un mix di genetica e fattori ambientali. L’allergia alimentare, secondo lo studio, si innesca perciò quando questi fattori si verificano insieme.

5.000 bambini con meno di 5 anni sono a rischio di reazioni allergiche gravi

Dal 1997 al 2007 tra i minori di 18 anni la prevalenza di allergia alimentare nel mondo è aumentata del 18%. Gli under 18 che soffrono di allergie alimentari in Italia sono 570mila: 270mila bimbi tra 0 e 5 anni, 180mila tra 5 e 10 anni, e 120mila tra 10 e 18 anni.

Dei 270mila bambini con meno di 5 anni che soffrono di allergie alimentari, 5000 sono a rischio di reazioni allergiche gravi che possono costar loro anche la vita, e una reazione allergica grave su tre avviene a scuola. E l’allergia alimentare più frequente nei bambini tra 0 e 5 anni è quella al latte vaccino, seguita da quella alle uova.

Alcuni fattori di rischio possono essere modificati all’interno delle mura domestiche

La causa dell’allergia alimentare è stata fino a ora un vero e proprio mistero, ma abitudini errate, come l’esposizione della pelle a saponi che non vengono sciacquati, unite agli allergeni in polvere presente nell’ambiente domestico e nel cibo, possono essere cause scatenanti. “Questa è una ricetta per lo sviluppo di allergie alimentari – dichiara Joan Cook-Mills, professore di immunologia allergologica presso la Scuola di Medicina Feinberg della Northwestern University -. È un importante progresso nella nostra comprensione di come l’allergia alimentare inizi presto nella vita”. Infatti alcuni fattori di rischio possono essere modificati proprio all’interno delle mura domestiche.

Fino al 35% dei bambini con allergie alimentari presenta dermatite atopica

Le prove cliniche dimostrano che fino al 35% dei bambini con allergie alimentari presenta forme di dermatite atopica, riferisce Ansa, e gran parte di ciò è spiegato da almeno tre diverse mutazioni geniche che riducono la barriera cutanea. I problemi della pelle che si verificano con le mutazioni della barriera cutanea possono non essere visibili fino a molto tempo dopo che un’allergia alimentare sia già iniziata. Ma esiste un ampio continuum di disfunzione cutanea da lieve a dermatite atopica, che nella sua forma più lieve può semplicemente sembrare pelle secca.

Chiacchiera servite in tazza

Sul web lo sappiamo, si compra, si lavora, ci si informa, si eseguono attività finanziarie, si imparano ricette, si prenotano viaggi… ma, sopratutto, si “cazzeggia”. Che non è una parolaccia, non sia mai, ma una terminologia diretta e schietta per evitare giri di parole e verbi troppo sofisticati. Facebook è un pò il re del cazzeggio:  ed è infatti attraverso il noto social che abbiamo scoperto un sito molto carino, ben fatto ed interessante. Si tratta di www.caffeblabla.it, un portale effettivamente nato da poche settimane che propone contenuti molto leggeri ma al tempo stesso interessanti per chi, come noi, ama alla follia il caffè…

Ed il caffè non è solo una bevanda: è uno stile di vita, o meglio è una parte integrante della nostra vita. E’ il compagno che scandisce i momenti della nostra giornata, che ci da la carica, che ci sveglia, che ci fa socializzare, che ci fa trascorrere del tempo con noi stessi o con altri: e allora abbiamo apprezzato molto un sito web interamente dedicato al caffè, con notizie e curiosità ad esso correlati ma anche spunti interessanti per la salute, lo sport e la cucina.

Caffeblabla.it è un sito fresco e giovane, che vi consigliamo di visitare per scoprire aspetti ed informazioni legate alla nostra bevanda preferita: imparerete aforismi originali e passerete qualche minuto di relax, magari sorseggiando il vostro caffè preferito!

L’eccesso di social non rende asociali. Oppure si?

Da quando piattaforme come Facebook, WhatsApp, Twitter, Instagram e Snapchat hanno raggiunto numeri enormi e con una percentuale di penetrazione tra i più giovani superiore all’80%, esperti e psicologi hanno iniziato a indagare il fenomeno. Ma se alcuni studiosi e ricercatori ritengono che i social portino l’utente a estraniarsi dalla società, secondo altri, se usate nella giusta maniera, le piattaforme social aiutano a rapportarsi con il mondo esterno e ad avere maggiore fiducia nelle proprie capacità.

C’è chi è a favore dei social…

I ricercatori dell’Università del Kansas hanno dimostrato che non c’è una connessione diretta tra l’eccessiva presenza sulle reti virtuali e il dislocamento sociale. Se la regola fosse corretta, spiega Jeffrey Hall, docente di scienze della comunicazione, “le persone sarebbero dovute uscire di meno e fare meno telefonate, ma non è stato questo il caso”. Quello che invece è risultato da due studi pubblicati sulla rivista Information, Communication & Society, “è che l’uso dei social media da parte delle persone – continua Hall – non aveva alcun rapporto con coloro i quali avrebbero parlato più tardi quello stesso giorno”, riferisce Ansa.

… e chi è contro

Uno degli attacchi più duri però è arrivato da parte di Chamath Palihapitiya, ex vicepresidente di sezione per l’aumento degli utenti di Facebook, che ha incolpato il social di distruggere il tessuto sociale. O da Sean Parker (creatore di Napster nonché ex presidente di Facebook) che con Palihapitiya condivide l’opinione che sia l’intero sistema dei social network e del mondo dell’online a essere “rischioso” e a mettere in pericolo la salute delle persone.

Inoltre, secondo una ricerca della Royal Society for Public Health britannica, è Instagram la piattaforma più problematica per la salute mentale dei giovani. Il social dedicato alle immagini favorisce la promozione della propria identità, ma allo stesso tempo porta alla depressione e all’ansia. Sotto accusa anche Snapchat, che secondo uno studio realizzato dall’American Academy of Pediatrics, potrebbe condurre a uno stato d’ansia e depressione. O alla voglia di imitazione.

Per rendere più felici gli utenti Facebook cambia l’algoritmo

Anche il social network di Mark Zuckerberg ha commissionato una ricerca: come rendere più felici le persone che ogni giorno utilizzano Facebook? In un lungo post pubblicato sul blog ufficiale, il capo dei ricercatori di Facebook ha spiegato che solamente l’uso passivo della piattaforma porta a problemi mentali. L’interazione attiva svilupperebbe al contrario un miglioramento del proprio benessere mentale.

I risultati di questa ricerca hanno convinto Mark Zuckerberg a cambiare l’algoritmo che gestisce il NewsFeed di Facebook, la sezione Notizie che ci accoglie quando entriamo all’interno del social network. Il nuovo algoritmo mostrerà nelle prime posizione i post dei propri amici e parenti, che secondo i risultati delle ricerche sono quelli che rendono maggiormente felici gli utenti. I post delle Pagine, invece, saranno penalizzati, e bisognerà scrollare verso il basso per trovarli.