Addio allo smartworking, ma più attenzione all’igiene sul luogo di lavoro

Nel post-Covid lavorare in strutture quali bar-ristoranti, hotel e alberghi, Rsa, palestre e spa, uffici e punti vendita, richiede necessariamente la presenza in loco. Per l’85% dei manager che lavorano in queste strutture lo smartworking è infatti un lontano ricordo. Si tratta dei risultati di un sondaggio commissionato da Initial a BVA-Doxa per esplorare i temi del wellbeing, dell’igiene, della sicurezza e della sostenibilità negli ambienti di lavoro Per l’80% degli intervistati l’elemento più importante per migliorare igiene, sicurezza e wellbeing sul posto del lavoro riguarda una maggiore igiene delle superfici, spazi e bagni dotati di comfort, dispenser di saponi e carta. Al secondo posto (47%), i purificatori d’aria, particolarmente importanti per Rsa (60%) e palestre/spa (59%), e al terzo l’ammodernamento degli spazi comuni (42%) e la profumazione degli ambienti (40%). In questo caso si rilevano valori più elevati per Rsa (55%) e palestre/spa (47%).

Aumenta l’attenzione al workplace wellbeing

Il tema del workplace wellbeing è molto importante per il 71% degli intervistati, in particolare, presso hotel (83%), Rsa (82%) e palestre/spa (80%). Sembra inoltre che l’attenzione al wellbeing sia decisamente aumentata (60% molto e 31% abbastanza) in seguito alla pandemia, in particolar modo presso hotel/alberghi (81%). Per migliorare il benessere sul luogo di lavoro gli interventi principali sono stati la purificazione dell’aria (54%), l’ampliamento e la ridefinizione degli spazi (37%), l’ergonomicità delle postazioni (30%), l’introduzione di piante e di nuovi elementi d’arredo (27%), e la creazione di zone relax (22%).

L’inquinamento indoor non è più un tabù

La maggior parte degli intervistati ha sentito parlare di inquinamento indoor, e solo il 5% dichiara di non essere attento al tema. Tra gli intervistati, infatti, è ben radicata la consapevolezza che l’inquinamento interno sia superiore (46%) o uguale (18%) a quello esterno, ma solo il 22% degli intervistati è informato sui misuratori di qualità dell’aria interna, dati ovviamente molto diversi per Rsa e hotel. Se il tema inquinamento indoor è un tabù che sta cadendo, quali sono gli elementi ritenuti più importanti per migliorare la gradevolezza degli ambienti? Al primo posto l’igiene di sanitari (96%) e superfici (95%), ma anche aria pulita (91%), igiene delle apparecchiature (86%), dei cestini (79%), e una maggior frequenza delle disinfezioni (80%). Seguono, le cassette di primo soccorso (63%) e la presenza di verde (35%).

La sostenibilità al lavoro è soprattutto “differenziata”

In seguito alla pandemia, riporta Adnkronos, si evidenzia un aumento anche dell’attenzione alla sostenibilità negli ambienti di lavoro, che si declina in una grande importanza attribuita alla raccolta differenziata (81%), e seppur in misura inferiore, alla scelta di prodotti ecologici e certificati (53%), una maggiore sensibilizzazione sui temi della sostenibilità (50%), oltre alla scelta di fornitori certificati (52%) e partner/fornitori con approccio green e sostenibile (42%). Aspetti che in alcune aziende tra quelle intervistate risultano già in essere o in programma per il prossimo futuro.

Podcast: il 36% dei giovani li ascolta 

I podcast sono molto amati dai giovani, e prediletti dal 36% degli appartenenti alla Generazione Z. Lo smartphone è lo strumento preferito per ascoltare i podcast (63% vs ascolti da PC 36%), così come gli audiolibri (66% smartphone e 30% PC). Quanto a musica e playlist, dopo lo smartphone, si conferma un ascolto maggiore su PC, TV o soundbar. In particolare, il PC viene utilizzato dal 35% degli uomini e dal 28% delle donne, mentre la TV principalmente dagli uomini (30% vs donne 22%), come la soundbar (18% vs 12%). È quanto emerge dall’ultimo Trend Radar di Samsung, condotto per monitorare il mercato locale e scoprire di più sulle abitudini degli italiani.

