L’eccesso di social non rende asociali. Oppure si?

Da quando piattaforme come Facebook, WhatsApp, Twitter, Instagram e Snapchat hanno raggiunto numeri enormi e con una percentuale di penetrazione tra i più giovani superiore all’80%, esperti e psicologi hanno iniziato a indagare il fenomeno. Ma se alcuni studiosi e ricercatori ritengono che i social portino l’utente a estraniarsi dalla società, secondo altri, se usate nella giusta maniera, le piattaforme social aiutano a rapportarsi con il mondo esterno e ad avere maggiore fiducia nelle proprie capacità.

C’è chi è a favore dei social…

I ricercatori dell’Università del Kansas hanno dimostrato che non c’è una connessione diretta tra l’eccessiva presenza sulle reti virtuali e il dislocamento sociale. Se la regola fosse corretta, spiega Jeffrey Hall, docente di scienze della comunicazione, “le persone sarebbero dovute uscire di meno e fare meno telefonate, ma non è stato questo il caso”. Quello che invece è risultato da due studi pubblicati sulla rivista Information, Communication & Society, “è che l’uso dei social media da parte delle persone – continua Hall – non aveva alcun rapporto con coloro i quali avrebbero parlato più tardi quello stesso giorno”, riferisce Ansa.

… e chi è contro

Uno degli attacchi più duri però è arrivato da parte di Chamath Palihapitiya, ex vicepresidente di sezione per l’aumento degli utenti di Facebook, che ha incolpato il social di distruggere il tessuto sociale. O da Sean Parker (creatore di Napster nonché ex presidente di Facebook) che con Palihapitiya condivide l’opinione che sia l’intero sistema dei social network e del mondo dell’online a essere “rischioso” e a mettere in pericolo la salute delle persone.

Inoltre, secondo una ricerca della Royal Society for Public Health britannica, è Instagram la piattaforma più problematica per la salute mentale dei giovani. Il social dedicato alle immagini favorisce la promozione della propria identità, ma allo stesso tempo porta alla depressione e all’ansia. Sotto accusa anche Snapchat, che secondo uno studio realizzato dall’American Academy of Pediatrics, potrebbe condurre a uno stato d’ansia e depressione. O alla voglia di imitazione.

Per rendere più felici gli utenti Facebook cambia l’algoritmo

Anche il social network di Mark Zuckerberg ha commissionato una ricerca: come rendere più felici le persone che ogni giorno utilizzano Facebook? In un lungo post pubblicato sul blog ufficiale, il capo dei ricercatori di Facebook ha spiegato che solamente l’uso passivo della piattaforma porta a problemi mentali. L’interazione attiva svilupperebbe al contrario un miglioramento del proprio benessere mentale.

I risultati di questa ricerca hanno convinto Mark Zuckerberg a cambiare l’algoritmo che gestisce il NewsFeed di Facebook, la sezione Notizie che ci accoglie quando entriamo all’interno del social network. Il nuovo algoritmo mostrerà nelle prime posizione i post dei propri amici e parenti, che secondo i risultati delle ricerche sono quelli che rendono maggiormente felici gli utenti. I post delle Pagine, invece, saranno penalizzati, e bisognerà scrollare verso il basso per trovarli.

Amazon apre il suo primo supermarket. Dove “entri, prendi ed esci” con un’App

Dallo shopping virtuale a quello “reale” il passo è breve, almeno per Amazon. Che, negli Stati Uniti, ha appena aperto il suo primo supermercato fisico, battezzato Amazon Go. Un market tradizionale? Mica tanto. Il punto vendita inaugurato a Seattle, dopo un anno e mezzo dai primi annunci, non prevede ne casse ne cassieri. I clienti faranno tutto da sé, supportati da una tecnologia sempre più efficace ed efficiente, anche per lo shopping di tutti i giorni. Quindi, dopo aver fatto la spesa, “te ne uscirai tranquillamente con il conto di quello che hai comprato sull’account Amazon del cellulare” spiega il numero uno del colosso delle-commerce, Jeff Bezos.

Shopping da Amazon Go, come funziona

Per entrare nel nuovo negozio, si passa attraverso dei tornelli del tutto simili a quelli che si trovano nelle stazioni della metropolitana. Con questi passaggi, il cliente viene identificato attraverso l’app che ha già scaricato sul proprio smartphone. Nonostante l’operazione appaia semplicissima – entri, prendi quello che ti serve ed esci – la tecnologia necessaria per un simile punto vendita è veramente tanta. Mancano sì casse e cassieri, ma in compenso ci sono un’infinità di telecamere che tengono monitorati i clienti e un sofisticato sistema di sensori sugli scaffali che invece controlla i prodotti. Il Grande Fratello dei supermarket.