A casa e sullo smartphone

Per quanto riguarda luoghi e occasioni di ascolto, la casa è il luogo maggiormente apprezzato per ascoltare i contenuti preferiti. Tra le mura domestiche, il 78% ascolta musica e playlist, il 73% audiolibri e il 68% podcast.
“Quando si ascolta un podcast si è molto più attenti rispetto a quando si guarda uno show in TV – spiega Francesco Cordani, Head of MarCom Samsung Electronics Italia -. Intanto perché la maggior parte delle persone li ascolta da casa, moltissimi su smartphone, quindi è un’esperienza molto personale – continua Cordani -. Tuttavia, sta crescendo l’uso di altri dispositivi per la fruizione di podcast, come gli smart speaker o le TV”.

Una fonte di informazione

I podcast sono una valida modalità per approfondire diversi temi per l’89% degli italiani, e la principale fonte di informazione su notizie di attualità (26%), soprattutto dalla fascia 55-64 anni (34%) e dagli under 24 (33%).
L’ascolto della radio aumenta invece all’aumentare dell’età: i principali fruitori di contenuti radiofonici hanno un’età compresa tra 45-54 anni (oltre l’89%).
“La tecnologia ha aiutato e stimolato la fruizione della radio da parte delle nuove generazioni: la creazione di app è adatta a loro perché sono nativi digitali – aggiunge Cordani -. In passato molti accendevano la radio e la lasciavano in background, mentre oggi c’è più interesse in particolare alle trasmissioni, siamo noi a creare il nostro palinsesto, grazie all’on demand”.

Raccontare microstorie che rendono il prodotto utile nella realtà

Il 3 ottobre ha debuttato la terza serie di podcast prodotta da Samsung, Generazione Wi-Fi . che ha l’obiettivo di esplorare il punto di vista della GenZ su argomenti come musica, fashion, innovazione e intrattenimento. Cinque episodi condotti dallo speaker radiofonico Jody Cecchetto con una tematica diversa ogni settimana, riferisce Adnkronos. Questo terzo esperimento si rivolge ai Millennials e alla GenZ affrontando argomenti come fashion, k-pop e tecnologia, e nel futuro di Samsung ci saranno altri contenuti italiani. “Il nostro obiettivo è partire da un concetto strategico di mercato e calarlo in una realtà che dia effetti visibili in Italia – puntualizza Cordani -. Così riusciamo a essere più rilevanti nel mercato locale: raccontando le microstorie che rendono il prodotto utile nella realtà”.

Pensiero critico: la tecnologia può aiutare a “recuperarlo”?

Secondo il Think Report, realizzato da Lenovo su oltre 5.700 persone provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone, solo il 34% dichiara di dedicare ‘tutto’ o ‘la maggior parte’ del tempo a pensare in modo chiaro e produttivo. Il 75% dei decision maker IT afferma che i colleghi hanno difficoltà a pensare in modo chiaro e produttivo, il 64% ritiene di dipendere dal pensiero pratico o di ‘sopravvivenza’, e che la capacità di pensare rapidamente e in multitasking comporti una mancanza di pensiero innovativo e concreto. Di fatto, i cambiamenti sociali degli ultimi due anni hanno comportato in molti lavoratori una perdita di produttività di circa due ore al giorno. La ‘colpa’ è principalmente del burnout, dello stress e dell’affaticamento mentale.

Pensare in modo profondo e produttivo aiuta a prendere decisioni migliori

“È stato illuminante constatare che a livello globale le persone ritengano che il progresso della società sia a rischio a causa della difficoltà di sviluppare un pensiero critico”, commenta Emily Ketchen, VP e CMO di Intelligent Devices Group, Lenovo.
Nonostante molti intervistati abbiano dichiarato di fare fatica a sviluppare un processo di pensiero critico, si comprendono i benefici che provengono dalla capacità di portare a un livello superiore la propria capacità di ragionamento. Il 65% ritiene che pensare in modo chiaro, profondo e produttivo aiuta a prendere decisioni migliori.

Qual è l’orario giusto per pensare “meglio”?