Amazon presenta Amazon Go

Lo spot di Amazon pre presentare il supermercato di Seattle – al momento non si sa quando e dove verranno inaugurati altri punti vendita analoghi – dice: “Prendi quello che vuoi dallo scaffale e semplicemente te ne vai”. Le immagini della promo mostrano clienti felici e senza carrelli, muniti solo di grandi buste rigorosamente arancioni.  Spiega sempre la multinazionale che le telecamere e i sensori “segnano quello che prendi, mettendo sul conto Amazon, i prodotti scelti”. “Se per esempio scegli una bella torta e, poi, cambi idea non è un problema – si legge nella nota diffusa dalla società-. Basta rimettere la vaschetta al suo posto e il conto virtuale si aggiorna automaticamente come fosse una spesa online”.

Il personale c’è, eccome

Amazon Go, nonostante le premesse, non sarà un luogo privo di umanità. Anzi. Il personale ci sarà, eccome, ma in ruoli diversi rispetto a quelli dei tradizionali supermercati. I dipendenti, quindi, non staranno alla cassa a battere scontrini, “ma si occuperanno del magazzino, di dare informazioni e consigli ai clienti, lavoreranno nelle cucine e nella preparazione dei pasti da take-away” precisa la società americana.

Pokemon Go: i giocatori hanno provocato 150mila incidenti stradali

Da passatempo innocente dal successo planetario a causa di incidenti stradali. Pokemon Go, il game per smartphone che ha inchiodato allo schermo milioni di persone (e non solo ragazzini) in tutto il mondo, avrebbe infatti provocato non pochi guai sulle strade d’America. A parte l’ossessione nel dare la caccia a qualunque ora del giorno e della notte ai “mostricciattoli” nascosti nelle vie, nelle case e in tutti i luoghi pubblici, Pokemon Go avrebbe distratto dalla guida migliaia di automobilisti.

I danni della passione Pokemon Go

A dare i numeri sono due professori della statunitense Purdue University, secondo cui il popolare gioco di realtà aumentata avrebbe generato fino a 7 miliardi di dollari di danni. La loro ricerca, intitolata “Morte dovuta a Pokemon Go”, rivela che il videogame per smartphone potrebbe aver causato quasi 150mila incidenti stradali negli Stati Uniti nell’arco di cinque mesi, dal lancio della app nel luglio 2016 fino al novembre dello stesso anno. Una media di 30.000 sinistri al mese.

Dati incrociati partendo dai Pokestop

Gli autori hanno preso in esame una contea dell’Indiana, incrociando i dati sugli incidenti stradali con la posizione dei Pokestop, cioè i luoghi di interesse delle città dove è possibile raccogliere ricompense del gioco. Come riporta l’Ansa, in base ai dati raccolti, la probabilità che un incidente accadesse nel raggio di 100 km da un Pokestop era del 26,5% più alta. Gli autori hanno quindi esteso i risultati su scala nazionale, arrivando a calcolare che negli Stati Uniti “l’aumento degli incidenti attribuibile a Pokemon Go è di 145.632, con un aumento associato del numero di feriti pari a 29.370 e di morti pari a 256 persone”. Le responsabilità, ovviamente, non sono di Pokemon Go, ma degli automobilisti così appassionati al gioco da non saper aspettare di parcheggiare prima di ricominciare la caccia. Insomma, i guidatori si distraevano dalla guida pur di acchiappare un Pokemon. Con effetti evidentemente devastanti.

E oggi cosa succede?

A dire la verità, passati i primi mesi di boom e di passione sfrenata per il game, l’entusiasmo è già scemato. Dopo l’effetto novità è arrivato inevitabile il declino. Il messaggio però è chiaro: i giochi si fanno nei momenti liberi e non certo al volante. Anche perché il Codice della strada prevede sanzioni molto severe per chi guida con lo smartphone in mano: nei casi senza danni, si parte da una multa di 161 euro, la decurtazione di 5 punti-patente. E se capita una seconda volta, si è passibili della sospensione della patente da uno a 3 mesi.

Comprare voli aerei on line? Il prezzo cambia a seconda da dove li prenoti

Pensate di aver trovato on line la miglior tariffa possibile per un volo aereo? Probabilmente vi sbagliate. Basta fare un piccolo test: provate a prenotare un volo aereo dal telefonino mentre camminate in centro città. I vari portali di e-travel e le varie app vi suggeriranno un prezzo. Ripete la stessa operazione, con le medesime specifiche, dal pc dell’ufficio o dal tablet a casa: le tariffe proposte – per lo stesso volo, ovvio – saranno più care. Ma come è possibile?