Gli orari in cui si sviluppa il pensiero produttivo variano notevolmente a seconda della provenienza degli intervistati, e non sempre coincidono con la tradizionale giornata lavorativa. Il 37% degli intervistati negli Stati Uniti e il 24% nel Regno Unito preferisce la sera tardi o la mattina presto, il 25% dei giapponesi la metà mattina, mentre il 35% dei tedeschi sceglie la sera. In generale, il primo requisito indispensabile per pensare meglio è un ambiente tranquillo, e gli intervistati dichiarano che le tecnologie di cancellazione del rumore sono le più apprezzate per aiutare a riflettere in modo approfondito.

Tecnologia, un’alleata per dipendenti e organizzazioni

Imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, stabilendo limiti, circoscrivendo le distrazioni e riducendo il disordine delle informazioni, può aiutare ad avere abitudini di pensiero migliori, riporta Adnkronos. Inoltre, molti ritengono che la semplificazione dei compiti potrebbe aiutare a pensare meglio, e se il 40% degli intervistati in Germania vorrebbe imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, il 39% negli Stati Uniti vorrebbe porre limiti all’uso della tecnologia.
Ma la maggioranza dei decisori IT è ottimista riguardo alla tecnologia e al modo in cui consente a dipendenti e organizzazioni di pensare in modo chiaro.
Che si tratti di rispettare le scadenze, della necessità di far collaborare le persone all’interno dell’azienda o dell’opportunità di inventare, oltre il 60% degli intervistati crede che la tecnologia aiuti a impegnarsi in un pensiero critico, riflessivo, e collaborativo.

Mentoring, così le donne entrano a pieno titolo nelle aziende hi-tech

Cos’è il mentoring e perchè è tanto importante per le aziende? Il mentoring è una risorsa preziosa quando si vuole “sostenere” e insegnare alle nuove leve attraverso l’esperienza dei maestri più accreditati. L’esperienza è particolarmente utile in quelle aziende nelle quali è percepito come valore la presenza di una forza lavoro diversificata, dove le donne rappresentano una quota importante. E proprio le donne sono la “scoperta” delle aziende hi-tech, tanto che secondo un recente studio di Deloitte a fine 2022 le ragazze saranno nel settore tecnico ben il 33%, un autentico record per il settore. Però, per far sì che questo cambiamento avvenga, occorre scardinare le ultime difficoltà e soprattutto fornire il giusto supporto. Esperienza che ha portato avanti, con successo, Acronis, azienda leader nella e pioniera nell’ispirare e formare le donne in ambito tecnologico. Acronis ha infatti lanciato ufficialmente il programma di mentorship che ha coinvolto oltre 50 mentee in tutto il mondo. I risultati sono stati più che positivi, e l’impatto della mentorship sulla soddisfazione professionale è imponente: il 40% delle donne cita la mancanza di mentoring come uno dei principali problemi del settore tecnologico, insieme alla carenza di modelli femminili e di opportunità di carriera.

Un’evidente richiesta di mentoring
“C’è un’evidente richiesta di mentoring” commenta Aliona Geckler, Chief of Staff e SVP of Business Operations di Acronis. “Quando Acronis ha annunciato il programma per la prima volta, la mia casella postale è stata inondata di messaggi di donne intenzionate ad aderire all’iniziativa. I leader che vogliono offrire opportunità di mentorship alle donne dovrebbero iniziare a cercare all’interno della propria organizzazione le potenziali guide. Non si tratta di spostare le responsabilità di un progetto come questo sui singoli dipendenti, ma avere supervisori e dirigenti donne disponibili a fornire orientamento e ad aiutare a districarsi nel mondo aziendale può essere molto utile. I rapporti uno a uno che si creano sono fondamentali per aiutare le nuove professioniste a tessere reti adeguate e competenze interpersonali, incluse la cura e l’attenzione al sé e un’aumentata fiducia nel luogo di lavoro”.

Tempo e risorse
Affinché queste iniziative abbiano successo, ogni azienda deve assicurarsi che i dipendenti abbiano il tempo e le risorse necessarie per connettersi ai potenziali mentori regolarmente e in privato. Le dipendenti inserite nei programmi di mentorship potranno in seguito diventare esse stesse mentori, contribuendo a rafforzare il legame e il senso di comunità sul posto di lavoro tra donne e persone di diversa provenienza. Alcuni studi hanno dimostrato che i dipendenti seguiti da mentori vengono promossi fino a cinque volte di più rispetto ai loro colleghi senza, e che i mentori stessi ottengono sei volte più promozioni rispetto ai loro colleghi.

Marketing: come cambiano le competenze richieste

Lo scenario del mercato del lavoro è cambiato radicalmente, e alla luce di un clima di incertezza globale, tra inflazione, possibile recessione e licenziamenti, le persone sono sempre meno fiduciose nel futuro. LinkedIn ha pubblicato la ricerca Skills Evolution che evidenzia come sono cambiate le competenze dei professionisti del marketing a livello globale dal 2015 a oggi e quali sono le capacità necessarie per la carriera. Digital Marketing, Social Media Marketing e Search Engine Optimisation ora sono le principali capacità richieste ai professionisti del marketing.
Nel complesso, secondo l’analisi di LinkedIn, in Italia dal 2015 le competenze in ambito marketing sono cambiate in media del 50%, e nella maggior parte dei casi il ritmo del cambiamento è stato accelerato durante la pandemia.

“Una crescente domanda di marketer moderni e pieni di risorse” 

“Con l’incertezza economica che incombe, i marketer hanno l’opportunità di dimostrare alle aziende di possedere le skill necessarie per affrontare condizioni potenzialmente difficili – commenta Tom Pepper, Senior Director, Emea & Latam, LinkedIn Marketing Solutions -. Poiché le aziende cercano di fare di più con meno, i nostri dati indicano una crescente domanda di ‘marketer moderni e pieni di risorse’: professionisti del marketing con un set di competenze specifiche che possono combinare creatività ed efficacia in aree chiave come il marketing digitale – aggiunge Latam -. È importante che i marketer continuino a sviluppare il loro set di competenze in modo da rimanere agili e supportare le aziende ad adattarsi nei mesi a venire”.

Skills Evolution per una carriera a prova di futuro

Per chi cerca un impiego, questo significa che essere in grado di adattarsi e mettere in luce le skill richieste dai datori di lavoro oggi è più importante che mai. La buona notizia è che grazie a LinkedIn è possibile identificare le competenze che aiutano a rendere le carriere a prova di futuro e avvalersi di risorse e strumenti per supportare questo processo. Obiettivo finale della Skills Evolution è proprio quello di restituire un po’ di ottimismo rispetto al futuro, e ritrovare la fiducia per andare avanti nelle proprie carriere.

Le 10 principali skill di marketing a livello globale dal 2015 a oggi

Dai dati di LinkedIn emergono le 10 principali competenze di marketing presenti nei profili degli utenti della piattaforma nel 2015, e mostrano l’effettivo cambiamento avvenuto nel corso degli anni.
Si tratta di Business Planning, Marketing Strategy, Business Strategy , Sales Management, Public Relations, Negotiation, Marketing, Social Media, Sales, Social Media Marketing. Nel 2021, le 10 principali competenze di marketing sono invece Sales Management, Marketing Strategy, Sales, Marketing, Problem Solving, Commerce, Strategy, Business Development, Business Strategy, e Business Planning. Per supportare l’apprendimento delle skill più richieste, LinkedIn rende disponibili i corsi di LinkedIn Learning relativi a tali competenze, accessibili gratuitamente fino al 30 settembre 2022.

Inflazione, come si comportano gli italiani?

Come quasi tutti i cittadini del mondo, anche gli italiani sono preoccupati per l’andamento dell’inflazione, che per diversi motivi – dalla crisi internazionale all’aumento del costo delle materie prime – continua a salire. I nostri connazionali, infatti, hanno timore dei possibili rincari che ci potrebbero aspettare nei prossimi mesi e di conseguenza di veder mutare il proprio potere d’acquisto e il proprio stile di vita. Non in meglio, ovviamente.

Come sarà il futuro? L’analisi del proprio stato finanziario

L’ultimo sondaggio d’opinione internazionale di Ipsos condotto in 28 Paesi rivela che, in media, tre intervistati su dieci (29%) riferiscono di essere in difficoltà con la gestione delle proprie finanze e una medesima percentuale, pari al 30%, sostiene di cavarsela. All’altro estremo della scala, poco più di un rispondente su dieci afferma di vivere bene. A questo si associa, per il 40% degli intervistati, anche l’aspettativa di un calo del proprio reddito durante il prossimo anno. Percentuale superiore sia a quanti ritengono che il proprio reddito non subirà alcuna variazione (31%) sia a quanti, invece, sostengono che aumenterà (22%).

Aumento prezzi, cosa succederà?