Il “mistero” delle tariffe personalizzate

Dietro questa stranezza – che per gli esperti di digital marketing non è strana proprio per niente – c’è un algoritmo capace di personalizzare le tariffe. Un sistema utilizzato da alcune compagnie aeree e dai motori di ricerca dedicati ai viaggi che, a seconda del dispositivo usato e della zona nella quale viene effettuata la prenotazione, propone prezzi differenti per l’identico volo.

La questione è finita sulle pagine dei giornali

Di  recente questa “forbice” dei prezzi tra voli prenotati da smartphone o da pc è salita agli onori della cronaca. Merito (o colpa?) di Rafi Mohammed, di professione consulente, che ha raccontato alla rivista Harvard Business Review la sua avventura. “Stavo usando Orbitz, un’app per cercare un pacchetto vacanze a New York. Arrivato in un hotel, ho aperto il sito web di Orbitz sul mio portatile per prenotare e mi sono accorto che il pacchetto – stesso volo, stesso hotel, stessa camera – costava 117 dollari in più rispetto al prezzo che proponeva l’applicazione, una cifra maggiorata del 6,5%” ha dichiarato il consulente, come riporta l’agenzia AdnKronos. E non è finita qui: dopo aver provato a comprare lo stesso pacchetto attraverso il cellulare di un suo amico, si è accorto che per lo stesso pacchetto “Il prezzo era aumentato di 50 dollari”.

La spiegazione dei big del travel

Expedia (che è la casa madre di Orbitz) attraverso la sua portavoce ha fatto sapere che le differenze di prezzo siano da attribuire al fatto che i fornitori consentono di offrire prezzi diversi ai clienti che si collegano da mobile. Orbitz, dal canto suo, nega di proporre tariffe diversificate a seconda della tipologia di dispositivo o browser utilizzato. E quindi? Il consulente Mohammed, nella sua intervista, dichiara che “Si sta verificando una personalizzazione rudimentale dei prezzi.  I prezzi vengono personalizzati a seconda delle caratteristiche di ciascun cliente e osservando le loro azioni. Come si vestono, le risposte che danno a domande apparentemente innocue (dove vivi, cosa fai per vivere?) che però forniscono indizi”.

Piccoli debiti, la cartella esattoriale va in pensione (forse)

In arrivo qualche vantaggio per i contribuenti alle prese con il fisco. La buona notizia riguarda le querelle relative ai piccoli debiti, per i quali potrebbero essere abolite le famigerate cartelle esattoriali. In Commissione alla Camera ha infatti preso il via l’esame della proposta di legge n. 4042,  mirata a modificare il d.P.R. n. 602/1973 in materia di riscossione mediante ruolo e la legge 24 dicembre 2012, n. 228, in materia di sospensione della riscossione delle somme iscritte a ruolo “nonché altre disposizioni di interpretazione autentica concernenti i termini per la notificazione degli atti e per la prescrizione dei crediti”. Come riporta l’agenzia AdnKronos, questa nuova norma dovrebbe introdurre misure volte a garantire maggiori tutele per i contribuenti nella fase della riscossione.

Si alza l’importo minimo ascrivibile a ruolo

In estrema sintesi, la proposta di legge è destinata ad elevare l’importo minimo iscrivibile a ruolo dal limite di 20mila lire a un limite costituito dal triplo del contributo unificato di iscrizione a ruolo, dovuto nel processo civile, nel processo amministrativo e nel processo tributario, per come determinato dall’articolo 13, comma 1, lettera a), del testo unico in materia di spese di giustizia (di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002).

Le parole del deputato che ha proposto la legge

Il relatore della proposta di legge n. 4042 è Carlo Sibilia (M5S). L’onorevole ricorda che il contributo unificato indicato nella citata lettera a) equivale a 43 euro: pertanto secondo le previsioni della proposta in esame l’importo minimo iscrivibile a ruolo ammonterebbe a 129 euro. Inoltre, si integra la disciplina sul contenuto necessario del ruolo prevedendo che debbano essere indicati: il codice fiscale del contribuente; la specie del ruolo; la data in cui il ruolo diviene esecutivo; il riferimento all’eventuale precedente atto di accertamento o altro atto presupposto; la motivazione, anche sintetica, della pretesa; per i ruoli straordinari viene stabilito che la motivazione deve indicare i presupposti di fatto e di diritto che giustificano il fondato pericolo per la riscossione. Ancora, il ruolo deve indicare in modo analitico tutti gli interessi maturati e i relativi criteri di calcolo. Se così non fosse, non potrà avvenire l’iscrizione.

Rateizzazione, non è il riconoscimento del debito

Per quanto riguarda l’eventuale rateazione del pagamento, viene indicato che la presentazione della richiesta di rateazione non costituisce in nessun caso riconoscimento del debito. Inoltre la nuova norma rende più semplice l’iter per richiedere un nuovo piano di dilazione anche in presenza di rate non saldate.