Con riferimento alla propria situazione finanziaria, tre quarti dell’opinione pubblica internazionale (77%) esprime preoccupazione per l’aumento dei prezzi di beni e servizi nei prossimi sei mesi. Non solo: il 56% è preoccupato per la propria capacità di pagare bollette di luce gas, specialmente nei mercati emergenti. Tra le economie consolidate, in Gran Bretagna il 67% degli intervistati esprime preoccupazione. Il 54% è preoccupato di non riuscire più ad acquistare beni e servizi che compravano abitualmente. Le percentuali più alte si registrano in Turchia (80%), Sud Africa (73%) e Argentina (69%).

La mappa dei rincari

Nei prossimi sei mesi, in quali settori si prevedono i più alti rincari? In media, a livello internazionale, il 76% dei rispondenti prevede un aumento del costo dei prodotti alimentari. Una percentuale simile (73%), invece, prevede un aumento del costo di luce e gas e il 71% del costo della benzina per gli autoveicoli. Le aspettative dell’opinione pubblica sull’aumento dei prezzi nel 2022 sono più elevate nelle categorie a maggiore impatto. Sei intervistati su dieci affermano che l’aumento dei prezzi relativo alla spesa alimentare avrebbe un impatto ancor più negativo sulla qualità della vita, seguiti dal 51% che considera l’impatto derivante dall’aumento del prezzo dei servizi pubblici e del carburante (42%).

Mutui, gli italiani scoprono i variabili con cap

I mutui preferiti dagli italiani che devono acquistare casa? Nell’ultimo periodo sono i mutui variabili con cap. Ma di cosa si tratta? “Oggi le opzioni a disposizione dei consumatori sono più numerose rispetto al passato; oltre al tasso fisso e variabile si stanno diffondendo rapidamente soluzioni ibride come, ad esempio, i mutui variabili con cap, che prevedono un’oscillazione degli interessi ma con un tetto massimo per la rata mensile” spiega Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it. “Si tratta di prodotti più complessi e meno conosciuti rispetto a quelli tradizionali e per questo il consiglio è di affidarsi a consulenti esperti che sappiano guidare il richiedente nella scelta della soluzione più adatta”.

Un mutuo su tre è variabile con cap

Proprio Facile.it e Mutui.it hanno condotto un’indagine in merito alle scelte dei nostri connazionali in fatto di mutui. Si scopre dunque che l’aumento dei tassi di interesse sta cambiando sensibilmente il mercato tanto è vero che, a luglio 2022, circa 1 domanda di mutuo su 3 era per un variabile con cap, percentuale notevole se si considera che fino a pochi mesi fa 9 aspiranti mutuatari su 10 puntavano al fisso. I mutui a tasso fisso, si legge nell’analisi realizzata dai due comparatori, nel mese di luglio sono calati al 24% del totale richieste, mentre la quota di quelli a tasso variabile si è attestata intorno al 42%.

Tassi in aumento

Sul fronte dell’andamento dei tassi, come detto, i primi sette mesi del 2022 sono stati caratterizzati da un aumento del costo dei finanziamenti per la casa. Secondo le simulazioni* di Facile.it per un mutuo medio da 126.000 euro in 25 anni (LTV pari a 70%), i tassi fissi (Taeg) disponibili oggi online partono da circa 2,60% (era 1,10% dodici mesi fa), con una rata mensile di 557 euro, circa 85 euro in più rispetto allo scorso anno (ovvero 26mila euro in più di interessi se si considera l’intera durata del finanziamento).
Se si guarda invece al variabile, i tassi (Taeg) disponibili online partono da 1,29% (era 0,80% dodici mesi fa), con una rata iniziale da 480 euro, circa 30 euro in più rispetto allo scorso anno.
Sul fronte dei mutui variabili con cap, invece, gli indici (Taeg) partono da 1,80%, con una rata iniziale da 503 euro.

Applicazioni cloud, crescono quelle personali nel business: quali i rischi?

In tutto il mondo cresce l’utilizzo di applicazioni personali nel business, e questo fenomeno potrebbe creare dei rischi per le organizzazioni proprio per l’enorme quantità di dati. A dirlo è Netskope che ha diffuso una ricerca che che analizza in dettaglio la proliferazione delle applicazioni cloud utilizzate nelle aziende di tutto il mondo. “Netskope Cloud and Threat Report: Cloud Data Sprawl” ha rilevato che l’uso di applicazioni cloud all’interno delle organizzazioni continua a crescere: dall’inizio del 2022 è già aumentato del 35%. Un’azienda media tra i 500 e i 2.000 utenti carica, crea, condivide o archivia dati in 138 applicazioni diverse e utilizza una media di 1.558 applicazioni cloud distinte ogni mese.

1 utente su 5 carica, crea, condivide o archivia dati in applicazioni e istanze personali

Il report segnala che più di 1 utente su 5 (22%) carica, crea, condivide o archivia dati in applicazioni e istanze personali: Gmail, WhatsApp, Google Drive, Facebook, WeTransfer e LinkedIn sono classificate come le applicazioni e le istanze personali più utilizzate. Un’applicazione personale, come WhatsApp, è una app che prevede l’utilizzo esclusivamente da un account personale. A differenza di un’istanza personale che costituisce invece un account personale di un’applicazione gestita anche dall’organizzazione. Ad esempio, in un’organizzazione che utilizza Google Workspaces, l’account Gmail personale di un utente è un’istanza personale.

Il pericolo per le organizzazioni

Inoltre, nel report si evidenzia una continua tendenza al rischio che proviene dall’interno dell’azienda (insider risk): il report ha rivelato che 1 utente su 5 (20%) carica una quantità insolitamente elevata di dati nelle applicazioni personali sopra evidenziate nei 30 giorni che precedono la fuoriuscita da un’organizzazione, dato che segna un aumento del 33% per lo stesso periodo rispetto all’anno scorso.
“Le applicazioni cloud hanno contribuito ad aumentare la produttività e a consentire il lavoro ibrido, ma hanno anche causato una crescente proliferazione di dati che mette a rischio informazioni sensibili”, ha affermato Ray Canzanese, Threat Research Director, Netskope Threat Labs. “Le applicazioni e le istanze personali sono particolarmente preoccupanti, dal momento che gli utenti mantengono l’accesso ai dati archiviati in quelle istanze anche molto tempo dopo aver lasciato l’organizzazione. Le misure di sicurezza proattive, in particolare i controlli delle policy che limitano l’accesso ai dati sensibili solo agli utenti e ai dispositivi autorizzati e impediscono il caricamento di dati sensibili su applicazioni e istanze personali, possono aiutare a ridurre i rischi di perdita o esposizione di dati sensibili”.

Roaming, le nuove regole in Ue

E’ entrato in vigore il primo luglio 2022 e sarà valido fino al 2032: è il nuovo regolamento Ue sul roaming che proroga il roaming a tariffa nazionale, ossia il regime grazie al quale i viaggiatori nell’Unione e nello spazio economico europeo possono effettuare chiamate, inviare messaggi e navigare in internet all’estero senza costi aggiuntivi.
Ma al di là delle tariffe, il regolamento prevede anche che venga potenziata la rete, affinché Internet mobile sia ancora più veloce ed efficiente quando si viaggia all’estero. 

I vantaggi per cittadini e imprese

Come riporta un comunicato della Commissione europea, diffuso da Askanews, le nuove norme apporteranno inoltre vantaggi ai cittadini e alle imprese dell’Ue, che beneficeranno di una migliore esperienza di roaming, i consumatori avranno infatti ora diritto a una qualità di internet mobile all’estero identica a quella di cui dispongono nel proprio paese. Gli operatori che forniscono servizi mobili dovrebbero garantire che i consumatori abbiano accesso all’uso delle reti 4G, o delle più avanzate reti 5G, se queste sono disponibili nella destinazione in cui si trova il consumatore. I consumatori dovrebbero poter reperire informazioni sulla disponibilità della rete nei loro contratti di servizi mobili e sui siti web degli operatori. Quando i consumatori viaggiano in aereo o in nave, prosegue Bruxelles, i telefoni cellulari possono collegarsi automaticamente alla rete di bordo, fornita da satelliti. L’utilizzo di servizi di connessione mobile forniti da reti non terrestri può essere soggetto a sovrapprezzi molto elevati. Le nuove norme sul roaming impongono agli operatori di tutelare i loro consumatori e di informarli qualora i loro telefoni passino a reti non terrestri. Gli operatori dovrebbero inoltre interrompere automaticamente i servizi mobili qualora i costi per l’utilizzo di servizi mobili su reti non terrestri raggiungano 50 € o un altro limite predefinito. Gli operatori possono anche offrire servizi aggiuntivi, come la possibilità di rinunciare al roaming a bordo di aerei e navi.

Informazioni chiare dagli operatori

I consumatori dovrebbero però poter prendere decisioni informate circa l’utilizzo di servizi che potrebbero esporli a costi aggiuntivi. Quando si viaggia all’estero, le chiamate agli helpdesk di assistenza clienti, delle compagnie di assicurazione e delle compagnie aeree o l’invio di Sms per partecipare a concorsi o eventi possono comportare costi più elevati rispetto a quelli nazionali. Gli operatori, si legge, devono assicurarsi di fornire ai consumatori informazioni sui tipi di numeri telefonici che possono comportare costi aggiuntivi quando i consumatori li chiamano o vi accedono dall’estero. Gli operatori dovrebbero informare i consumatori nei contratti di servizio e tramite messaggi SMS automatici inviati quando si attraversa la frontiera con un altro paese dell’Ue.

Il mercato digitale torna a volare: vale 75,3 miliardi

Grazie alla ripresa dell’economia e alla spinta significativa ai progetti di digitalizzazione in molti settori produttivi, nel 2021 il mercato digitale nazionale è tornato a crescere. Secondo il Report Il digitale in Italia 2022, condotto da Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende Ict, in collaborazione con netconsulting, la crescita si è attestata a un +5,3%, per un valore complessivo di 75,3 miliardi di euro. Ma se nella prima metà del nuovo anno il quadro internazionale, economico e geopolitico, è mutato, per poter proseguire nel suo ruolo sempre più centrale e di traino del sistema Paese per il mercato digitale italiano saranno fondamentali le riforme e gli investimenti previsti dal Pnrr.

La digitalizzazione è un fattore imprescindibile per la ripresa del Paese

“I dati fatti registrare nel corso del 2021 certificano che la digitalizzazione è stata un fattore imprescindibile per la ripresa dell’economia del nostro Paese. Non a caso la crescita del mercato digitale ha interessato tutti i principali settori economici. Lo scorso anno abbiamo inoltre accentuato e normalizzato l’impiego di soluzioni digitali nella vita di tutti i giorni, dal lavoro allo studio – commenta Marco Gay, presidente Anitec-Assinform -. I numeri sull’utilizzo di device e sugli investimenti in tecnologie ci rassicurano sulla diffusa percezione che il digitale è qui per restare. Ora stiamo affrontando uno scenario nuovamente mutato a causa del conflitto bellico in Ucraina, da problemi nelle catene di fornitura di alcuni beni, dal costo dell’energia e più in generale da un’inflazione crescente e preoccupante”.

Dispositivi e Sistemi: +9,1%

“Per bilanciare tali dinamiche e fare avanzare la transizione digitale dell’economia – continua Gay – sarà pertanto fondamentale l’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr”.
Dal rapporto annuale di Anitec-Assinform emerge inoltre che nel corso del 2021 a crescere sono stati quasi tutti i settori del mercato digitale. I Dispositivi e i Sistemi, ad esempio, hanno registrato un incremento del 9,1%, per un valore di 21,1 miliardi di euro, evidenziando un’accelerazione dovuta principalmente alle vendite dei personal computer e degli apparecchi televisivi.

Servizi Ict +7,6% grazie al Cloud

Anche il segmento del Software e delle Soluzioni Ict ha chiuso il 2021 a quota 8,1 miliardi di euro, con una crescita dell’8%, mentre i Servizi Ict hanno raggiunto 13,6 miliardi di euro, segnando una crescita complessiva del 7,6%. Una crescita dovuta alla ripresa degli investimenti nei servizi di System Integration, tra i principali driver dei piani industriali delle maggiori aziende in tutti i settori, nonché dall’ulteriore importante crescita dei servizi di Cloud Computing e Cybersecurity. Continua invece il trend negativo per i Servizi di Rete Tlc (-3,3%), anche se la diminuzione è avvenuta in misura minore rispetto all’anno precedente. Il rapporto segnala inoltre la ripresa del segmento dei Contenuti Digitali (+8,7%), trainati principalmente dal ritorno agli investimenti pubblicitari su piattaforme internet.